Caltanisetta 14 febbraio: relazione riguardante una giornata giornata davvero speciale per le associazioni B’Nei Efraim e EDIPI.

Venerdì 14 Febbraio, ore 9,30, l’Onorevole Enrico Modigliani è stato
graditissimo ospite dell’Istituto Comprensivo Rosso di San Secondo di
Caltanissetta; in questa sede l’intervento é stato accolto con grande
interesse dagli studenti delle scuole medie. L’evento é stato realizzato

grazie alla disponibilità della Dirigente Bernardina Ginevra e alla responsabile

del progetto Prof.essa Eleonora Passamonte.
Tra gli invitati anche il Presidente dell’associazione B’nei Efraim
Dott.ssa Nazarena Condemi e il referente Edipi per la Sicilia Dott. Luca Lapaglia.
Ad aprire l’intervento dell’Onorevole Modigliani, l’esecuzione a quattro mani di

“Beautiful that way” e il canto Hatikva eseguiti dagli studenti con grande trasporto.
L’Onorevole Modigliani è stato partecipe e testimone delle dolorose
vicende legate alla deportazione degli ebrei e di quel turbine di
violenza e prevaricazione sociale che siamo soliti raccogliere nel
termine Shoah.
Il suo intervento comincia con l’analisi attenta di quegli ingranaggi
che sinergica mente possono aver preparato la strada a una
discriminazione così massiccia; il pregiudizio viene indicato come
un’arma potentissima in quanto acquisito passando da una mente
all’altra, senza attraversare il filtro della coscienza. E così narra di alcuni

pregiudizi sugli ebrei che, serpeggiando nella coscienza comune, hanno

aperto la strada alla definizione del concetto di razza.
Modigliani spiega agli studenti l’origine di alcuni di questi pensieri,
smascherandone la vera radice e mostra i documenti emessi dallo Stato
italiano in cui veniva biologicamente confermata l’esistenza di razze.
Oggi sappiamo benissimo che il concetto di razza non esiste e che
l’ambiente influenza i caratteri ereditari dell’uomo, ma a quell’epoca
un documento firmato da biologi fascisti ebbe la sua risonanza. La
propaganda anti- ebreo si fece poi sempre più esplicita, scavando via
via nuovi spazi nella coscienza comune: l’Onorevole mostra la copertina
di una rivista dove una spada traccia una netta separazione tra l’ariano bianco

e di bell’aspetto e l’ebreo quasi deformato nel volto e con l’espressione cattiva.
Seguono altri documenti, tra cui la lettera di licenziamento ricevuta dal padre,

Giorgio Modigliani, e la richiesta di censire tutti gli ebrei, pena arresto per un mese

o un’ammenda di tremila lire.
Il processo di isolamento prevedeva anche il sequestro di tutte gli apparecchi

radiofonici e la proibizione

a frequentare alcuni luoghi e a svolgere determinati mestieri.
Il racconto di Modigliani é “un pezzo di storia viva”, come lo definisc

e la Dirigente Ginevra, che si é svolto oggi di fronte a noi, avvalorato dai documenti e

dalle preziose immagini custodite dall’Onorevole Modigliani.

A parte la descrizione storica degli eventi carica di dettagli nel
racconto di Modigliani, a emozionare l’auditorio sono stati i suoi
ricordi personali; i ricordi di un bambino che percepiva un senso di
pericolo, ma ha vissuto speranzoso quei momenti, grazie al calore e alla protezione

dei genitori. Particolarmente toccante è stato il racconto del “gioco della corda

” che Modigliani ricorda di aver fatto molte volte con i suoi genitori presso uncasa

di campagna dove erano rifugiati. Grazie alla collaborazione protettiva di una famiglia

di contadini vicini, il piccolo Modigliani a sei anni eseguiva questa serie di azioni come

un gioco: la madre teneva chiusa la porta con forza, il bimbo correva verso la finestra e il padre

gli avvolgeva la corda intorno alla vita, calandolo giù per la finestra.

Lo scopo era correre il più veloce possibile verso la casa dei contadini amici, in caso di improvvisa incursione delle SS.
Con dolore ancora vivo negli occhi Modigliani racconta di quel 19
Ottobre quando Roma fu presa d’assalto dalle SS. durante un premeditato
intervento tecnico gestito direttamente da personale tedesco;
l’Onorevole mostra un documento che veniva lasciato nelle case degli
ebrei rimasti a Roma, in cui si intimava di fare le valige in venti
minuti portando con loro i gioielli e altri documenti. Quel giorno

le SS bussarono anche in casa Modigliani, ma non trovarono nessuno…la
famiglia si intratteneva in un’altra casa, in periferia …e questa fu
la salvezza di Modigliani. Se quel giorno fosse stato in casa, ribadisce

l’onorevole, oggi non sarebbe qui a raccontare a noi la sua
testimonianza. Quel 19 Ottobre fu comunque nero perché moltissimi ebrei,

nell’ordine di migliaia, furono presi dalle loro case, tenuti per due giorni in attesa presso

un edificio di Roma e successivamente caricati su un vagone merci di un treno con una sola

fermata: Aushwitz. Purtroppo a far parte di questo pesante carico stavano anche gli zii e i cugini

dell’Onorevole Modigliani. Interessante la riflessione sulla misteriosa sosta di due giorni presso

un edificio di Roma, dove queste persone furono confinate e si ebbe anche una nascita,

di un bambino del quale non si conobbe più il nome. La famiglia Modigliani,

dopo questo evento, per sopravvivere a Roma, fu costretta a cambiare cognome,

divenendo Macchia in ricordo di un vecchio compagno di scuola della padre.
La carenza di informazione era tale che né gli ebrei né il resto della
popolazione conoscevano cosa succedesse alle persone che messo il piede
su quel treno non tornavano più a casa. Non si pensava alla morte,
spiega Modigliani, piuttosto a un trasferimento in qualche stato estero.
Lo sconcerto successivo agli eventi della Shoah fu tale che i pochi
ebrei sopravvissuti hanno impiegato 50 anni prima di uscire dal velo di
silenzio in cui si erano avvolti, quasi a coprire di neve quegli eventi
dolorosi per guardare avanti e ricostruire. Oggi la consapevolezza è
quella di trasmettere alle nuove generazioni questo bagaglio
informazioni, cosicché si possa imparare dal passato e prevenire la
diffusione di un male così tremendo.
Per questo motivo nasce la giornata della Memoria, il 27 Gennaio, così
come il “PROGETTO MEMORIA” , di cui Modigliani é attivo promotore. Il
progetto prevede la collaborazionecon tutte le scuole che richiedano la
presenza di testimoni nello studio della Shoah, e l’organizzazione di
seminari di approfondimento dedicati agli insegnanti.
La traccia storica che l’onorevole ci regala oggi si conclude con il
ricordo del “giorno più bello della sua vita”, quando affacciato al
balcone di casa, osserva i militari Americani fare ingresso per le vie
di Roma e i tedeschi andar via mogi mogi, mentre suo padre esclama:
“Comunque mi chiamo Modigliani, non Macchia!”.