*/Il Giornale/, 10 gennaio 2015*

http://www.ilgiornale.it/news/politica/cos-francia-si-scoperta-israele-1081471.html


Cade la neve su Gerusalemme.Silenzio. Bianco. C’ un attimo di silenzio
totale nell’istante subito dopo le esplosioni, è una beffa che dura un
istante prima delle urla dei feriti e delle sirene delle ambulanze e
della polizia. Ne abbiamo visto fino a contare circa duemila morti.
Adesso mentre qui è bianco, il silenzio è amico, si parla in casa di
piccole cose (riscalda mento, elettricità) e il paradosso è enorme: la
gente guarda fissa la TV perché il terrore si è rovesciato su Parigi.
Guarda con ansia particolare, partecipata, quelle scene purtroppo
familiari se non si svolgessero tanto lontano: Israele soffre con
Parigi, in diretta su tutti i canali, Netanyahu chiede se può mandare
aiuto, con un ghigno di soddisfazione l’estremismo islamico che qui è
sgradito compagno di strada adesso ha ridotto in ginocchio la Francia.

Com’è possibile che accada a una città protetta dalla sua infinita
bellezza e dalla sua storia, che fino ad oggi ha creduto di non potere
umanamente essere messa in discussione? A differenza di Parigi,
Gerusalemme ha sempre saputo di avere tanti nemici: le forze di polizia,
l’esercito, il loro training, la noiosa procedura che fruga i cittadini
ad ogni ingresso di un luogo pubblico, l’osservanza delle norme di
sicurezza per cui ogni pacco abbandonato è in potenza una bomba,
l’eroismo personale dimostr ato dai guidatori di autobus come dai
camerieri e dai commessi… Insomma lo scudo di difesa di questo Paese
ha fornito una certa grinta ai cittadini, non hanno dubbi che
sconfiggeranno il nemico nonostante la nuova era dei “lupi solitari”.
Israele l’ha detto e ripetuto, ed ora è vero: se non si combatte il
terrore, si moltiplicherà in tutto il mondo. Parigi è stata colta alla
sprovvista, un po’ non sapeva, un po’ non ha voluto sapere, i segnali e
gli indizi c’erano: ma la guerra terrorista ha mostrato le zanne ancora
di più di quanto non avesse già fatto nei pure immensi attentati di
Madrid e di Londra.

L’altissimo simbolismo degli obiettivi, un giornale che osava dire
quello che pensava e un supermarket casher, quindi frequentato soltanto
dalla comunità ebraica, assalito di venerdì sera quando le famiglie
fanno gli acquisti per il santo Sabato, dice ai francesi per primi, che
a seconda dello sviluppo del folle piano degli islamisti ciascuno può
diventare carne da macello, una pietra miliare sulla strada del
Califfato mondiale. Parigi ieri si è chiusa in casa: le strade di
tradizione ebraica, il Marais, Rue de Rosiers, sono state chiuse dalla
polizia ai turisti e al passaggio degli abitanti; intorno alla Porte de
Vincennes, quartiere del supermercato Hypercasher non si vedeva
un’anima. I parigini hanno guardato ore e ore la tv proprio come fanno
gli israeliani a ogni attentato e rapimento, sperando nella liberazione
che poi è arrivata verso sera. La città ha respirato quando si è saputo
che tutti i prigionieri erano stati liberati e tutti i rapitori, in
ambedue gli attentati terroristi uccisi; ma il risultato non convince,
resta la paura di che cosa accadrà la prossima volta, quattro morti
innocenti dopo i dodici di mercoledì sono tanti, possono essere
qualsiasi compratore al super.

Come è potuto accadere che personaggi legati alla jihad islamica, che si
conoscevano, che il giorno avanti avevano già ucciso, abbiano subito
colpito di nuovo, come hanno potuto tenere in pugno una capitale del
mondo… La città ha cominciato a segnalare bombe al Trocadero, alla
Tour Eiffel, la polizia ha messo transenne ovunque, varie scuole sono
state chiuse, le istituzioni ebraiche sono state piantonate tutte. Non
vale molto che la maggior parte delle strade fosse sorvegliata da parte
di quegli 88mila uomini delle forze dell’ordine che lo Stato ha
sfoderato. Altri quattro innocenti sono stati massacrati subito il
giorno dopo Charlie Hebdo, la gente se lo ripete e sente che può
capitare ancora, e sente che mancano le armi in questa guerra senza
soluzione in vista. Chiese, stazioni, sinagoghe, treni… Tutto può
essere il prossimo obiettivo, ma in particolare, gli ebrei sono
attaccati dai musulmani estremisti, uno ad uno. Per loro, camminare per
strada da tempo significa botte e insulti nella loro città, a Parigi.&nb sp;

La comunità terrorizzata è perseguitata ormai da anni dagli attacchi dei
musulmani estremisti che odiano e condannano a morte i “sionisti”: la
prima orribile vicenda fu quella di Ilan Halimi, un ragazzo rapito,
torturato per giorni al ritmo dei versi del Corano, gettato in fin di
vita in una discarica. La polizia si rifiutò di esplorare la pista
antisemita, che pure la madre di Halimi le indicava con sicurezza. Così
Halimi è morto, e lo hanno seguito i bambini della scuola di Tolosa,
uccisi da un jihadista francese. Parigi in queste ore medita sulla
famosa poesia di Martin Niemoller: “Quando vennero per gli ebrei e i
neri distolsi gli occhi, poi per gli scrittori e pensatori… distolsi
gli occhi… quando vennero per me non era rimasto più nessuno”.