Commento di Giovanni Quer

È stato pubblicato il rapporto Schabas, della Commissione di inchiesta su Gaza, anche se dovrebbe essere chiamato McGowen-Davis, dal nome della sostituta del prof. Schabas dimessosi per la dimostrata parzialità pro-palestinese. Più di 60 ONG citate, tra cui compaiono: B’tselem, che durante la guerra pubblicava rapporti benché ammettesse non si potesse essere certi dei fatti; la Palestinian Commission for Human Rights, pagata dall’Europa per essere l’ombudsman palestinese è che invece si occupa di delegittimare Israele; al-Mezan, che promuove l’idea di Israele criminale; Breaking the Silence, che discreditano Israele in giro per il mondo con testimonianze anonime e non verificabili di soldati israeliani che dimostrerebbero la crudeltà dell’IDF. Le ONG e la commissione non hanno in alcun modo esperienza militare, necessaria assieme al diritto internazionale, per valutare la condotta durante la guerra. Interessante leggere (par. 63) che la Commissione non ha potuto verificare le accuse di uso militare di infrastrutture civili perché i testimoni “avevano paura di ritorsioni da parte di milizie e autorità locali”. Non è molto il contenuto del rapporto della commissione, certamente più bilanciato di Goldstone, che più preoccupa, ma le conseguenze. Adottare delle misure in conseguenza alla pubblicazione significherebbe accusare Israele di crimini contro l’umanità, adottare sanzioni economiche, perseguire Israele presso la corte penale internazionale, mentre Hamas rimarrebbe al potere. Abbas ha agito questa settimana, fornendo alla Corte Penale Internazionale nuove memorie e prove dei presunti crimini commessi da Israele. Al-Maliki, ministro degli Esteri palestinese, dice che i palestinesi stanno perseguendo la via della giustizia e non della vendetta. In realtà è la continuazione della guerra, solo su terreno politico, che sfrutta il diritto internazionale. Una possibile decisione europea sulle contromisure in base a Goldstone può portare a mille cause contro Israele o a altre decisioni su sanzioni economiche o finanziarie. È qui che si gioca la credibilità della comunità internazionale. L’obiettivo è sempre quello espresso dalla strategia di Durban 2001: criminalizzare Israele, renderlo un paria e isolarlo. Attenzione per i palestinesi? Non proprio. Se ci fosse questa grande volontà di combattere per i diritti dei palestinesi allora si parlerebbe anche delle esecuzioni sommarie, della morsa dell’Islam radicale con le cellule fedeli all’isis a Gaza e con l’isis Palestina che ha appena dichiarato prossime vendette contro i cristiani. Non pare sospetta ormai l’ossessiva attenzione verso Israele?

Art. tratto da informazionecorretta