di Fiamma Nirenstein

Ci dev’essere un errore, non può essere che un tale diluvio di ignoranza e di malizia si riversino sul Parlamento italiano. Sulle orme della Svezia e dell’Inghilterra sta per essere investito da tre richieste di riconoscimento dello Stato palestinese. La prima è una mozione di maggioranza firmata da 19 deputati del gruppo misto e del PD, poi c’è un documento che tratta Israele come una pezza da piedi ed è del Movimento 5 Stelle, poi c’è il SEL che considera la propria mossa “un elemento chiave per assicurare una soluzione negoziata”. Bizzarro, mentre si sostituisce il negoziato con un’imposizione. Il negoziato i palestinesi l’hanno rifiutato parecchie volte, e semmai invitarli con una mozione a sedersi al tavolo e a smettere di sognare di buttare tutti gli israeliani in mare, questa sarebbe la cosa da fare! Uno Stato palestinese può essere solo oggetto di trattativa e di riconoscimento fra le due parti, perché non ha le caratteristiche per stare in pied i da solo, né quelle per garantire la sicurezza al suo interlocutore, Israele, sempre nel mirino del terrore palestinese, incessante, sanguinario. La Palestina dovrà essere, una volta accordatasi con Israele sui confini (e Israele ha già più volte lasciato territori, mentre i Palestinesi non hanno mai abbandonato il progetto di distruggerlo) un’entità affidabile, con un governo legale, un sistema giudiziario, un’economia, una cultura non razzista come oggi, che tratti sul diritto al ritorno… Dov’è tutto questo? Dov’è lo Stato? Immaginare una Palestina a prescindere, disincentiva completamente i palestinesi dal prepararsi a essere uno Stato affidabile e dal tavolo delle trattative. Ci riempiono di regali, dicono i palestinesi, quindi stiamocene a mani aperte e rifiutiamo qualsiasi compromesso, seguitiamo a chiedere dei confini che ignorano le più banali necessità di sicurezza di Israele e a ricevere sussidi incontrollati. Quale Stato palestinese vuole votare il Parlamento italiano? Quello che non rinnova il governo dal 2005, in cui l’unica mossa nuova di una leadership scaduta è stato il patto con l’organizzazione terrorista di Hamas? Non sarebbe opportuno che il Parlamento chiedesse, per riconoscere uno Stato Palestinese, una legislatura diversa da quella odierna, che non discrimini le donne, non perseguiti gli omosessuali, non pratichi la pena di morte, fermi la corruzione per cui i soldi finiscono in ricchezze personali o in incitamento e odio sulla tv e i giornali? Perché, se il consesso internazionale lo premia, Fatah dovrebbe smettere di dare stipendi ai terroristi in galera (coi soldi nostri), di insegnare a scuola che Israele non esiste, di dare i nomi dei terroristi alle piazze? Nessuno ha da dire una parola sul governo Fatah-Hamas? Da questo Stato palestinese ci aspettiamo un contributo alla pace? L’Europa, si direbbe dalla visita di Federica Mogherini in Israele, insiste a sua volta per uno Stato palestinese . Ma i tempi sono cambiati, il terrorismo deve essere affrontato, Israele deve per forza essere prudente. Uno Stato palestinese ottenuto senza trattativa metterebbe i missili di Hamas a tiro dell’aeroporto Ben Gurion e di ogni cittadino israeliano. L’islamizzazione della guerra palestinese, che in questi giorni si è espressa in una serie di attacchi terroristi in nome della Moschea di Al Aqsa, promette un’entità palestinese religiosa e aggressiva: Hamas è già parte del mondo dell’ISIS e di Al Qaeda, la sua scalata al potere ha un grande successo, e le permette di dominare Fatah. Così, Abu Mazen manda le sue condoglianze alla famiglia del terrorista dell’ automobile, Facebook strabuzza di inviti di Fatah a seguirne l’esempio. Ma Fatah è per noi il partito di governo dello Stato che vogliamo assolutamente, subito… forse soltanto per picconare lo Stato degli Ebrei?

(art. tratto da fiammanirenstein.com)