Gli Stati Uniti sono tornati. E’ una svolta mondiale l’evento di ieri mattina alle 3,45, quando Trump ha deciso che l’attacco chimico di Assad a Khan Sheikhoun nella provincia di Idlib, tanti morti bambini, e 546 feriti, era un’insopportabile peso per gli USA e per il mondo intero, e ha risposto. E’ finita la festa, la grande kermesse sciita-russa che aveva così bizzarramente occupato lo spazio egemonico della maggioranza sunnita ragionevole in Medio Oriente non potrà più esagerare nel disprezzo delle più elementari regole di decenza della nostra epoca con la scusa, per altro molto ben sostanziata delle atrocità di Daesh. E’ vero lo Stato Islamico è altrettanto orribile. Ma non di più di quello che è successo a Idlib. Trump ha agito velocemente, senza preavviso, come si deve per evitare che le chiacchiere possano distruggere la riuscita e lo spirito dell’azione, tutte le beffarde osservazioni sulla sua passione per Twitter si infrangono sulla pragmaticità dei tempi giusti e dell’accuratezza del tiro. A Shayrat, il campo di aviazione da cui si sono alzati gli aerei carichi di Sarin, si è abbattuta la dose davvero notevole di 59 missili Cruise Tomahawk, roba forte, dopo, per altro, gli avvertimenti per evitare stragi specie di militi russi.

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