L’ultimo viaggio di archeologia biblica organizzato da EDIPI in Israele dal 26 aprile al 6 maggio 2012 ha rappresentato anche un’occasione particolare per realizzare una speciale intervista con Dan Bahat, archeologo israeliano di fama mondiale e per l’occasione guida del gruppo. Il presidente di EDIPI, Ivan Basana, nella veste di intervistatore ha rivolto dieci domande a Dan Bahat.

Dan Bahat a Beit Shean

– Perchè i musulmani hanno paura degli archeologi ebrei?
L’evidenza delle loro paure svela il tabù delle organizzazioni islamiche protese a bloccare gli scavi archeologici che potrebbero annullare le loro pretese su Gerusalemme. Infatti tutti i progetti e i lavori che riguardano l’archeologia gerolosomitana (il cosidetto “Bacino Sacro”) sono legati a volontà politiche o comunque a usi geopolitici di quanto viene scavato, coinvolgendo gli interessi delle tre religioni monoteistiche.

Anno 2007: rimozione del lastricato storico sulla Spianata del Tempio durante la costruzione della terza moschea sotterranea

– Gli scavi a Gerusalemme sembrano una pentola bollente in cui gli ingredienti – storia, politica, religione, urbanistica e molto ancora – si incontrano e scontrano continuamente, ma scavando scavando cosa troveremo?
Strato dopo strato i reperti danno vita a scoperte affascinanti e la storia della città ha un gusto sempre più ebraico. L’impasto originario, tranne il periodo iniziale gebuseo, è rappresentato dall’ebraismo che ha in Gerusalemme il suo punto di riferimento. Secondo l’Antico testamento l’ebraismo entra a Gerusalemme intorno al mille a.C.; da quel momento Gerusalemme diventa il centro politico, la capitale dell’ebraismo oltre che centro spirituale e religioso. La natura di questo legame storico, religioso e nazionale poggia sulla premessa che l’attuale popolazione ebraica di Gerusalemme, discende dal popolo che vi viveva fino alla distrizione del Secondo Tempio nel 70 d.C. dall’imperatore romano Tito. La presenza ebraica a Gerusalemme, modesta ma continua, è peraltro attestata per tutto il corso della storia.

Ufficio logistico nei sotterranei del Kotel

– Quali sono gli aspetti più interessanti dell’archeologia del Nuovo Testamento a Gerusalemme? 
Per il cristianesimo l’importanza di Gerusalemme si intreccia con le vicende della vita di Gesù, di parte della sua missione in terra e della sua passione. La fede religiosa è decisiva nell’evidenziare il nesso tra cristianesimo e Gerusalemme: un legame riconducibile a eventi e luoghi che hanno attestazioni storiche precise e che in alcuni casi possono esser toccati con mano.

Mercato arabo di Gerusalemme (Città Vecchia): la colonna al centro fa parte della struttura della chiesa costantiniana del Santo Sepolcro

– Con il mondo arabo anche l’archeologia di Gerusalemme rappresenta un area di contesa? 
L’islam ha riconosciuto Gerusalemme come città santa dopo la costruzione della Cupola della Roccia completata nel 691 d.C.; secondo i musulmani Maometto è asceso al cielo partendo dalla pietra di fondazione, intorno alla quale venne poi costruita la Cupola della Roccia. La stessa roccia su cui Abramo, secondo la tradizione ebraica, era sul punto di sacrificare Isacco. Tuttavia per l’islam, sia dal punto di vista politico che da quello religioso, la città rimane ai margini rispetto alla Mecca e a Medina.

La Spianata del Tempio con il Duomo della Roccia e al Aqsa

– Quale può esser il ruolo dell’archeologia riguardo a tre religioni che fanno proprie le figure bibliche dei patriarchi? 
Eventuali scoperte che confermino o arricchiscono le conoscenze sul periodo che li riguarda non comporteranno alcuna conflittualità. Il contributo che può dare l’archeologia alle dispute tra religioni si fa significativo quando può confermare, correggere o sfatare documenti scritti. Con l’aiuto della ricerca archeologica è possibile indicare con precisione i luoghi che furono teatri di eventi narrati nel Vecchio e nel Nuovo Testamento.

