Con gli intricati conflitti che proliferano tutt’attorno, Israele sta coerentemente adottando un atteggiamento da paese neutrale

Di Amotz Asa-El

C’è stato un tempo in cui la Svizzera era diventata la metafora di ciò che Israele non avrebbe mai potuto avere: ricchezza, Alpi e neutralità. Se le vette eternamente innevate restano qualcosa di esotico, il successo economico della Svizzera non è più così distante da Israele, né lo è la sua neutralità. Sta emergendo una nuova mentalità israeliana che spinge Gerusalemme a fare il possibile per tenersi al di sopra della rissa di conflitti mediorientali in continua proliferazione, rendendosi conto che i suoi interessi in quei conflitti sono o vaghi o contraddittori, e che schierarsi può solo essere controproducente. La neutralità – come politica e come ideale – è qualcosa che circola da due secoli, durante i quali è stata identificata in primo luogo con la Svizzera, emersa con questo proposito dalle guerre napoleoniche. A differenza di altri paesi storicamente neutrali come l’Austria e la Svezia, la Svizzera non ha aderito all’Unione Europea che la circonda, e fino allo scorso decennio nemmeno alle Nazioni Unite.

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