Da Gerusalemme siamo andati a Hevron, l’antica Kyriat Arba, abitata dagli Anachiti, una razza di giganti, che fu conquistata da Caleb, quando ava 85 anni. Dopo aver visitato le tombe dei Patriarchi e delle Matriarche a Macpelà ci siamo diretti alle Querce di Mamre, nel luogo in cui Abrahamo e Sarah ricevettero la visita del Signore e di due angeli, gli stessi che furono mandati a salvare il giusto Lot e la sua famiglia.

In quel luogo era stabilito l’incontro dell’evento internazionale Figli di Abrahamo – Har Hevron tra cristiani provenienti dall’Italia e da molte altre nazioni, con le autorità politico religiose della Giudea Samaria, in corrispondenza del 70° anniversario della nascita dello stato di Israele e per sostenere e incoraggiare gli Ebrei nell’opera di restaurazione delle città e delle strutture di quell’area contesa. Preceduto da una presentazione dell’evento da parte dell’organizzatore principale, Walter Lento, l’Ambasciatore della Giudea Samaria, Vincenzo Saladino, ci ha accolti, circa 250 cristiani italiani di diverse denominazioni e altrettanti provenienti da molte nazioni. C’erano cristiani di Trinidad, del Sud Africa, del Brasile, ma anche del Nepal.Dopo aver ringraziato i presenti, l’Ambasciatore ci ha detto: “Dio scrive i film e decide chi sono gli attori. Voi state facendo la storia come fece Abrahamo e come a Tel Aviv 70 anni fa, quando nacque il moderno Stato di Israele…Le profezie dicono che la Giudea va ricostruita. Il governatore applica alle azioni il coraggio e l’umiltà, come fece Davide. In questo luogo è stata fatta la storia, io sono qui per gli ebrei e per i cristiani: aiutatemi”.

Dopo di lui ha parlato il Governatore Yokai Damari: “Siete venuti da lontano nella Terra promessa; noi viviamo e costruiamo in questa terra. Vi ringrazio. In questo posto Abramo pregò per la prima volta per il bene dell’umanità, anche per il popolo di Sodoma… Voi avete udito il comando del Signore “Esci dalla tua terra”. Apprezzo il vostro coraggio di venire qui per scegliere la via giusta, per aiutarci ad adempiere le profezie che riguardano Israele. Tornate e parlate della bellezza di questi luoghi. Visitate Israele Grazie a tutti. Il rabbino Yisrael Levinson, invece ci ha detto: “3000 anni fa mentre Israele era disperso e senza futuro, Ezechiele ricevette una profezia incomprensibile per chi cercava di sopravvivere: quella delle ossa secche. Un giorno avrebbero sperimentato un risveglio da una situazione disperata e sarebbero tornati alla loro terra, Sembrava impossibile ma ora ne siamo tutti testimoni. Ora ci troviamo dove Abramo chiese misericordia per le persone peggiori del mondo e guardava Sodoma e cercava di ripararla. Il nostro sforzo è che tutto il mondo sia un posto migliore. Dio disse a nostro padre Abrahamo: “Io benedirò coloro che ti benediranno”. Dio vi benedica tutti con la pace”.

Successivamente alcuni Apostoli, Profeti e Pastori hanno portato le loro riflessioni.

L’Apostolo Lirio Porrello ha esortato i presenti ad intendere qual’è la nostra parte, il nostro contributo nella restaurazione di Israele e specialmente della Giudea Samaria. “Noi non abbiamo lo spirito del fatalismo. Dio disse ad Ezechiele di profetizzare. Dio non fa nulla sulla terra senza averlo detto ai profeti. Gesù divenne uomo perché la redenzione avvenisse attraverso un uomo come fu per la caduta. Dio dal cielo vede un olivo. Israele è il capo e tutto deve partire dal capo (Am.9:14). Io credo nella Parola di Dio (Gr.30:2-3). Quello che Lui ha detto nello spirito è già reale.

Il Profeta Pierre Daniel Martin ha esordito dicendo di essere un discendente degli Ugonotti, i quali furono perseguitati e massacrati dai Cattolici nel 1600 “Ricordo che nel 67 mia madre, dopo aver ascoltato alla radio le notizie della guerra dei 6 giorni, mi disse commossa di ricordare quell’evento perché si stava compiendo la profezia biblica. Che onore essere qui oggi in Hevron per ricordare le promesse. Oggi proclamiamo l’adempimento delle promesse. Dobbiamo rifiutare l’interpretazione greca della Scrittura. L’unità della Chiesa inizia con le radici ebraiche. Tornando alle nostre radici ebraiche la Chiesa ritorna all’unità perduta… Se non siamo collegati a Israele non possiamo comprendere l’eternità… Oggi è un tempo profetico di gioia e speranza.

 

L’Apostolo Nelson: “Noi siamo un popolo profetico. Gesù non ebbe mai un programma pianificato dall’uomo. La benedizione viene dal Padre di Abramo. Chi altri se non Dio? Il Padre ci sta chiamando per pregare per il mondo, come Abrahamo fece per Sodoma e Gomorra. La mano divina ci ha portato qui oggi. Questo luogo vedrà tante persone pregare come non si sono mai viste.

 

Un pastore del Paraguay: “Oggi con i nostri occhi possiamo vedere con i nostri occhi che Dio è stato fedele con Israele e Giuda… Tutto ciò che succede in questo luogo raggiunge tutto il mondo. Abramo vide le stelle nel cielo, una stella era il Paraguay e una l’Argentina”.

 

Il pastore John Gordon, di Malta ha sottolineato le parole dell’Apostolo Paolo in Efesini 2. Noi e i Giudei siamo uno in Yeshua, di due popoli ne ha fatto uno solo. I Giudei lo devono sapere. Noi Gentili che amiamo Yeshua dobbiamo annunciarlo a loro. Dobbiamo predicare il Vangelo, prima ai Giudei.

 

L’ultimo ministro a parlare è stato Enzo Incontro ha ricordato: “Un anno fa eravamo qui a piangere, 50 anni dopo la liberazione di questo territorio. Abbiamo chiesto perdono perché senza volere abbiamo predicato quasi un insulto per questi figli. Vogliamo raccogliere l’invito di Paolo a raccogliere le anime con l’amore. Alziamo un altare di amore. Abrahamo ha interceduto perché non aveva dubbi sull’amore del Padre. Abramo è nostro Padre, riparatore di brecce e anche noi. Noi dobbiamo essere uno. Nel nostro piccolo oggi abbiamo rialzato un altare d’adorazione.

 

Canti e preghiere d’intercessione sono stati innalzati verso il Dio d’Israele affinché le sue promesse per il suo popolo si adempiano e il Messia possa ritornare, secondo la sua promessa. Gli organizzatori, insieme ai ringraziamenti e ai saluti a tutti i partecipanti hanno dato appuntamento al prossimo anno a giugno per un nuovo incontro. L’obbiettivo è quella di portare in quel luogo profetico 2000 credenti di tutte le nazioni, per ripetere l’esperienza, rinsaldare la relazione con il popolo d’Israele e contribuire allo sviluppo del territorio della Giudea Samaria.

Shalom aleikum

Corrado Maggia