“Gli ebrei celebrano il nuovo anno in tutto il mondo, e noi possiamo essere orgogliosi di tutto ciò che ci unisce.

Il popolo ebraico, effettivamente, si unisce sempre quando deve affrontare grandi sfide, e l’anno trascorso non costituisce un’eccezione” così inizia il messaggio augurale per l’anno 5775 inviato dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alle comunità ebraiche del mondo. Alla vigilia di Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, il premier insiste particolarmente nel ringraziare e dare valore al sostegno ricevuto dagli ebrei della diaspora durante l’Operazione Margine Protettivo, la lunga guerra di Israele contro il terrorismo di Hamas nella quale “troppi dei nostri giovani uomini, assieme alle loro famiglie, hanno compiuto il più doloroso dei sacrifici”, impegnandosi a garantire la sicurezza, nonostante le minacce antisemite diffuse a macchia d’olio: “A nome del popolo d’Israele, vi ringrazio per il sostegno alla nostra giusta campagna di autodifesa, volta ad assicurare la pace e la sicurezza prolungate che tutti gli israeliani meritano. Vi assicura altresì che in Israele continueremo a stare al vostro fianco mentre vi trovate ad affrontare odio e intolleranza. Gli ebrei devono essere in grado di poter vivere, ovunque siano, con fierezza e senza paura”. Nonostante i difficili mesi che si lascia alle spalle, Israele è pronta ad iniziare il 5775 con nuove sfide: “Insieme abbiamo costruito una democrazia vibrante, un’economia robusta, e un punto di riferimento tecnologico mondiale. Nel nuovo anno Israele rimarrà un faro di libertà e di diritti umani, in una regione intollerante; Israele continuerà a essere una fonte di innovazione a beneficio dell’intero pianeta; e Israele non rinuncerà al suo sogno di una pace sicura e duratura con i nostri vicini”. Il progresso scientifico, la democrazia, la solidarietà, lo spirito di abnegazione faranno in modo di far diventare Israele: “Una fonte di orgoglio e di forza per gli ebrei, ovunque essi vivano e -continua Benjamin Netanyahu- non ho alcun dubbio sul fatto che quello del popolo ebraico sia un futuro promettente e un futuro di speranza”. Una speranza che risiede nelle stesse parole del suo inno e resiste strenuamente.

(art. tratto da Moked )