Chi per disinteresse avrà evitato di parlare di Israele in modo giusto quando era il momento di farlo, prima o poi sarà costretto dai fatti a parlarne di malavoglia. E lo farà in modo sbagliato.

Per molti anni il mondo evangelico è stato in massima parte indifferente al tema Israele, inteso come tema politico attuale. Naturalmente tutti sanno che nella Bibbia di Israele si parla, e come tale veniva citato, ma ben pochi ponevano in relazione l’Israele biblico con l’attuale Stato ebraico. L’emergere in superficie di quella specie di marziani che avevano scelto di chiamarsi “ebrei messianici”, presenti soprattutto in Israele ma anche in altre parti del mondo, tra cui in particolare gli Stati Uniti, ha fatto sorgere il problema. Dapprima come una strana curiosità, poi con un’attenzione sempre maggiore. La crescita dell’interesse era dovuta da una parte all’importanza che Israele veniva assumendo nel quadro della politica mondiale, e dall’altra dall’affetto e dall’appoggio crescente che lo Stato ebraico trovava in una parte non piccola del mondo evangelico, soprattutto quello statunitense. Il resto della popolazione evangelica ha continuato a mantenersi tra il disinteressato e l’infastidito, con un atteggiamento di benevola tolleranza verso quei credenti che, chissà perché, continuavano ad avere un interessamento particolare per una cosa che a molti non sembrava di grande importanza nella riflessione e nella pratica cristiana. E non mancavano neppure reazioni critiche verso certe formulazioni dottrinali effettivamente devianti o verso certe folcloristiche manifestazioni di emotivo amore per il “popolo eletto”. 
Le cose stanno cambiando. Settori sempre più ampi del mondo evangelico si stanno attrezzando e organizzando per contrastare in modo attivo il supporto che molti evangelici hanno dato finora, anche se in modi anche molto diversi, allo Stato d’Israele. Una di queste manifestazioni di attiva e subdola opposizione ha inizio proprio oggi a Betlemme con il nome di “Christ at the Checkpoint”. Riportiamo apertamente un loro video di presentazione. Se qualcuno resterà convinto da quello che viene detto, vuol dire che è sulla buona strada per passare da un antisemitismo latente e passivo ad un antisemitismo palese e forse attivo. Com’era prevedibile, per i cristiani un tema come quello di Israle non poteva rimanere per molto tempo in una zona trascurata della propria riflessione: era destinato quindi a venire alla ribalta. E’ quello che sta avvenendo adesso. E come purtroppo si è verificato spesso nel passato, c’è la possibilità che si manifesti in una forma drammaticamente sbagliata. M.C.  Jesus at the Check Post

 

 

(Art. tratto da  Notizie su Israele, 10 marzo 2014)