UNA DELEGAZIONE DI EDIPI PARTECIPERA’ ALL’EVENTO.

La vicenda richiama subito alla mente “Exodus”, il kolossal sulla genesi dello Stato di Israele diretto nel 1960 da Otto Preminger e interpretato da Paul Newrnan, Eve Marie Saint e Lee J. Cobb, Se non fosse che qui le navi non sono una ma tre. E il loro porto di partenza nel 1946, 1947 e 1948 non fu Cipro ma Pellestrina, con un carico complessivo di 1.305 ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti nell’Europa dell’est, e disposti a tutto pur di raggiungere la Palestina. A 70 anni dal viaggio di “Kadima” (“Avanti”), la seconda di queste tre navi della speranza e della volontà, l’organizzazione Keren Hayesod Italia in collaborazione con la Comunità ebraica di Venezia, ha organizzato proprio a Pellestrina, il 26 marzo alle ore 10, la prima celebrazione di questa storia mai del tutto raccontata. “Kadima” salpò da Pellestrina il 5 novembre 1947 con 794 persone a bordo: ebrei che dopo le persecuzioni razziali, le deportazioni e i campi di sterminio non avevano più una casa o una patria. E aspiravano a crearne una in Palestina, allora sotto mandato britannico, secondo quanto previsto dalla dichiarazione Balfour e facendo proprie le rivendicazioni dei movimenti sionisti. Entrati in Italia da Tarvisio, furono tutti aiutati dall’organizzazione clandestina “Bricha”, operante a stretto contatto con la Brigata ebraica e l’Haganah. E da Ada Sereni, l’infaticabile coordinatrice di tanti esodi via mare sotto il naso degli inglesi. Che a tal fine teneva aperto un ufficio a Milano, ovviamente soggetto a copertura. E utilizzava un’azienda agricola di Magenta come centro di prima accoglienza e per la formazione dei futuri lavoratori nei kibbutz. Spentasi nel 1998 all’età di 92 anni, il suo ricordo è indissolubilmente legato a quello del marito Enzo, non meno straordinaria figura di scrittore, partigiano, sionista, fondatore di kibbutz e sostenitore della coesistenza tra ebrei e arabi, scomparso nel campo di concentramento di Dachau dopo la cattura da parte dei tedeschi. Il viaggio di “Kadima” durò solo pochi giorni, perché il 15 novembre fu scoperta da un aereo della Royal Air Force. Una nave britannica la costrinse a fare rotta verso Haifa, da dove i suoi passeggeri furono trasferiti nei campi d’internamento ciprioti. Analoga la sorte di “Wingate” e “Lamed-Hey-35 eroi”, partite il 14 marzo 1946 e il 17 gennaio 1948 sempre da Pellestrina, con 238 e 273 persone. Che, nonostante l’internamento a Haifa e a Cipro, raggiunsero più tardi la Palestina per essere parte attiva nella nascita di Israele. “Tra i sopravvissuti alla Shoah, molti ancora si commuovono al ricordo degli aiuti e della solidarietà e simpatia manifestate nei loro confronti da tanti italiani a Venezia, Bari, Otranto, La Spezia, Genova e Formia”, sottolinea lo storico Yehoshua Amishav. Che nella medesima circostanza, oltre a rendere omaggio al premier Alcide De Gasperi “per la sua disponibilità a chiudere un occhio, se non tutti e due, davanti all’emigrazione clandestina ebraica”, precisa come durante le sue ricerche sulle partenze da Pellestrina sia emersa anche la settecentesca villa Friedenberg a Mestre, “utilizzata nel dopoguerra da “Bricha” come centro d’accoglienza degli ebrei in attesa d’imbarco. E per tragica ironia, impiegata in precedenza come luogo di detenzione temporanea degli ebrei destinati ai campi di sterminio”. E ora si cercano i testimoni dell’epoca Alla cerimonia del 26 marzo a Pellestrina è già prevista la partecipazione di testimoni diretti del viaggio di “Kadima”, Ma gli organizzatori si propongono di fare di più. E a tal fine, lanciano un appello rivolto a quanti, in isola o più genericamente a Venezia, potrebbero avere conservato il ricordo della partenza di questa e delle altre due navi. O della presenza in città dei loro passeggeri. “Siamo convinti dell’esistenza di persone che, seppur oggi molto anziane, potrebbero fornire informazioni molto utili sui fatti di Pellestrina, oppure essere depositarie di testimonianze più generali sull’emigrazione clandestina da Venezia e dintorni dei sopravvissuti alla Shoah – spiega Yebosbua Amishav, già diplomatico presso l’Ambasciata israeliana in Italia, appassionato di studi storici e tra i promotori dell’evento -. L’apertura dell’indirizzo e-mail navekadima74@gmail.com è stata pensata per loro. Pertanto, chiunque abbia conservato la memoria di quei viaggi è pregato di farsi avanti”.

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