Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici, “Marciare separati per colpire insieme!”, se non sbaglio era lo slogan proposto da Trotskij per la strategia del fronte popolare. Ma la parola d’ordine non ha perduto affatto attualità. Marciano separati per colpire insieme i loro avversari (che a medio termine, non illudetevi, siamo tutti noi europei) i califfati dell’Isis in Iraq, della Libia e ora di Boko Harram in Nigeria e Mali, ma anche i loro aderenti europei, che crescono di numero ed esperienza, e stati filoterroristi come il Qatar e la Turchia. Marciano diversamente, anche se poco separati sul piano geografico, Hamas e l’Autorità Palestinese o Al Fatah o Muhammad Abbas che ne è il capo. Del primo gruppo parliamo continuamente: terroristi, guerrafondai, ben decisi a continuare a bombardare le città israeliane finché possono (ma forse non conosciamo questo giudizio sprezzante di un ufficiale israeliano: “non abbiamo incontrato un solo comandante di Hamas sul terreno quando l’offensiva di terra è iniziata http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Hamas-a-less-threatening-enemy-than-previously-estimated-Nahal-intelligence-officer-tells-Post-372232 ). Il secondo tace, e magari si presenta come buono per farsi consegnare le chiavi di casa mentre lascia che i suoi cerchino di accoltellarci ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=54961 ). Ma mentre badava bene a schivare i combattimenti, un po’ facendo finta di condannare Hamas, un po’ appoggiandolo, Abbas meditava su come portare all’incasso questo suo astuto atteggiamento e usare l’aggressione di Hamas per dare un colpo a Israele da dietro. Ecco il risultato: una proposta “sorprendente” da presentare all’America (“cui non piacerà, ma non importa”) e poi alla comunità internazionale (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/184363 ). E in che cosa consisterà questa proposta “sorprendente”? Semplice, in un ultimatum a Israele perché lasci Giudea e Samaria e Gerusalemme “Est” entro una certa data, naturalmente sbaraccando un mezzo milione di ebrei e le relative infrastrutture: l’obiettivo dichiarato di Abbas, senza neanche gli scambi di territorio con cui fino a qualche tempo fa si cercava di indorare la pillola (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/184376 ). Un ultimatum di Abbas, la cui impotenza militare e politica è evidente a tutti? No, l’ultimatum dovrebbe darlo il consiglio di sicurezza dell’Onu, che ha il potere di imporre sanzioni e anche di autorizzare spedizioni militari contro gli stati che non gli obbediscono (poi farle è un’altra facenda…). Insomma, anche Abbas vuol dichiarare guerra a Israele ( http://www.lemondejuif.info/2014/08/abou-mazen-declare-guerre-israel-ultimatum/# ): guerra diplomatica e non guerra militare, naturalmente: marciare divisi per colpire assieme. E come potrebbe imporre Abbas al consiglio di sicurezza dell’Onu una posizione certamente illegale e che non è mai stata sfiorata, neanche con mozioni non impegnative? Anche qui la risposta è chiara ma irrealistica. Abbas dice di avere con sé la maggioranza degli stati, inclusi gli europei per esempio Francia e Germania che hanno un seggio permanente al consiglio. Considerando l’antisemitismo ipocrita ma acceso della politica estera europea, la cosa non sorprende. E gli Usa, che nonostante la leadership disgraziata di Obama e Kerry, non possono votare una risoluzione del genere per l’opposizione del Congresso e dell’elettorato? Abbas minaccia che, se l’America opporrà il veto, si dimetterà e scioglierà l’Autorità Palestinese. Non sarà una perdita per il mondo, ammettiamolo, né per Israele. Ma certamente questo progetto darebbe un duro colpo alle finanze della sua famiglia e dei suoi amici. Magari qualcuno si commuoverà. Certamente la richiesta all’Onu costituirà la pietra tombale degli accordi di Oslo, il più grande errore di tutta la politica israeliana, un’illusione di cui il paese continua a pagare il prezzo. Vedremo se Abbas manterrà una minaccia che ha già ventilato altre volte, senza realizzarla mai. Quel che è chiaro è che fa il possibile per danneggiare Israele più che può. Esattamente come Hamas e come Hezbollah e altri nemici al Nord, che ogni tanto si fanno vivi con qualche razzo (http://www.rightsreporter.org/israele-sotto-attacco-missili-anche-da-libano-e-siria/ ). Israele è circondato, non bisogna dimenticarlo mai, da nemici ben decisi a fargli del male come possono. “Marciare separati per colpire assieme!” Per questo la conduzione della politica israeliana, che è tutta una guerra contro forze dominanti, richiede molta astuzia, molta lucidità, una grande freddezza di sguardo, tutte doti che a Netanyahu non mancano. Capita qualche volta di chiedersi perché Israele non spinga l’acceleratore, non annienti Hamas come certamente potrebbe. Per viltà? Per esitazione? Io non credo. E’ un calcolo, che considera non solo il teatro di guerra di Gaza, ma quello della Giudea e Samaria, dell’Onu, di Washington. Possiamo solo sperare che il calcolo sia giusto.

(da informazionecorretta)