Chiunque visiti la città vecchia di Yerushalayim si ritroverà inevitabilmente a camminare in un dedalo di strade lastricate, viuzze, vicoli, che improvvisamente possano portare a quello che rimane degli assi stradali del Cardo romano, o in quartieri dove il paesaggio, con le sue forme, lingue, persone, negozi, rumori ed odori cambia sensibilmente: Il quartiere armeno, ebraico, cristiano e musulmano insieme alla Spianata del Tempio confinano e si incastrano, stringendosi e accostandosi all’ attuale cinta muraria (che parzialmente ripercorre il perimetro delle mura dei periodi “Biblico” e del “2° Tempio”).

In questo contesto non è raro, camminando lungo questo reticolo irregolare di percorsi, provare senzazioni contrastanti, talvolta di compiacimento nella scoperta di angoli “inediti” e suggestivi, altre volte un leggero senso di “oppressione” e stanchezza. Un luogo con più identità, circondato da una parte da “Yerushalayim est” ed i territori contesi, e di là, la Yerushalayim capitale, più occidentale e rassicurante, progressivamente più moderna e ordinata man mano ci avviciniamo verso la periferia (1).

In qualche modo una enclave nell’ enclave. Nella città vecchia può capitare di entrare in una piccola mansarda salendo dalle scale esterne dell’edificio, scendere poi attraverso una scala interna nell’appartamento sottostante del proprietario, percorrere uno stretto corridoio dove altre scale scendono nella cantina che si affaccia su un cortile da cui si accede anche ad un edificio la cui entrata principale è a 3 vicoli di distanza dall’entrata della mansarda. Similmente le onnipresenti permanenze archeologiche delle varie epoche, nella città vecchia si compenetrano o si sovrappongono, stratificandosi nel sottosuolo, nelle fondamenta o al livello dell’attuale edificato; creando un intricato reticolo di cunicoli e spazi vuoto/pieno, strutture per mettere in sicurezza i lavori e la staticità dei piani soprastanti, aree in cui gli scavi sono più avanzati e definiti ed altre dove il manufatto non è facilmente accessibile…

Nel recente archeotour di Edipi, Dan Bahat ha guidato tutto il gruppo dei partecipanti nei meandri più nascosti dei recenti scavi archeologici ed anche in posti “fuori” dagli itinerari canonici, suddividendo equamente i 6 giorni intensi del focus archeologico nei periodi: Romano/erodiano, bizantino, crociato/romanico, mammelucco e ottomano; trasmettendoci un entusiasmo ed una “ansia” pedagogica assolutamente rara in professori e studiosi del suo livello. Molto interessante è stata anche la visita di una serie di chiese del periodo crociato in stile romanico ed altre più recenti in stile eclettico/bizantino appartenenti al patriarcato greco ortodosso, dove scavi sotto le fondamenta hanno portato al rinvenimento di porzioni murarie o mosaici di Chiese e Sinagoghe di epoche molto più antiche. Emozionanti anche i cunicoli sotterranei a ridosso della Spianata con i pozzi, i resti delle piscine, ed intere porzioni di fortificazioni risalenti al periodo erodiano (2).

Con la sua semplicità e determinazione ci ha stimolato anche quando, talvolta, può essersi soffermato su particolari o diatribe archeologiche più consone agli addetti ai lavori che ai neofiti, o a coloro che prediligono, piuttosto al taglio squisitamente archeologico, un approccio storiografico più interdisciplinare alle varie epoche. Seguendo Dan per giornate intere oltre a meravigliarti della resistenza e della forma fisica dei suoi 78 anni, ti accorgi che lui non è un esperto di archeologia, lui è l’archeologo, con una forma mentis da archeologo ed una memoria eccellente. Ti domandi quanto per un esperto come Dan Bahat (restio a considerare le matrici escatologico/spirituali sulle tensioni per il controllo della Spianata, e più in generale sul conflitto arabo/israeliano) può essere assurdo tollerare che una istituzione mondiale come l’Unesco non riconosca le evidenti connessioni storiche tra Israele ed Il Monte del Tempio. Realizzi che lui pragmaticamente si rende ancora più disponibile ad accompagnare, come qualsiasi altra guida (comunque molto preparate in Israele) un variegato gruppo dall’Italia.

