di Ugo Volli

Cari amici, una volta in Italia era abbastanza diffuso; si parlava di anonima sequestri, forse ricordate, e spesso le vittime erano ragazzi, che subivano le più terribili angherie. Il rapimento è certamente uno dei crimini più odiosi, è un ricatto fatto sul corpo delle vittime, una barbarie intollerabile. Che si mescoli con la politica, qualunque politica, testimonia della sua immoralità. Un governo, un movimento politico, un popolo che organizza rapimenti e magari ne gioisce è degno del massimo disprezzo. Io vi invito, cari amici, a mostrare a tutti queste vignette (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/181726), queste immagini di festa (http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=11706) e a chiedere loro che moralità, che dignità, che diritto emergano da atti del genere. Qualunque pretesa di presentare i movimenti palestinisti in termini etici non può che dissolversi di fronte a questi atteggiamenti. Sono nazisti per ideologia e per natura. Chiunque non li tratti come tali è stupido o complice. Su Al Hayat Al-Jadida (giornale ufficiale dell’ANP): i tre rapiti come trofeo Non vi ho parlato finora dei tre ragazzi israeliani rapiti. Ho nutrito per qualche giorno l’illusione irrazionale che si potessero trovare presto, che in qualche modo la situazione fosse rimediabile. Non bisogna escludere nulla, la speranza deve restare viva, ma per il momento non vi sono loro tracce. Vi è in merito una pesantissima responsabilità della polizia locale e di chi ha sostenuto in questi mesi l’idea che i “coloni” fossero colpevoli di ogni crimine e degni di ogni punizione, magari per aver fatto delle scritte impertinenti, a partire, lasciatemelo dire, dal presto ex (per fortuna) presidente Peres. Chi in questi mesi ha condotto una campagna per criminalizzare gli ebrei che vivono oltre la linea verde, fra cui buona parte della sinistra cosiddetta ebraica, condivide con la polizia la responsabilità delle cinque ore di ritardo con cui le forze di sicurezza e l’esercito sono stati avvertiti di una telefonata in cui uno dei tre ragazzi rapiti era riuscito ad avvertire del crimine che stava subendo (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/181706). Se la polizia locale non avesse aspettato ore a far partire le indagini (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4530329,00.html), la situazione ora sarebbe probabilmente molto diversa. Ci sono in Israele rami importanti dell’apparato dello Stato (polizia, magistratura, diplomatici) che non hanno capito la gravità della situazione o continuano a farsi accecare da ideologie di estrema sinistra. Bisogna solo sperare che la Knesset e Netanyahu riescano a fare ora quello che nessun governo ha saputo mai fare: pulizia nell’apparato dello Stato israeliano. Ci sono però conseguenze più ad ampio raggio che vanno colte in questa terribile disgrazia. La prima è che il processo di pace è definitivamente morto e che i cantori della “pace che si fa con i nemici” non vanno più ascoltati. Non mi sono accorto degli interventi del Vaticano, dell’Unione Europea, della ministra degli esteri italiani, che usano lamentarsi della costruzione di un appartamento nei sobborghi di Gerusalemme come attentati alla pace. Non ho visto mozioni dell’Onu, dell’Unesco, dell’Unicef: forse che rapire dei ragazzini non è un attentato ai diritti dell’infanzia? Soprattutto è chiaro che Hamas ha avuto mano in questa storia (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/181724). Ora Hamas è parte del governo dell’Autorità Palestinese, anzi l’accordo che ha dato origine a quel governo è stato salutato come un “passo per la pace” un po’ da tutti, dall’Unione Europea, dal governo italiano, dagli organi di stampa vaticani. Ma, una settimana dopo la sua costituzione, questo governo si dichiara impotente a impedire azioni criminali come rapimenti e lanci di razzi da parte dei suoi soci fondatori. Che governo è ? A che pace dovrebbe portare ? I casi sono due: o non conta nulla, ma resta l’atto politico di Abbas che ha voluto associarsi a dei criminali attivi e impuniti; o qualcosa conta ed è complice. Resta il fatto che con gente del genere, Fatah, Abbas, Hamas, non è possibile un percorso verso la pace. La sola prospettiva è quella che Israele eserciti la sua forza liberandosi dai freni diplomatici che l’hanno bloccato nel passato recente. E’ un momento molto difficile, non solo in Israele, ma in generale in tutto il Medio Oriente. Gli islamisti stanno vincendo dappertutto. Tutto il castello di carte delle mediazioni, delle buone intenzioni, delle illusioni, sta cadendo a terra. Anche se sono parecchi gli strateghi della sconfitta che sostengono che per rimediare al fallimento derivate dalla fuga che Obama ha imposto dall’Iraq e dall’Afghanistan, ora l’America dovrebbe allearsi con lo stato islamista più potente e aggressivo, l’Iran, che non ha affatto rinunciato al suo armamento atomico (http://www.mfs-theothernews.com/2014/06/rouhani-iran-will-continue-to-enrich.html). Come dire: dato che ci sono i ladri in casa, chiedere l’aiuto della mafia. Solo distinguendo bene amici e nemici, sottraendosi alla retorica della pace che si fa con la buona volontà, analizzando lucidamente le posizioni e combattendo con decisione i nemici si può sperare di non farsi travolgere. Questa regola vale anche per i tre ragazzi rapiti. Bisogna essere consapevoli che questo rapimento è anche il prezzo delle liberazioni di assassini fatte per compiacere Obama e prima per riavere a casa Shalit. Bisogna avere il coraggio di escludere il pagamento di ogni riscatto e anche dei viziosi biglietti di ingresso che Kerry ha estorto a Israele per alcuni mesi di trattative inutili. Il rapimento di Gilad, Eyal e Naftali è un terribile dramma umano. Ma è anche un segnale importante di un cambiamento di situazione, che va letto assieme alle imprese dell’Isis in Iraq, di Boko Harram in Africa Occidentale, dei terroristi che dominano ormai spazi giganteschi del Medio Oriente. Il momento è estremamente pericoloso, non va gestito semplicemente sul piano umanitario. Da anni è ricominciata una guerra mondiale, che ha la distruzione di Israele come premessa per la conquista dell’Europa e del mondo. E’ arrivato il momento di rendersene conto.

(art. tratto da informazione corretta)