Saranno gli europei che correranno in nostro aiuto quando i terroristi potranno liberamente affluire in Cisgiordania e inizieranno a sparare razzi su Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme?

Di Guy Bechor

“La sicurezza duratura per uno stato di Israele ebraico e democratico non sarà possibile senza uno stato palestinese vitale e democratico”. Lo ha detto il ministro degli esteri di un paese europeo parlando ai cittadini di Israele durante una recente visita a Gerusalemme. Purtroppo la frase denota arroganza – ancora una volta il ministro di un paese europeo pensa di sapere cosa è meglio per il bene degli ebrei più degli ebrei stessi – ma anche una lampante ingerenza nei nostri affari nazionali. Sarebbe come se il ministro degli esteri d’Isreaele andasse a dire agli europei che la loro sicurezza sdarà impossibile finché non concederanno alla crescente minoranza musulmana in Europa la piena autonomia e la libera applicazione della legge islamica della sharia, richieste che prima o poi verranno certamente avanzate. Gli europei mal tollererebbero una così arrogante ingerenza, e dunque non si capisce perché facciano la stessa cosa nei confronti di quelli che definiscono loro amici. Consideriamo la frase nel merito. Per quanto riguarda la democrazia palestinese, il mandato del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), eletto nel gennaio 2005 sotto il patrocinio di Israele, è scaduto da sei anni. Tecnicamente oggi Abu Mazen è solo un privato cittadino. Ha sciolto il parlamento palestinese, poco dopo che si era formato con le elezioni del gennaio 2006, perché Hamas aveva stravinto. In ogni caso, anche il mandato del parlamento palestinese è scaduto da cinque anni. Non si tengono elezioni né vi è alcun accordo fra i palestinesi sulle prossime elezioni, perché se si tenessero Hamas si prenderebbe tutto, dopo aver preso brutalmente il controllo sulla striscia di Gaza nel 2007. E così Gaza rimane sotto il controllo di un’organizzazione terroristica (esplicitamente votata alla distruzione di Israele), e Ramallah sotto il controllo di una banda che manca di qualsiasi legittimazione pubblica e legale. Questa è la loro democrazia: nessun preparativo per un vero stato, niente istituzioni, niente politica, nessuna fonte di reddito, niente partiti e nessun incontro tra le parti. Per quanto riguarda la sicurezza, un territorio arabo indipendente in Giudea e Samaria (Cisgiordania) significherebbe la fine dello stato ebraico, cosa di cui l’Europa dovrebbe presumibilmente preoccuparsi. Lo sa, il ministro degli esteri del paese europeo, che il confine reclamato correrebbe a due chilometri dalla Knesset, la quale si troverebbe direttamente sotto il tiro dei cecchini? Lo sa che Abu Mazen prevede di portare in quel territorio centinaia di migliaia, forse addirittura milioni di “profughi palestinesi” dalla Siria, dall’Iraq e dal Libano? Sarebbe la versione più “moderata” del “ritorno”, comprendente anche intere brigate di terrroristi fra i più pericolosi ed esperti, i cui razzi e missili potrebbero a quel punto colpire agevolmente l’aeroporto Ben Gurion e le città di Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme. Sarà il ministro degli esteridel paese europeo che correrà a salvarci, in quel momento? Forse come ha salvato le centinaia di migliaia di vittime in Siria, Iraq, Libia, Yemen ed Egitto? E come sta facendo per salvare l’Ucraina? Si noti che Israele ha un territorio più angusto, e dunque è il caso il più a rischio di tutti quelli appena ricordati. Il ministro degli esteri del paese europeo sarebbe d’accordo di dividere Berlino o Parigi con lo Stato Islamico sulla base della demografia dei vari quartieri? Il muro di Berlino è stato abbattuto dopo 28 anni: dunque, perché si vuole ricostruire a Gerusalemme il muro che divise la città per 19 anni? Una persona ragionevole si domanda come mai gli europei sono così ossessionati dai palestinesi, quando i palestinesi sono gli unici arabi in Medio Oriente che vivono una vita relativamente buona e sicura. Più che di occupazione, qui bisognerebbe parlare di un’opera di salvataggio senza la quale starebbero già scannandosi a vicenda, come accade nel resto della regione attorno a noi, che infatti ne risulta distrutta. Siria, Iraq, Libia, Yemen sono già distrutti, con milioni e milioni di profughi e centinaia di migliaia di morti. O forse questa ossessione non ha tanto a che vedere con i palestinesi, ma piuttosto con gli ebrei? Quando l’Europa parla allo stato ebraico, al posto di accuse, rimproveri e lezioncine ci aspetteremmo un po’ più di umiltà e di modestia.

(da israele.net)