La pietra gigante nei sotterranei del Kotel (Muro del Pianto)

– Il punto dolente è invece con l’islam?
Infatti qui mettiamo il dito su una piaga! L’islam ha su Gerusalemme indiscutibili diritti storici, che partono dalla conquista della città in epoca relativamente tarda. Nessuno vuol mettere in discussione fatti storici, oltretutto ben visibili e degni di ammirazione. Ma il mondo islamico minimizza o nega il legame del moderno stato di Israele con i siti storici e religiosi di Gerusalemme. L’esistenza dei Templi è negata, considerata pura invenzione. Qualsiasi tentativo di effettuare scavi archeologici nelle aree sensibili della zona incontra opposizione assoluta e porta a tensioni se non a sanguinosi disordini.

Tipica abitazione musulmana nella Città Vecchia di Gerusalemme. Le “decorazioni” attestano che l’inquilino è stato in pellegrinaggio alla Mecca.

– Cosa risponde a quanti accusano Israele di voler evidenziare i propri diritti su Gerusalemme?
Il popolo ebraico desidera ardentemente riportare quanto più possibile alla luce il passato che li lega al presente. La Bibbia non intende esser un libro di storia, ma gli eventi che vi sono narrati sono fatti storici riconducibili a luoghi che si possono individuare. Grazie agli scavi finora eseguiti stiamo scendendo man mano nel passato. Le scoperte sono affascinanti. Andando a ritroso nel tempo, otteniamo continue conferme alle informazioni contenute nella Bibbia.

L’alto luogo costruito da Geroboamo a Tel Dan

– Quali sono i rapporti con il WAQF, l’organismo che gestisce i beni religiosi islamici?
Per ragioni storiche quest’organo ha un rilievo politico primario e come tale viene trattato dallo Stato di Israele, in quanto partner centrale per il mantenimento dello status quo, ossia per salvare il delicato equilibrio fra le rivendicazioni delle tre religioni su Gerusalemme. Di fatto il mantenimento dello status quo vuol dire lasciare le cose come stanno, impedendo così ulteriori ricerche e gli accessi turistici alle Moschee della Spianata del Tempio. Anche il progetto di sviluppare come parco archeologico il percorso che segue la Valle del Cedron è stato rigettato dal WAQF. Per bloccarlo si sono costruite abusivamente case nell’area prevista per il parco, in modo che Israele sia costretto a rinunciarvi per timore delle reazioni internazionali nel caso fossero state abbattute.

Apartheid a Gerusalemme: per entrare al Duomo della Roccia bisogna superare un interrogatorio relativo al Corano e alla teologia islamica

– Come mai insiste nel collegare vicende locali, come uno scavo archeologico, con considerazioni di geopolitica mondiale?
I due piani non si possono scindere. Le organizzazioni islamiche fondamentaliste hanno le idee chiare su come procedere alla conquista del mondo. La loro è una guerra di religione e di civiltà. Quindi coinvolgono direttamente Gerusalemme. Primo perché le religioni da attaccare e sottomettere sono il cristianesimo e l’ebraismo; secondo perchè la civiltà nemica è quella occidentale definita “ebraico-cristiana”. Per contrastare l’Occidente e promuovere l’espansione dell’islam sul mondo puntano prima di tutto su Gerusalemme, culla delle due religioni che hanno sviluppato la civiltà occidentale. Il secondo obbiettivo è Costantinopoli e la recente drammatica svolta geopolitica della Turchia è diventata sempre più visibile. Il terzo obbiettivo è Roma, simbolo del cattolicesimo che più di ogni altra denominazione ha forgiato il mondo.

Spianata del Tempio: il cartellone con gli avvisi di comportamento per i turisti

– In Israele quale strategia di contrasto state realizzando?
Noi qui in Israele, come archeologi e storici, ma anche come scrittori, intellettuali e uomini di religione, dobbiamo fronteggiare questo approccio islamico, in cui l’ostilità cultural-religiosa nei confronti degli ebrei e Israele è amplificata dal nazionalismo. Dobbiamo aumentare saggiamente e incisivamente un’informazione corretta avvalendoci anche dei veri amici di Israele, come voi di EDIPI, in qualità di ambasciatori della verità per amplificare i messaggio in Italia.

Il gruppo EDIPI durante il tour archeologico con Dan Bahat

Qui finisce l’intervista e dobbiamo concordare sul fatto che questo problema non riguarda solo il popolo ebraico, ma anche il mondo cristiano e anzi ogni persona che abbia a cuore la comprensione della storia. Il progetto di Evangelici d’Italia per Israele è di continuare su questo solco di verità, che l’archeologia biblica permette di affondare, avvalendoci di paladini appassionati come Dan Bahat, con il programma di un altro tour per il prossimo anno.

 

(foto di Luca Rajna)