L’ultimo passante israeliano attaccato da un palestinese nel nome della Moschea di Al Aqsa è stato un ragazzino di 15 anni a una stazione di benzina. Ma ogni minuto è buono per aggiornare la lista coi nomi di qualche altro sfortunato: giovane vecchio, mamma, bambino. Dodici ore prima, sabato sera, è stata la volta di due uomini uccisi in città vecchia, una donna e un bambino di due anni feriti da un certo Muhannad Halabi di 19 anni, che ha scritto su Facebook: “È iniziata la Terza Intifada. Ciò che accade alla Moschea di Al Aqsa, accade ai luoghi sacri e al profeta Mohammed, alle nostre madri e sorelle. Il popolo non soccomberà all’umiliazione”. Sulla stessa nota giovedì sera sono stati assassinati Eitam Henkin, uno studioso dell’Università di Tel Aviv, e sua moglie Na’ama, graphic designer, tornavano (siamo in piene feste ebraiche) alla loro comunità in Samaria. E’ avvenuto davanti agli occhi dei loro bambini, dai 4 mesi ai 9 anni.

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