Israele supera indenne la conferenza di pace di Parigi ed una settimana difficile a Bruxelles con il forte sostegno delle comunità

Parigi, 17 gennaio 2017

– Gli organizzatori della cosiddetta “conferenza di pace” hanno vissuto un parziale fallimento in questo summit internazionale, programmato proprio prima dell’insediamento del nuovo presidente Americano e della sua nuova amministrazione a Washington. Con l’assenza dei rappresentanti del governo USA, di quelli israeliani e dell’autorità palestinese, le due parti veramente coinvolte, la conferenza non ha essenzialmente formulato delle proposte concrete su come far ripartire il processo di pace in Medio Oriente. L’iniziativa francese, invece, può aver accelerato un cambio geo politico, con l’abbandono di Bruxelles da parte del governo britannico il cui segretario agli esteri, Boris Johnson, di proposito non ha partecipato alla conferenza, dando al suo rappresentante delle chiare istruzioni sul non firmare alcun documento, fornendo così un’indicazione della posizione che in futuro la Gran Bretagna assumerà verso Israele.

Anche l’Australia si è rifiutata di firmare il documento finale.

Il Canada, oltre ad altri stati membri dell’UE, ha deciso di inviare alla conferenza esponenti di secondo piano al posto dei rispettivi ministri degli esteri. Anche il nuovo Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, ha deciso di non essere presente. Le conseguenze di tutto ciò si sono riflesse lunedì, il giorno seguente, in un incontro già programmato dei 28 ministri degli esteri dell’UE a Bruxelles; nel pranzo di lavoro dedicato alla discussione del risultato di Parigi, il ministro degli esteri britannico ha deciso di bloccare l’adozione delle conclusioni della conferenza causando quindi un ulteriore imbarazzo per l’Unione Europea durante una settimana in cui doveva mostrare un’unità riguardo al processo di pace. La posizione della Gran Bretagna è stata supportata da alcuni paesi dell’Europa dell’Est.

“La conferenza di pace di Parigi ha fallito il suo obiettivo dichiarato di far ripartire il processo di pace, ma ha galvanizzato il supporto popolare per Israele, in tutto il mondo” ha affermato il direttore e fondatore di ECI Tomas Sandell,  parlando a Stoccolma martedì mattina, al parlamento nazionale. Al momento la Svezia è membro di turno nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. ECI aveva sollevato la consapevolezza sulla conferenza di Parigi con una campagna nei social media, già da alcune settimane.

Molti cristiani sono andati a Parigi, domenica, per dimostrare il loro sostegno ad Israele e sono state organizzate molte manifestazioni e veglie di preghiera in tutto il mondo. Nelle conclusioni della conferenza, i partecipanti (tranne il Regno Unito ed Australia) hanno confermato il loro appoggio alla soluzione di due stati facendo appello alle due parti direttamente interessate chiedendo che vengano rimossi i rappresentanti governativi che non condividono questo obiettivo.

Ma il testo della conclusione finale è stato ammorbidito dopo la pressione dell’amministrazione statunitense uscente; la critica ad Israele per gli insediamenti è stata bilanciata dall’inclusione, nelle conclusioni finali, del bisogno che venga bloccato il terrorismo (palestinese) e l’incitamento all’odio

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