Anche la prima settimana del mio secondo e ultimo programma Sar-El si e’ conclusa abbastanza bene,ma iniziamo dal principio. Domenica 22 febbraio mi sono presentata all’ora stabilita, 15.30 all’Aereoporto Ben Gurion per incontrarmi con il nuovo team. Il team questa volta e’ formato da 14 persone , 6 donne e 8 uomini. A parte 5 europei (io, un danese, una svizzera e due tedeschi) il resto sono tutti americani (4 canadesi e 5 made in USA). Alle 18.30 finalmente il team era al completo quindi ci trasferiscono in direzione Beersheva, per mi gioia di nuovo nella stessa base della volta precedente. Con mia grande sorpresa la signora svizzera, del Cantone Ticino oltre ad essere una credente parla anche l’italiano. La prima settimana e’ volata in un batter d’occhio anche perche’ ho lasciato la base prima del previsto visto che ero stata invitata al Bar Mitzva del nipote della Val. Infatti mercoledi pomeriggio ho lasciato la base da sola usando mezzi pubblici, bus e treno per arrivare a Tel Aviv. Sapete, una cosa che ho imparato nel corso dei miei viaggi intorno al mondo e’ che piu’ usi i mezzi pubblici di un paese e piu riesci a capire di che stoffa e’ fatta la popolazione, e resto sempre piu’ meravigliata e affascinata dai comportamenti degli israeliani. La definizione esatta per descrivere un israeliano, come gia’ scritto in precedenza, e’ il termine /Tzabar/ /Sabra, ovvero, come la pianta, gli israeliani hanno la tenacia e la capacità di sopravvivere in un difficile ambiente fisico esterno caratterizzato da un’accentuata “aridità”, ma in grado comunque di produrre un frutto spinoso all’esterno sebbene il suo interno sia dolce e gradevole. Vedere questa loro capacità di adattarsi alle situazioni e restare dolci e’ sorprendente e vi faccio subito un esempio. Dalla base per arrivare in Stazione ho preso il bus, durante il tragitto il bus si e’ fermato ad una fermata presso un Centro Commerciale, prima di arrivare a questa fermata, 50 mt prima c’e’ un semaforo dove il bus si e’ fermato. Poiche’ ero davanti avevo visto che alla fermata c’era una donna sulla sessantina che spostava la sua spesa dal carrello all’interno delle buste. Sinceramente quando l’ho vista ho detto:” questa perde il bus perche’ non riesce a mettere tutto dentro prima che il semaforo diventa verde ”;ed ero molto dispiaciuta per lei. Qui viene la sorpresa, il conducente del bus si e’ fermato proprio vicino a lei e ha aperto la porta, subito, senza che nessuno facesse commenti, un soldato e’ sceso ha aiutato la donna con la spesa e insieme sono saliti nel bus. La cosa piu’ soprendente per me non era tanto il fatto dell’aiuto del soldato, perche’ quando si tratta di aiutare gli israeliani sono il numero uno, ma che nessuno nel bus (bus strapieno accavallati uno sopra l’altro)si fosse lamentato della perdita di tempo. Stessa storia nel treno, poichè erano passate le 16 e quindi molti pendolari tornavano a casa da lavoro, il treno era pieno e molti di essi erano accompagnati dalle loro bici. E’ vero che esistono vagoni in cui puoi sederti e tenere la tua bici accanto, ma ovviamente essendo in ora di punta anche il treno era super affollato. Per me vedere tanta gente che saltava sulle bici per passare da una parte all’altra del treno in cerca di posto, senza lamentarsi e’ stato super sorprendente considerando anche che questi treni sono anche molto puliti, altro che Freccia Bianca!!!! Am Israel Chai!!!!! Il giovedi invece sono andata al Kotel per il Bar Mitzva, Interessante vedere i vari approci dei Rabbini che introducono il giovane uomo a diventare un membro a pieno titolo della comunità ebraica con le responsabilità che ne derivano incluso il suo rapport con Eretz Israel e alla lettura della Sua Parola. Dalla copertura del Tallit all’indossatura del Tefilin, dagli uomini chiamati a pregare e a benedire il giovane oltre il papà, ogni passo veniva seguito dal lancio di caramelle da parte delle donne ( I bambini presenti al muro si infilavano da per tutto per raccoglierle). Nel nostro caso ho potuto vedere veramente un approccio non formale ma con il cuore alla Sua Parola, sia da parte del giovane uomo che del Rabbino, incluso un fatto non usuale di chiamare anche la mamma a stendere la mano dal divisorio per pregare e benedire suo figlio. Alleluia!!!!!! Bello e allegro, accompagnato con canti e danze il trasporto della Sefer Torah (rotoli su cui viene trascritta la Torah ) al Aron-Ha-Kodesh (Armadio Sacro presente in ogni Sinagoga, dove vengono custoditi I Seferim). La festa e’ proseguita in un noto Bristo di Yerushalaim Il venerdi invece prima dello Shabbat io e Val ci siamo recate a Beit El ( un km da Ramallah) , facendoci guidare dalla Ruach Kadosh su quale luogo dovevamo pregare visto che le insegne erano tutte in ebraico e non ci eravamo informate prima sui siti presenti, inoltre in questo villaggio e il gps non rilevava nessuna informazione sui posti. Siamo andati appunto seguendo il Suo percorso, abbiamo parcheggiato e iniziato a camminare cercando un luogo appartato per pregare. Camminando,camminando, ci siamo trovati sul luogo dove Giacobbe ha avuto il sogno (Genesi 28:10-19). Sul quel posto, circondato tra il verde della natura e il blu del cielo, con una temperatura di 27 gradi, abbiamo iniziato a pregare per questo sogno e proclamato quello che il Signore aveva detto per i discendenti di Giacobbe. Da li abbiamo inziato a intercedere per le varie situazioni compreso la votazione da parte dell’Italia su uno Stato per i palestinesi. E’ stata un’ esperienza stupenda e si poteva sentire con tutti i sensi la Sua presenza. Abbiamo iniziato a cantare e a danzare alla Sua presenza accompagnate anche dalla lode che usciva attraverso lo smartphone connesso alla prima radio messianica in Israele ( agape.fm <http://agape.fm/> solo on line). Con l’avvicinarsi dello Shabbat siamo rientrate a casa con l’intento, a Dio piacendo, che il prossimo venerdi si andra’ a Hebron. Anche per questa settimana e’ tutto, alla prossima Shabbat Shalom Annalisa

Annalisa’s adventure to Israel