Cari fratelli, per me essere presente al secondo convegno Regionale EDIPI nella Casa di Preghiera HOP ITALIA a Marcianise è stata un’esperienza di crescita spirituale. E’ stato un viaggio lungo 6 ore (Rimini-Caserta) durante il viaggio ci sono state delle peripezie, ma c’é stata anche tanta gioia perché tutto il tragitto è stato accompagnato dai canti di lode per il Signore, miei e del fratello Davide, un mix di canti Ebraici/Spagnoli /Italiani. Abbiamo coinvolto anche il fratello Gianluca, che credo avesse preferito riposare visto che era in piedi dalle 4 del mattina, ma la nostra gioia era molto più grande tanto da coinvolgerlo, facendogli dimenticare tutta la stanchezza dovuta alla settimana lavorativa. Lagioia é diventata maggiore a tavola durante la cena, per la conoscenza della sorella Nicla, che nella sua passione per Yeshua spiegava la profondità nel leggere la Bibbia nell’ottica del pensiero Ebraico. Ho condiviso pienamente insieme al fratello Gianluca questa emozione, soprattutto nel vedere le rivelazioni che il Signore ha fatto a questa sorella. Erano conferme per noi! Nel cercare Adonai, nel cercare come servirlo col cuore, anima e mente, non ci dobbiamo conformare solo alla salvezza, ma bensì ai desideri di conoscere lo sposo Yeshua Ha’mashiach, obbedire a Hashem, obbedire Abba! Ho avuto anche la gioia di conoscere una cara sorella che avevo sentito solo per telefono, Floriana. Quanta gioia nel cuore nel conoscere di persona una sorella, così cara, dolce, vedere la casa di preghiera, sentire la musica di lode al Signore, veramente meraviglioso! Durante il secondo giorno, abbiamo avuto delle sorprese, perché ahime, la camera per quella notte non era stata prenotata per uno sbaglio di mail mai arrivate in tempo, ma sappiamo che ogni cosa opera per il bene, così abbiamo raccolto le nostre valigie (dopo una buona colazione ovviamente), ci siamo avviati alla casa di preghiera HOP-ITALIA, iniziando cosi l’incontro dei soci, nella quale, di comune accordo, si é deciso per la nomina del Pastore Bruno Ciccarelli come Vice-presidente Edipi. I fratelli Walter Lento, Gianni Tortora e la sorellaNicla Costantino si sono messi a disposizione del Vicepresidente per aiutarlo ed è stato anche dato l’incarico a quest’ultimo di organizzare il prossimo raduno che si terrà a Napoli in collaborazione con il centro Uria, in data ancora da decidere, e con un possibile convegno regionale anche a Rimini (per maggio si stà già organizzando un convegno EDIPI a Biella). Nel mio cuore e penso anche i quello di molti fratelli desideriamo che Rimini venga benedetta, visto l’attuale chiusura a riguardo d’Israele e alla importanza non solo di pregare, ma anche di servire, “…se i gentili infatti hanno avuto parte dei loro beni spirituali, devonoanche sovvenire loro nei bene materiali.” (Romani 15:27). In fine il fratello Walter Lento ci ha condotto alla preghiera d’intercessione. Devo dire che ho sentito il suo amore e la sua passione nella preghiera, le sue parole hanno toccato il mio cuore. Dopo pranzo siamo ritornati alla casa di preghiera, e per la gioia delle mie orecchie ho avuto l’occasione di sentire la voce melodiosa della sorella Floriana, che ci ha coinvolti con dei canti Ebraici, e non solo, perché la sorella Floriana cantava con così tanta passione al Signore che si sentiva il coinvolgimento spirituale. Dopodiché il Vicepresidente Ciccarelli, in un breve discorso introduttivo ci ha parlato di Amalek, figlio di Elifaz (il primogenito di Esaù) che ha avuto dalla concubina Timna (Genesi 36:12) Il Fratello Gianni Tortora, ha approfondito questa storia così importante, che non è scomparsa nel tempo, ma bensì perseguita ancora spiritualmente Israele. Al che mi sono domandata chi è Amalek? Dunque cercherò di spiegare il mio pensiero, Considerando alcuni studi fatti attraverso cabala.org, Amalek fu il primo nemico ad attaccare gli