Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici, è strano, non ce l’ha raccontato nessuno, ma nel virtuoso (o piuttosto virtuale) stato di “Palestina” l’altro ieri si sono svolte le elezioni. Elezioni comunali, niente di speciale, direte voi, se siete informati. Dunque è normale che i giornali non ne parlino. Eh già, normale, se siete in democrazia. Ma non in quello stano mostro politico che pretende di essere “la Palestina”: uno “stato” proclamato già due o tre volte, ma che minaccia continuamente di costituirsi, senza moneta, senza un parlamento attivo, diviso in due sottostati che si odiano, cioè la provincia di Ramallah e quella di Gaza, e soprattutto senza elezioni dal 2006, con un presidente scaduto da dieci anni. Be’, dopo molti rinvii delle elezioni – solo comunali, beninteso, non parlamentari o presidenziali – si sono tenute. Ragione per festeggiare, non solo per “gli amici della Palestina”, ma anche per quelli che vogliono la pace, perché di solito democrazia e guerra non stanno proprio bene assieme. E invece, niente. Strano, no? In realtà ci sono parecchie ragioni. La prima è che le elezioni si sono svolte in una metà della “Palestina” e non nell’altra, cioè in provincia di Ramallah e non a Gaza.

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