Il Giornale, 09 maggio 2018

Più diretto e duro di così non avrebbe potuto essere, senza giri di parole ha cancellato l’accordo con l’Iran, con il ritorno totale delle sanzioni, la definizione di quel Paese come di un centro di terrore imperialista, in cui persiste il disegno atomico, la forza distruttiva in Medio Oriente e nel mondo. Ha spiegato che se l’avesse lasciato in piedi, avrebbe costituito la premessa di un caos permanente, e dopo averlo descritto ha annunciato che il Segretario di Stato Pompeo era in quel momento in viaggio per la Corea dove avrebbe preparato un nuovo accordo, e ha alluso anche a un magnifico futuro di pace per il popolo iraniano se si libererà dal regime che lo opprime.

In Israele Netanyahu dopo un discorso di congratulazioni ha invito all’Iran a restare tranquillo, dato che seguitano a arrivare notizie di un’intensa preparazione di missili al nord in Siria nelle basi iraniane. E sarà in previsione della vendetta promessa per l’attacco alla base T4 in Siria da parte, la rabbia per l’uscita di Trump: comunque, ieri sera Israele ha fatto aprire tutti i rifugi antimissile sul Golan. Vista da Israele, la decisione di Trump è la conclusione di una battaglia campale infinita che Netanyahu si è sobbarcato, in cui è stato vituperato e trattato da guerrafondaio. Visto dal Medio Oriente intero, è una rivoluzione, una svolta che induce tutti a prepararsi alla difesa, o all’attacco, o al ripensamento. E’ un gesto di rottura che ristabilisce una leadership americana, nega che ciò che è stato comunque sarà, e affossa una vacca sacra del liberalismo obamiano diventato legge. Anche l’Europa ne uscirà trasformata, costretta a risparmiare qualche sorriso per quei dittatori guerrafondai ora identificati come tali. Continua a leggere su fiammanirentein.com