Israeliti subito dopo che questi avevano attraversato il Mar Rosso, l’attacco però non era stato preceduto da nessuna provocazione da parte dei figli d’Israele. Com’è noto, Esaù aveva dei sentimenti d’odio e di vendetta contro Giacobbe, che accusava di avergli sottratto i diritti di primogenito e le benedizioni del padre. In realtà Esaù disprezzava Giacobbe poiché questo, col suo comportamento saggio, pacato ed illuminato, gli mostrava in continuazione un modello di vita positivo, quale anche Esaù avrebbe potuto avere, mentre invece aveva scelto la via della caccia, dell’avventura e della sopraffazione. Non è facile avere vicino a te qualcuno che, con la sua sola presenza, ti dimostri quanto tu sia lontano da Dio e dalla vera realizzazione, al punto che Giacobbe si vide costretto a fuggire (Genesi 33). Nonostante la loro apparente riconciliazione Esaù conservo sempre rancore verso il fratello e diede l’ordine a suo nipote Amalek di perseguitarlo in eterno. Vorrei anche precisare che il padre di Amalek è Elifaz, figlio di Esaù, Elifaz significa “Il mio dio è l’oro sopraffino” in questa figura si può vedere l’atteggiamento più estremista del materialismo, inoltre la madre di Amalek è Timna (Tav-Mem-Nun-Ain) e la radice del suo nome significa impedire, dunque Amalek è l’ostacolo, l’impedimento per eccellenza. Il luogo dove ebbe inizio il primo attacco di Amalek verso Israele fu Refedim, (debolezza). La battaglia di Refedim è famosa, durante tale battaglia, ogni volta che Mosè alzava le mani, Israele ne usciva vincitrice, ed ogni volta che le abbassava, Israele perdeva. Questa battaglia, anche se combattuta con mezzi militari, il suo esito decisivo é dipeso dal suo essere accompagnato dalla preghiera (le mani di Mosè alzate verso il cielo). Un insegnamento valido per ogni tempo ed epoca. Nella Torah (Devarim-Deuteronomio 25:17-19) compare il brano più importante riguardo ad Amalek “Ricorda ciò che Amalek ti ha fatto per strada, quando siete usciti dall’Egitto, come ti venne (freddo)incontro e colpì le tue retroguardie, tutti coloro che erano deboli e ti stavano dietro e tu eri stanco e affaticato, ed egli non temeva Dio. E sarà che, quando il Signore Dio ti avrà dato riposo da tutti i tuoi nemici, nella terra che il Signore Dio ti dà come un’eredità da possedere, cancellerai la memoria di Amalek da sotto il cielo, non dimenticare!”. Cosa significa “freddo”? Amalek è la componente che causa il raffreddamento del senso religioso. Amalek (Ain-Mem-Lamed-Quf), come la parola “safek”(dubbio), Amalek è dunque il dubbio negativo, è il dubbio che attacca la fede. Dubbio significa irrazionalità. Amalek è la pura irrazionalità dell’odio razzista, che si scatena in orge di sangue collettive, è la mente che inganna se stessa, Amalek attacca le retroguardie, le persone che rimangono indietro nella marcia, vecchi, malati, deboli, donne e bambini. Amalek rappresenta la quintessenza dell’antisemitismo, l’odio più forte ed immotivato contro il popolo d’Israele, contro i suoi valori, contro la sua religione, ovviamente, tale odio si manifesta anche nella volontà di allontanare il popolo Ebraico dalle sue radici e legami con la terra d’Israele. Anche nel passato, l’operato di questa entità era a volte più evidente, come la “soluzione finale” del nazismo, altre volte più nascosto, ma non per questo meno pericoloso. Ma il paradosso viene all’ultimo verso: “cancellerai la memoria di Amalek da sotto il cielo, non dimenticare” Com’e possibile cancellare la memoria di un qualcosa che ci è proibito dimenticare? Il “non dimenticare” del verso biblico citato è il conoscere la storia, che non è certo iniziata nel ’67! E’ il riconoscere nella storia i modelli ricorrenti, gli errori nei quali cade ogni generazione, è il non illudersi di essere meglio delle precedenti in modo automatico e scontato. “Non dimenticare Amalek” significa ricordarsi della