Buona parte delle numerose testimonianze del periodo tardo antico si trovano nel sottosuolo dell’ attuale quartiere musulmano (così come in Giudea e Samaria ritroviamo buona parte dei luoghi delle vicende narrate nella Bibbia). Dan ha una conoscenza topografica del quartiere come del resto della città vecchia, e conosce molte persone. Durante il focus lo abbiamo percorso più volte “assorbendone” anche gli odori, il disordine, i momenti di congestione e di calma della quotidianità. Talvolta puoi provare sensazioni contrastanti a Yerushalayim: nella città vecchia puoi alloggiare in posti freschi e silenziosi con un tetto dal quale ammirare un incredibile tramonto ed alle 3 di ogni notte essere svegliati dal colpo di cannone che annuncia la nenia del Muezzin. Che si protrae con la melodia delle campane greco ortodosse, latine, ed i rumori dei carretti trainati tra gli sbalzi dei vicoli per il rifornimento del Suk. Così come gli assurdi ed illegittimi divieti che alla Spianata del Tempio improvvisati “custodi” arabi possono ricordare allo spaesato turista di turno (3). Piccoli attriti, provocazioni possono facilmente svilupparsi, ma non è questo la causa di eventuali, sporadiche sensazioni di disagio o oppressione.. si percepisce chiaramente che il conflitto è di origine spirituale, prima che storica o socio/politica. Sensazioni dello stesso tipo si possono provare anche dimorando in altre parti di Israele, quando talvolta l’espletare le più piccole cose di ogni giorno può sembrare una non facile conquista. Tuttavia, improvvisamente può succedere di passare momenti incredibilmente sereni ed inaspettati in maniera semplice e spontanea.

Uno di questi, come molti altri del tour, è stato rivedere Amnon, il Moreh di ebraico con il quale non ci vedevamo da 3 anni. Dopo il tramonto, camminando beati da Jaffa Gate verso una gelateria della vecchia Tachanà, lungo il Mitchell Garden, ci siamo intrufolati, sedendoci comodamente, nell’ arena dove si stavano tenendo le prove del “Rigoletto”. C’era tutta la compagnia, le scenografie in movimento, le macchine e le luci di scena e la regista che con voce autorevole impartiva direttive in ebraico ed italiano. Mancava solo l’orchestra che era sostituita dal pianoforte. Il ragazzo della sicurezza che discretamente si era avvicinato, visto forse la nostra età più che adulta o il nostro compiacimento di essersi ritrovati lì, non ci ha detto nulla ed è ritornato dietro le quinte. Ci siami goduti lo spettacolo per una buona mezz’ora, proseguendo poi per la Tachanà che ospitava pure il Festival del libro. Tra gli stand ci ritroviamo anche nelle sezioni di libri per bambini, ai quali Amnon aveva attinto abbondantemente per preparare i suoi corsi di Lettorato di ebraico moderno in Italia, insieme alle poesie di Lea Goldberg, Rachel, estratti del Tanach, calendari, festività, teatro e musica ebraica, giochi e materiale didattico costruiti manualmente con estrema cura e dedizione.

Un flash back della Kittà Amnon, questo gruppo eterogeneo e adulto dove i veri studenti erano una minoranza, che per qualche anno era stato così coeso e allegro. “Coincidenza”, Amnon e Dan Bahat, una decina di anni di differenza, si erano conosciuti e frequentati in Kibbutz 40/50 prima, attraverso l’amicizia di Dan con la sorella della cognata di Amnon. Contraccambiando i saluti di Dan, Amnon mi parla di quei tempi, quando Dan si trasferì a Mevaseret Zion con la moglie Anat (che abbiamo avuto il piacere di conoscere durante il tour), il tempo degli studi giovanili…. arricchendo così i racconti e gli aneddoti dello stesso Dan.

Ritornando al Convento nella Città vecchia, in vista di una nuova giornata di archeotour, sorpreso e felice dal genuino piacere che avevo provato nel rivedere Amnon, ho ringraziato L’ Eterno.

Note:

(1)Le numerose colline circostanti hanno comunque imposto uno sviluppo irregolare dell’impianto urbanistico e infrastrutturale della città, determinando così una complessiva omogeneità dell’ intera città che la rende veramente unica in Israele. Questa sfumata ma sostanziale omogeneità è stata enfatizzata anche dall’attenzione posta nei vincoli costruttivi degli edifici successivi e recenti per quanto concerne le tonalità cromatiche delle superfici esterne, ed i rivestimenti in pietra delle costruzioni.

(2) Sono ben visibili e conservati gli enormi blocchi di pietra del periodo erodiano tutti caratterizzati da una doppia cornice scolpita in ogni blocco. Questo oltre ad essere una ennesima prova dell’esistenza del 2° Tempio, lascia immaginare la sensibilità e l’intento innovativo di questo sanguinario e poliedrico despota. Pur probabilmente influenzato dai cambiamenti formali e di stile dell’epoca augustea coeva, ritroviamo curiosamente nei suoi bisnipoti e fratelli Agrippa 2 e Berenice la stessa passione per lo sviluppo di nuovi canoni estetici.

(3) Questo clima di sottile prevaricazione/provocazione sulla Spianata diminuisce o aumenta a secondo delle circostanze, e non è vissuto da tutti gli abitanti arabi di Yerushalayim nella stessa maniera. Così come è importante ricordare quello che molti media non dicono o fanno finta di non sapere: molte persone del popolo arabo o palestinese non condividono affatto gli intenti ed i propositi delle minoranze che “governano” la Giudea, la Samaria e Gaza. Pur non confessandolo per timore di terribili rivalse, In cuor loro preferirebbero sotto ogni aspetto essere cittadini di Israele.