di Naor Gilon, Ambasciatore di Israele in Italia Lo Stato d’Israele si trova nuovamente di fronte alla necessità di reagire in modo fermo e deciso alla serie di continui e ininterrotti attacchi terroristici e lanci di missili contro la popolazione civile condotti da Hamas, riconosciuta come organizzazione terroristica dalla comunità internazionale, comprese Italia ed Europa. Nell’ultimo mese sono piovuti su Israele oltre 500 missili, anche su Tel Aviv e Gerusalemme. Circa 2/3 degli israeliani vivono attualmente sotto questa minaccia, e il tempo che hanno a disposizione per mettersi al riparo è di appena 15-60 secondi. Pochissimi secondi che possono fare la differenza fra la vita o la morte. Se centinaia di missili venissero lanciati oggi sulle maggiori città italiane, come Roma, Milano, Torino o Napoli – ovvero esattamente ciò che sta avvenendo in Israele – il governo italiano non sarebbe certamente disposto a tollerare una situazione del genere, e con fondate ragioni. I missili di Hamas sono puntati soltanto ed esclusivamente contro i civili, con l’obiettivo intenzionale di colpire persone innocenti. È soltanto grazie al sistema difensivo Iron Dome, alla prontezza e alla diligenza della popolazione civile israeliana che, finora, siamo riusciti fortunatamente a contenere il numero delle vittime. Del resto la condotta di Hamas non sorprende; basta leggere la sua carta costitutiva, che invoca la distruzione dello Stato d’Israele e l’uccisione degli ebrei, non riconosce l’esistenza d’Israele, e promuove la stessa ideologia di altre organizzazioni estremiste del Medio Oriente, come l’ISIS in Iraq. Mentre Israele fa tutto il possibile per evitare di colpire la popolazione civile a Gaza, Hamas non esita invece a nascondersi intenzionalmente in mezzo alla propria popolazione civile, dislocando all’interno di scuole ed edifici pubblici uomini, armi e postazioni da cui sono lanciati i missili. Il Ministero degli Interni di Hamas ha persino invitato apertamente i civili a fare da scudi umani recandosi appositamente all’interno o sui tetti di legittimi obiettivi militari. Che sia chiaro, è Hamas l’unica responsabile del coinvolgimento intenzionale di civili da entrambe le parti. Se sarà garantita la calma in Israele, allora ci sarà calma anche a Gaza. Il conflitto dimostra invece che il governo di unità nazionale palestinese tra Al-Fatah e Hamas è assolutamente fittizio e non conferisce ad Abu Mazen alcun potere di controllo su Gaza, né tantomeno alcuna capacità, sempre che ve ne sia la volontà, di fermare i lanci di missili contro Israele. Il conseguimento della pace fra Israele e i palestinesi non è per noi soltanto una questione politica, ma anche morale. La pace è da sempre una profonda aspirazione del popolo ebraico, e, in passato, Israele ha già dimostrato con i fatti di volere e potere fare la pace: con Egitto e Giordania. È tempo che la Comunità internazionale faccia rispettare le condizioni che essa stessa ha stabilito per Hamas, : riconoscimento di Israele e degli accordi precedenti e l’abbandono del terrorismo. È anche tempo che il Presidente dell’ANP rompa quest’alleanza con Hamas e ritorni al tavoza precondiziolo dei negoziati con Israele senni. L’unica via per giungere a una soluzione concordata di due stati per due popoli passa attraverso l’unione degli elementi moderati contro quelli estremisti e attraverso il negoziato.

Naor Gilon 

(art. tratto da IL TEMPO)