storia, saperla interpretare, svelare i suoi inganni. Mentre nei tempi biblici Amalek era un popolo, quindi possedeva una certa identità e discendenza fisica, da tempo esso è diventato una entità spirituale decaduta, una mentalità un atteggiamento, che si incarna di volta in volta in popoli e persone diverse, con diversi gradi di malvagità. Il distintivo essenziale di Amalek è il progetto di distruggere il popolo Ebraico. “Poi L’Eterno disse a Mosè, scrivi questo fatto in un libro, perché se ne conservi il ricordo, e fa sapere a Giosuè che io cancellerò interamente dal sotto al cielo la memoria di Amalek” (Esodo 17:14) Non dobbiamo permettere che il dubbio, la paura prenda il sopravento sulle nostre vite, perch’è cosi che permettiamo allo spirito di Amalek di attaccarci, restiamo saldi nella fede cari miei, perché nelle nostre battaglie quotidiane abbiamo il Signore che lotta per noi, e sono battaglie già vinti, Alleluia!!!! La sorella Nicla ci ha spiegato l’importanza di non dire Olocausto, ma Shoah, che in Ebraico significa Sterminio dato che Olocausto significa sacrificio e come ben sappiamo, quello che successe durante la Shoah non furono dei sacrifici, fu lo sterminio di 6 milioni di Ebrei, non lo dimentichiamo, così da non permettere che succeda mai più. La Sorella e anche Professoressa, ha un compito importante nello svolgimento del suo lavoro ed è importante perché insegna ai ragazzi e agli universitari la Storia dato che ultimamente si sente di negazionismo, invece i nostri figli, i giovani della generazioni future devono sapere, non dobbiamo permettere che si dimentichi quello che fece Amalek. A cena sono rimasta con Floriana, che mi ha riaccompagnato nel nuovo albergo. L’albergo era molto bello ed elegante, quante meraviglie fa il Signore! Con Floriana sembrava non riuscivamo a stare un po’ insieme per conoscerci meglio ma invece quando lasci il comando all’Altissimo è Lui che muove le cose in modo meraviglioso. Floriana ed io avevamo capito che dovevamo vederci, perché insieme abbiamo avuto delle rivelazione che ci davano conferme, abbiamo potuto pregare e gioire delle cose che fa il Signore. Quando abbiamo guardato orologio erano quasi le due di notte (che sorelle chiacchierone direte voi!). L’ultimo giorno la sessione é iniziata con le lodi e anche questa volta la sorella Floriana, ci ha coinvolto con la sua voce melodiosa, con canti di lode al Signore. Dopo di che é intervenuto il presidente della Comunità Ebraica di Roma, il Dr. Riccardo Pacifici con il tema “Il giorno della memoria come percorso di speranza e quale futuro possiamo attendere ricordando il passato”. Ringrazio Dio perché c’erano presenti diversi Pastori e anziani di chiesa e questo è molto importante, per gli scopi ed obbiettivi di EDIPI. Il Dr. Pacifici ha ringraziato la nostra presenza, scusandosi per il ritardo, visto che nemmeno il navigatore riusciva a trovare il posto! Gloria a Dio per questo! Visto i tempi nei quali viviamo, nei quali potremmo diventare clandestini è buono non essere trovati dai nemici. Ci ha fatto notare anche Lui che siamo nei momenti difficili, ci aspettano momenti difficili, se soltanto ci avessero ascoltato qualche anno fa, forse non avremmo dovuto scendere in piazza per le manifestazioni in Francia. Siamo in guerra, sì, siamo in guerra, sono cambiate le strategie di guerra, la guerra si fa come a Yerushalaim, come avete visto non servono più gli esplosivi per andare sui giornali, basta un coltello, sgozzare qualcuno, entrare in una Sinagoga, luogo di preghiera, smembrare con un’ascia uomini in preghiera. Oppure basta una macchina, per investire persone alla fermata degli autobus a Yerushalaim dove é stata uccisa una bambina di tre mesi, potrei continuare ma purtroppo è un lungo elenco. Dopo l’accaduto in Francia la loro risposta, è stata di festeggiare comunque l’anniversario del matrimonio di una coppia