Commento di Maurizio Molinari

Assenza di negoziati di pace fra Israele e palestinesi, rivolta araba a bassa intensità a Gerusalemme Est e tregua precaria a Gaza fanno del Medio Oriente un dossier ad alto rischio. E tutti i protagonisti si allontanano dalla soluzione dei due Stati: a Ramallah Abu Mazen persegue il riconoscimento della sovranità con una risoluzione Onu e non più grazie ai negoziati bilaterali come previsto da Oslo; a Gerusalemme Benjamin Netanyahu autorizza nuove costruzioni oltre la linea verde del giugno 1967 sospinto dal 74% dei cittadini che non credono più a Oslo; a Gaza la leadership di Hamas è convinta di aver vinto il conflitto estivo contro Israele e si sente più forte di Abu Mazen non rinunciando alla lotta armata. È uno scenario di disgregazione aggravato dalla diffusa sfiducia nei confronti di Washington e da quanto avviene ai confini della regione: Hezbollah ha 100 mila missili, Isis minaccia la Giordania, Al-Nusra si impone sul Golan siriano e nel Sinai i salafiti spadroneggiano.

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