Washington approva l’etichettatura dei prodotti degli insediamenti. Lo scontro diplomatico tra Israele e Stati Uniti sta tornando ai suoi picchi di acidità, dopo qualche tempo di calma, almeno apparente, e di grandi rassicurazioni da parte di Washington, soprattutto per quel che riguarda il deal iraniano. I toni sono di nuovo ostili, coloriti, irrimediabili. Due giorni fa il portavoce del dipartimento di stato americano, John Kirby, ha detto: “Non pensiamo che etichettare l’origine dei prodotti dei settlements sia un boicottaggio di Israele, così come non pensiamo che etichettare l’origine dei prodotti equivalga a un boicottaggio”. Kirby stava discutendo della politica degli insediamenti di Israele, condannandola (“il governo americano non ha mai sostenuto i settlement”), e a domanda diretta sulla politica europea di etichettatura dei prodotti degli insediamenti ha risposto avallandola. La questione – i lettori del Foglio lo sanno bene – non è marginale, fa parte di una cultura demonizzante nei confronti di Israele che in Europa va sempre forte e che contagia l’America. Continua a leggere su Notizie su Israele