sopravvissuta alla Shoah, consapevoli della necessità di non farsi piegare, consapevoli del rischio… “avere paura non significa non essere consapevoli del rischio, ma di avere FEDE”, “Questa è la risposta del nostro modo di vivere”; Il Dr. Pacifici ci ha fatto riflettere sul fatto, che solo una volta all’anno si ricorda la memoria, ma non si parla mai della uccisione di tanti Cristiani, come con Boko Haran,delle persecuzioni in Siria, questo non fa notizia, è giusto tuttoquesto? Il valore della trasmissione della giornata della memoria non ha significato se non abbiamo il coraggio di dirle e di dircele queste cose. Il Dr. Pacifici ci ha parlato anche del loro amore nel rispetto della Torah “voi potete prendere l’ebreo più laico, ma all’arrivo dello Shabbat, almeno in maniera formale, è il momento in cui si recita il Kidush, la preghiera, la santificazione del Sabato, anche se poi magari si usa il telefonino, è difficile trovare in una famiglia, il Venerdì sera, anche se è una famiglia laica, che il figlio esca e se ne vada in discoteca, si sta in casa tutti insieme, con i nonni, se è possibile con i zii, la famiglia rimane il centro, il baricentro importante”. Su questo sono molto d’accordo, lo dico perché personalmente, per me rispettare il Shabbat è anche un modo per stare con i miei figli, discutere, ridere e stare insieme, dimenticando i problemi quotidiani, ma amandoci e rispettandoci. Continuando il discorso di Pacifici… “questo è quello che dobbiamo recuperare, l’idea di sapere chi siamo, noi che siamo minoranze, possiamo mettere questo in evidenza proprio come modello da far comprendere agli altri, su come si convive in una Europa che si rispetta, rispettando le regole che noi tutti ci siamo dati e che non devono essere altri ad imporci”. Per tornare quindi al tema della memoria, “la memoria ha un senso” come raccontava il Rabbino Roberto della Rocca, ma il senso è “non ci si può legare all’idea di avere delle origine ebraiche, solo pensando a dei nonni che sono morti nel campo di sterminio, ma sostanzialmente, capire qual è la nostra identità, sapendo su cosa abbiamo investito, sui nostri figli, l’orgoglio di sapere non solo di aver avuto dei nonni ebrei, ma di avere dei nipoti ebrei, noi tutti lo dobbiamo fare, rispettando le proprie culture chiaramente, noi abbiamo il dovere d’investire affinché i nostri nipoti mantengano le tradizioni dei nostri nonni, noi siamo il ponte, questo è l’obbligo che abbiamo, la nostra missione. Per questo penso che il giorno della memoria debba certamente raccontare senza alcun tentativo di nascondere nulla e soprattutto si devono combattere i negazionisti del presente, dobbiamo impegnarci proprio per rafforzare la nostra identità e cercare di utilizzare la memoria, ripeto, per affrontare i drammi del presente”. E’ stato interessante il discorso del Dr. Pacifici, ho ritenuto giusto trascriverlo per darvi una idea più profonda del pensiero Ebraico. Gli Ebrei amano la vita, il senso della famiglia, il rispetto verso gli altri, non a caso Israele è uno stato Democratico. E che dire di me, io amo Israele, spero nella volontà di Abba di poterci ritornare presto. Ringrazio Abba, per questo weekend costruttivo e soprattutto perché ho potuto conoscere sorelle e fratelli con i quale ho condiviso l’amore per il Signore, che Adonai benedica la casa di preghiera Hop-Italia, Andie e Ivan Basana, che ritengo abbiano degli impegni importanti da seguire per amore a Dio ed Israele. Vi lascio con questo versetto: “Ecco quanto è buono, e quanto è piacevole, che i fratelli dimorino assieme nella unità! E’ come l’olio prezioso sparso sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aarone, che scende fino all’orlo delle sue vesti, E’ come la rugiada dell’Hermon, che scende sui monti di Sion, perch’è là che L’Eterno ha comandato la benedizione, la vita in eterno” (Salmo 133)

Shalom Romy Pozo