Il Giornale, 13 gennaio 2015


Gli ebrei francesi, scrivono tutti i giornali, hanno paura, se ne vanno, partono per Israele e fanno l’aliah, la “salita” verso la patria del loro popolo. Si parla ormai della possibilità che dai 4000 dell’anno scorso, gli ebrei in partenza siano già 7000, e che alla fine dell’anno saranno più di 20mila. In Inghilterra la situazione non è diversa, anche in Italia l’emigrazione ebraica è aumentata, in Germania è lo stesso; più che panico è disgusto e preoccupazione per i propri figli. Fa perdere ogni fiducia nella natura umana l’antisemitismo che spazza l’Europa, che ha invaso la casa da così poco ripulita dall’orrore della Shoah. E tuttavia la Francia è speciale, un francese è sempre ” Liberté, Égalité, Fraternité ” e anche baguette, così quando ieri Bibi Netanyahu a Parigi per la manifestazione dei primi Ministri contro il terrore ha con tono solenne indicato agli ebrei francesi la strada di casa, quella di Israele, ricordando come sia per tutti gli ebrei un possibile porto sicuro, alla fine del suo intervento dalla platea si è levato il coro della Marsigliese, e non quello di HaTikva, il Canto della Speranza, inno di Israele. Com’è difficile per gli ebrei francesi questa decisione che pure in tanti stanno prendendo, quanto sono stati eroici nel resistere attaccati alle sponde della Senna tutti questi anni di odio. 

Adesso l’attacco dell’Hyper Cacher è stato solo il colpo di grazia. Niente da fare ormai: in Francia gli ebrei non ci stanno più bene, e certo non è la prima volta anche se intorno al loro fare le valige c’è molta fatua confusione, molta polemica sul loro diritto di scegliere la strada che abbandona alle spalle un’identità tanto regale. Il dramma degli ebrei francesi sarà anche il dramma della Francia stessa come ha detto il primo ministro francese Manuel Carlos Valls. La più grande comunità d’Europa, fra i 500 e i 600mila ebrei, più della metà di tutti gli ebrei d’Europa, presenti in tutte le classi sociali, in parte immigrati dai Paesi arabi, spesso in buone condizioni economiche, a volte problematicamente mescolati agli immigrati arabi in alcuni quartieri. Il 13 luglio scorso, nell’11esimo distretto un corteo di manifestanti di cui molti ex arabi nord africani con i loro alleati di estrema sinistra hanno assediato al grido di “Morte agli ebrei” la sinagoga di Rue de la Roquette. I duecento ebrei là dentro hanno dovuto barricarsi mentre in questa nuova “Notte dei Cristalli” gli assalitori con coltelli e bastoni cercavano di entrare e colpire gli ebrei in solidarietà col popolo palestinese. 

L’escalation di Parigi ha avuto momenti simili a Londra, a Berlino (i dimostranti gridavano “ebrei vili maiali uscite a combattere”) a Sidney, a Boston, a Santiago… in tutto il mondo; ma a Parigi dall’Intifada del 2000, e via via che la presenza musulmana ha fatto della Francia il suo maggior nido, ogni kippà, ogni stella di David, sono diventate un obiettivo per botte e insulti. Nel 2006 la violenza divenne omicida, quando Hilam Halimi, un ragazzo di 23 anni fu rapito e poi ritrovato in una discarica torturato a morte dal gruppo islamista”Les barbares”. A Tolosa sei anni dopo uno jihadista 23enne Mohammed Merah uccise un religioso di 30 anni, i suoi due bambini e un’altra scolara di 8 anni davanti alla scuola ebraica Ozar Hatorah. A Tolosa seguirono, dopo l’attentato, altri attacchi e minacce agli ebrei. A Bruxelles, in Belgio, un altro jihadista francese uccise quattro persone al museo ebraico. E via via, mentre l’attore Dieudonnè Mbala Mbala si metteva alla testa dell’antisemitismo negazionista e antisionista estremista in Francia, seguitavano le botte, le distruzioni di cimiteri, gli assalti a ristoranti e sinagoghe, fino ai quattro morti di Hyper Cacher. Le scuole ebraiche sono diventate dei bivacchi dei soldati che difendono i bambini, le sinagoghe sono state chiuse. 

I francesi, che nel 1791 sono stati i primi a emancipare gli ebrei e poi sono stati anche i fautori di Vichy, che abolì l’emancipazione e deportò 76mila ebrei nei campi di sterminio. La loro fortissima ideologia stizzita contro la religione, terzomondista, globalista, ha identificato l’amore per Israele con una forma di provincialismo particolarista, di fanatismo religioso… per cui gli ebrei hanno sempre la colpa delle persecuzioni di cui sono oggetto. Il professor Robert Wistrich, il maggiore esperto di antisemitismo del mondo cita un famoso numero dell’Express dell’agosto scorso: mentre gli ebrei subivano una serie di attacchi micidiali, dava colpa agli ebrei perché volevano emigrare come traditori e vigliacchi. E persino islamofobici, si capisce.

 

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