Ebraismo e cultura. un problema di identità di Emanuele Calò

Libri su libri su libri su libri. Una mia compagna della nostra scuola elementare sudamericana – con WhatsApp e Facebook si torna al passato remoto – mi domanda da Israele, dove è andata per il Bat Mitzvah della nipote ex sorore, se anch’io sia ebreo. La domanda mi sbilancia e mette in crisi la mia stessa identità. Vabbè, sì, sono ebreo: ma come Harrison Ford o come Moni Ovadia? Come Paul Newman o come Gad Lerner? Come Noam Chomsky o come Alan Dershowitz? Eppoi, non so una parola di ebraico. Però sono ebreo, un poco come sono romanista, ossia orgogliosissimo di esserlo. Il punto è che sono tanti, nel mondo, ebrei compresi, a dubitare che esistano gli ebrei italiani, per via della loro scarsa consistenza numerica. Io stesso inizio a dubitare della nostra esistenza, perché il fenomeno letterario/editoriale ci conduce in una dimensione mistica e finanche irreale. Un poco come Asterix, il personaggio ideato da un ebreo, il quale autore sarà finito per entrare nei fumetti assieme al suo personaggio, percorrendo la via inversa rispetto alla Rosa purpurea del Cairo; anziché passare dalla finzione alla realtà, qui è il mondo del reale a diventare cliché. Continua a leggere articolo su Notizie si Israele