Questo resoconto mensile è un misto di buone e cattive notizie. Non occorre guardare troppo lontano per trovare alcune brutte notizie riguardo la situazione di Israele nel Medio Oriente, e del popolo ebraico in Europa.

Il recente caso del nuovo governo svedese, che intende riconoscere uno stato palestinese senza passare tramite il negoziato con il governo israeliano, è ovviamente una delle brutte. La buona notizia, comunque, è che l’ipotesi che un blocco dei paesi del nord riconosca lo stato palestinese non sembra avere fondamento, dopo che il presidente finlandese Sauli Niinistö, martedì scorso, ha rifiutato di aderire. In questo bollettino leggerete anche delle buone notizie che arrivano da un angolo inaspettato dell’Europa, l’Albania, ed anche dalle Nazioni Unite di New York. Aiutateci, per favore, a fornire ancora di più, buone notizie dall’Europa e dall’ONU, sostenendoci economicamente. La battaglia per le menti ed i cuori delle persone è feroce, ma insieme possiamo portare ancora maggiori buone notizie!

La colazione di lavoro ad alto livello di ECI, alle Nazioni Unite, riceve il sostegno del primo ministro israeliano Netanyahu e del segretario generale Ban Ki-moon NYC – Kovanda FCDNew York – Forse è stato scritto un nuovo capitolo della storia dell’ONU, martedì 30 settembre, con la prima riunione ufficiale che celebra lo Yom Kippur, tenuta nel quartier generale delle Nazioni Unite di New York. La colazione di lavoro ad alto livello intitolata “Lo spirito dello Yom Kippur-perdono e riconciliazione in tempi di conflitto” e organizzata da ECI ha riunito diplomatici, funzionari ed altre persone di rilievo che hanno potuto apprendere di più riguardo la risoluzione del conflitto e la costruzione della pace, ispirati dal messaggio dello Yom Kippur. Attraverso presentazioni e testimonianze personali sono stati esposti esempi di vita reale che dimostrano come gruppi di persone e leader politici possano essere riconciliati, in tempi come questi: dalla riconciliazione tra Germania e Francia dopo la seconda guerra mondiale al processo di guarigione che ha avuto luogo in Ruanda, dopo il genocidio del 1994. NYC – Germany and RwandaIl potente messaggio dell’oratore keniota, l’ambasciatore Karel Kovanda (ex vice direttore generale della commissione europea per le attività all’estero) e quello dell’ambasciatrice del Ruanda, Jeanne D’Arc Byaj  si sono combinati con le riflessioni personali sul significato dello Yom Kippur da parte di Malcom Hoenlein, della Conferenza dei Presidenti delle più importanti organizzazioni ebraiche e da parte del rappresentate permanente israeliano all’ONU, Ron Prosor. 

Gregory Lafitte e Tomas Sandell hanno esposto la visione che stava dietro la colazione di lavoro, spiegando il bisogno di riconoscere i molti contributi per la creazione delle Nazioni Unite e per la pace mondiale dati dal popolo ebraico. Lafitte ha dichiarato: “Intorno all’ONU vediamo gli esempi di questi contributi ebraici, dal Mosaico del Norman Rockwell, e la regola d’oro (fai agli altri quello che vorresti che gli altri facciano a te) al Muro di Isaia e la sua visione universale della pace.” NYC – HoenleinLa nuova iniziativa di ECI, il Forum per la Diplomazia Culturale, ambisce a costruire su questi principi, per rafforzare i valori originali e gli obiettivi dell’ONU e per includere meglio Israele nella famiglia delle nazioni. Mentre altre religioni del mondo si vedono riconosciute le proprie festività presso le Nazioni Unite, le festività ebraiche non hanno alcun riconoscimento. ECI è attualmente impegnata, insieme al governo israeliano, nel chiedere il riconoscimento dello Yom Kippur.

Il significato storico della colazione di lavoro è stato illustrato dalla lettera personale inviata dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha ringraziato ECI per tutti i suoi sforzi con l’ONU per far diventare festivo il giorno dello Yom Kippur. È arrivata anche una lettera del segretario generale Ban Ki-moon che descrive l’evento avuto nel quartier generale “molto importante”. La recente colazione di lavoro dimostra che Israele ha molti amici alle Nazioni Unite, più di quello che generalmente si possa pensare, e queste nazioni possono essere mobilitate se si usa un giusto approccio. Il Forum per la Diplomazia Culturale, contattando altri stati membri dell’ONU, continuerà a far crescere la consapevolezza sul contributo degli ebrei alla comunità internazionale. Ad oggi, ECI si è incontrata con 70-80 missioni diplomatiche a New York, instaurando discussioni positive e costruttive su Israele. Al momento l’ONU annovera 193 stati membri.

