Hamas rompe l’ennesima tregua. Bombe su un mercato e una scuola. Colpito un altro edificio dell’Unrwa. Gerusalemme accusa i militanti palestinesi. L’Onu aveva appena scoperto un arsenale di armi e missili in un altro istituto.

di Michael Sfaradi

Il 23o giorno dell’operazione “Zuk Eitan” si è aperto con una denuncia dell’UNRWA che per la terza volta in pochi giorni ha trovato armi ed esplosivi in una sua scuola. Il responsabile ha fatto sapere che i missili non saranno restituiti ad Hamas ma rottamati dagli esperti dell’ONU. Dopo la denuncia un’altra scuola dell’UNRWA è stata colpita da un missile e da alcune bombe e nelle esplosioni hanno perso la vita almeno 15 civili. All’interno dell’edificio c’erano persone che avevano cercato rifugio dopo la richiesta israeliana di lasciare la zona occidentale di Han Junes. Visto che i tiri sono stati precisi, Israele, che nega responsabilità, sospetta che questa strage sia stata voluta da Hamas per avvertire all’UNRWA a non denunciare ulteriori ritrovamenti di materiale bellico e per punire coloro che si erano spostati dopo l’avvertimento israeliano. Nel pomeriggio, almeno altre 17 persone sono morte e 160 sono rimaste ferite in un attacco israeliano su un mercato, nel martoriato quartiere di Shejaya. Il raid è avvenuto durante la tregua di umanitaria di 4 ore dichiarata dall’esercito israeliano a partire dalle 14 ora italiana e puntualmente infranta dal lancio di missili dalla Striscia di Gaza. Israele è venuto in possesso di una mappa plastificata dei tunnel che portano verso il territorio israeliano: era nelle tasche di un militante di Hamas fatto prigioniero. II ritrovamento è considerato molto prezioso dalle forze di Israele che puntano alla totale distruzione dei tunnel. Durante la notte tra martedì e mercoledì 46 obbiettivi di Hamas e 37 della Jiad Islamica sono stati colpiti, fra questi alcune moschee trasformate in depositi di armi. La maggior parte degli obbiettivi ospitava proprio le entrate di tunnel primari e secondari: i primari sono quelli che portano verso Israele e sono usati per gli attacchi a sorpresa mentre i secondari vanno verso magazzini sotterranei dove sono conservati missili a lunga gittata. Ad oggi solo poco più della metà delle gallerie scoperte è stata neutralizzata, e secondo l’esercito serviranno almeno altre tre settimane per completare la bonifica. Proprio durante la ricerca di una di queste entrate l’esplosione di una bomba messa nell’intercapedine di uno dei muri di un’abitazione privata, ha ucciso tre militari e ne ha feriti 12. La televisione di Hamas ha invece mandato in onda il filmato in cui 5 soldati israeliani vengono uccisi: si vedono gli scontri a fuoco e anche il numero di serie di un mitragliatore TAVOR sottratto a uno dei caduti. Per rispetto alle famiglie dei caduti il video è stato censurato dalla televisione israeliana, ma Al Jazira lo ha più volte trasmesso con uno share altissimo. Il portavoce dell’esercito ha dichiarato che alla mezzanotte di ieri erano 2670 i razzi lanciati verso Israele dall’inizio delle ostilità, 440 di questi, per errori di lancio o malfunzionamento, sono caduti nella Striscia causando danni e vittime. Sul piano diplomatico la situazione, se possibile, è ancora più confusa. Mentre Hamas e la Jiad Islamica non riescono neanche a mettersi d’accordo su chi mandare al Cairo per trattare la tregua, Hillary Clinton, probabile candidata alle elezioni presidenziali USA per il Partito Democratico, durante un’intervista nel programma “America with Jorge Ramos” su FUSION, un canale via cavo e via satellite, affermava che Hamas conserva missili e le armi nelle abitazioni civili e nelle scuole perché Gaza è piccola e non ci sono molti spazi. Amir Mousavi, consigliere del ministro della difesa iraniano, ha annunciato che l’Iran invierà missili nella West Bank allo scopo di aprire una altro fronte e ha aggiunto che non serviranno quelli a lungo raggio visto che la distanza tra le citta palestinesi e quelle israeliane è minore. Considerando che alcuni giorni fa missili di questo tipo erano stati intercettati su una barca che aveva attraversato il Mar Morto, questa dichiarazione più che una minaccia è un’ammissione di paternità da parte di chi ha sempre fatto di tutto per far degenerare la regione nel caos più completo. Anche il Vaticano muove la sua diplomazia per la fine delle ostilità a Gaza e la ricerca di una pacificazione. La Segreteria di Stato ha inviato alle ambasciate accreditate presso la Santa Sede una «Nota verbale» per richiamare i recenti appelli sul Medio Oriente rivolti dal Papa dopo gli ultimi Angelus.

(Art.tratto da notizie su Israele)