La cosa avrebbe qualcosa di grottesco se non fosse un’autentica infamia. L’ennesima. Una decisione che va nella direzione del più inquietante revisionismo storico. L’UNESCO ci aveva abituato da tempo a prese di posizione quanto meno sconcertanti, ma quest’ultima le supera tutte. Si tratta della risoluzione votata il 16 aprile scorso con esito favorevole circa il progetto “Palestina occupata“ che mirerebbe a negare il carattere etnico, religioso, storico e geografico del popolo ebraico e del suo legame con la Terra d’Israele e con la città di Gerusalemme.

Proposto da un pool di stati arabi e islamici, la risoluzione è stata approvata da 33 stati (tra cui Francia, Russia, Spagna, Svezia), 17 i paesi astenuti, e sei quelli contrari (Stati Uniti, Estonia, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Regno Unito). Il progetto contenuto nella risoluzione si concentra soprattutto sulla negazione di ogni benchè minimo legame tra il Monte del Tempio e il sito dei due antichissimi templi d’Israele, quello di re Salomone (distrutto da Nabuccodonosor del 586 a. E. V.), e quello di Erode (distrutto da Tito nel 70 d. E. V.), a loro volta edificati sul biblico Monte Morià, il luogo dove sarebbe dovuto avvenire il mancato sacrificio di Isacco per mano di Abramo, più precisamente l’ Akedat Itzchak o legatura di Isacco, come chiama l’episodio la tradizione ebraica.

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