La delegazione di ECI si incontra col presidente dell’Albania e riceve l’invito a celebrare l’Hanukkà a Tirana NYC – AlbaniaNew York – Solo una nazione ha più ebrei dopo l’olocausto, rispetto al numero di quelli presenti prima. Questa è l’Albania, uno dei paesi più piccoli e poveri in Europa, ma con un cuore per il popolo ebraico. Una delegazione di ECI è stata ricevuta dal presidente dell’Albania, Bujar Nishani, durante la sua visita per il dibattito generale della 69° sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York, nel settembre scorso. Durante l’incontro, il presidente Nishani ha espresso un grande interesse per il lavoro di ECI, per il Forum per la Diplomazia Culturale e per il nostro impegno teso a rafforzare le relazioni tra Europa ed Israele, per proteggere il popolo ebraico. Potrebbe risultare sorprendente che gli ebrei siano stati così ben protetti in questo paese, prevalentemente musulmano, ma l’Albania continua su questa strada anche oggi. Nel novembre del 2012, nella votazione per l’accettazione della Palestina come osservatore e stato non membro, l’Albania fece parte del gruppo di nazioni che si astennero, nonostante la nazione faccia formalmente parte del blocco islamico. In seguito lo stato fu aspramente criticato dal primo ministro turco, per non aver sostenuto la causa palestinese. Il presidente ha parlato delle strette relazioni del proprio paese con lo stato d’Israele e dei crescenti scambi commerciali, definiti un qualcosa di molto positivo. Il presidente Albanese è stato uno dei pochi statisti europei a partecipare al 90° compleanno dell’ex presidente israeliano Simon Peres e, nell’anno passato, aveva ospitato la festa dell’Hanukkà a Tirana, come riconoscimento della cultura israeliana nella nazione. Alla fine dell’incontro il presidente ha gentilmente esteso anche ad ECI l’invito a partecipare alla prossima festa di Hanukkà, in dicembre, a Tirana. Ha anche ribadito che il governo albanese è interessato a lavorare con ECI per dare forza a buone relazioni tra Israele ed Europa, e con il Forum a livello delle Nazioni Unite.

Il caso dell’Albania non è isolato. Un certo numero di nazioni si sta attualmente avvicinando ad Israele per conoscere i fattori del suo sviluppo così dinamico e della nascita di nuove imprese. ECI è orgogliosa di sostenere queste relazioni e di facilitare il loro sostegno a livello dell’UE e dell’ONU Il nuovo governo svedese pensa di riconoscere lo stato palestinese, ma gli altri paesi nordici non concordano pienamente Riksdagshuset Stockholm2Stoccolma – Il piano del nuovo governo svedese di minoranza per riconoscere uno stato palestinese ha scatenato una valanga diplomatica nei paesi nordici, col ministro degli esteri finnico Erkki Tuomioja che invita ad unirsi alla campagna svedese, cercando di convincere gli altri stati nordici a seguirlo. Il piano svedese potrebbe trovare il suo maggior ostacolo all’interno della nazione stessa, da parte dei partiti di opposizione che sono contrari a questa nuova posizione. L’iniziativa svedese non è stata una grande sorpresa. Precedentemente, quest’anno, quello che sarebbe stato il nuovo primo ministro, Stefan Löfven, aveva pubblicato una dichiarazione di solidarietà con Israele sulla sua pagina Facebook che, come conseguenza, fu inondata da messaggi antisemitici di inaudita violenza. Più avanti, il primo ministro dovette rimuovere la frase e sembra che sia stato obbligato ad aderire alla forte lobby anti israeliana del proprio partito. Nel 2008 il partito socialdemocratico fece un accordo con il Consiglio Musulmano in Svezia, promettendo di sostenere la causa musulmana in cambio del sostegno politico da parte della comunità islamica. I sentimenti antisemiti del partito, però, risalgono agli anni 70, quando Olof Palme espresse il proprio sostegno a Yasser Arafat. Nel 1983 Palme fu il primo leader occidentale a ricevere Arafat ed a presentarlo come capo di stato, e non come un capo terrorista. L’attuale leadership del partito socialdemocratico ha intrattenuto delle strette relazioni col gruppo terroristico Hamas. Il piano svedese, comunque, viola le leggi internazionali ed i criteri per il riconoscimento degli stati, regolamentati dalla Convenzione di Montevideo. La Convenzione sancisce che uno stato deve poter controllare il proprio territorio e risolvere tutte le dispute sui confini prima di essere riconosciuto. Lo “stato palestinese” non soddisfa questi criteri, avendo il territorio diviso tra Hamas e Fatah, e con l’Autorità Palestinese che non ha ancora definito i propri confini con Israele. ECI è stata in grado di rispondere alla dichiarazione svedese, nello stesso giorno dell’annuncio, attraverso un articolo sul diffusissimo giornale Världen Idag, spiegando perché la dichiarazione fosse contro le leggi internazionali. Questi argomenti sono stati in seguito ripresi e citati in discorsi ed articoli, in Svezia ed in altri paesi nordici, e forse hanno favorito una forte opposizione contro il riconoscimento dello stato palestinese. Entrando nel dibattito pubblico con argomenti importanti, ECI può indirizzare la discussione a favore di Israele.

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