Non c’è nulla di sorprendente nel fatto che alla manifestazione del 25 aprile si crei uno scontro oltraggioso sulla Brigata Ebraica. L’ANPI, che è il promotore delle manifestazioni celebrative, di fatto non può o non vuole impedire che dal corteo si stacchino e aggrediscano i vessilli della Brigata drappelli con bandiere palestinesi o peggio del BDS il fronte di boicottaggio conto Israele, di fatto un movimento travestito di legittimità che è invece collegato a tutti i peggiori nemici dello Stato Ebraico fino ai terroristi.

L’uso della data in cui si festeggia la Resistenza per attaccare Israele, lo Stato degli ebrei che sono le maggiori vittime della Guerra Mondiale, è un paradosso micidiale, la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello a non aderire alla manifestazione. Di fatto lo scontro non è sulla partecipazione degli ebrei alla Resistenza contro i nazi-fascisti: è sull’idea che quello che di buono gli ebrei fanno sia una foglia di fico per celare la loro perversione. Come la disponibilità a curare tutti nei loro ospedali (anche i terroristi palestinesi o i siriani feriti in una guerra che non li riguarda) o il rispetto di legge per le persone omosessuali, o il formidabile uso della giustizia in ogni circostanza anche la più scomoda, o il codice di comportamento per l’esercito… Foglie di fico, che nascondono gli ebrei con la coda e con le zanne, persecutori di palestinesi. Lo stesso per la Brigata Ebraica.

Non è la storia a essere messa in discussione, come si potrebbe negare il sacrificio degli eroi che sono venuti in nostro soccorso, ma il suo significato, per cui gli ebrei non possono fare niente di buono, neppure quando lo fanno. Nessuno può negare che i volontari che dalla Palestina vennero a rischiare la vita a fianco degli inglesi (come mio padre Alberto nel Battaglione 148) costituiscano un fatto storico.

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