Convegno a Biella – sabato 13 ottobre

CONVINTI che Dio ha assegnato per sempre ai figli di Giacobbe la Terra Promessa, in attesa della completa restaurazione di Israele

Il Convegno si è tenuto nella bella sala dell’Auditorium della Città Studi di Biella e, dopo una breve introduzione del fratello Giovanni Giardino sul tema e la dinamica del Convegno e il contributo musicale del Gruppo Lode, ha preso la parola il Past. Corrado Maggia che ha aperto il suo intervento dichiarando che molti sono quelli che amano Israele ….. ma, nel guardare le molte sedie vuote dell’Auditorium, con rammarico ha sottolineato che molti di coloro che sostengono di amare Israele non hanno ancora capito bene cosa significhi. Ed entrando – come è nel suo stile – in modo diretto nel tema del Convegno, il Past. Maggia ha chiesto

“Perché siamo convinti che Israele abbia questo tipo di chiamata?”

Perché è l’unica democrazia del Medio Oriente?

O c’è qualche altra ragione che trascende la realtà presente?

Un esempio: sappiamo che l’ONU prende sempre più posizione contro Israele; ma noi non prendiamo posizione a favore o contro per ragioni politiche, noi abbiamo una sola ragione per cui siamo convinti che la terra di Israele appartenga ai figli di Giacobbe, così come il titolo dato al Convegno afferma; infatti chi può dire l’ultima e autorevole parola riguardo a chi debba appartenere la Terra Promessa? Colui che l’ha data per primo, cioè Dio!

Dio chiama “il mio Paese” parlando della terra di Israele, quindi Dio si identifica in modo speciale con la Sua terra e queste sono parole forti nelle quali noi crediamo, afferma Corrado Maggia. Dio ha parlato, Dio ha dato e noi crediamo, punto e basta. In ben 48 versetti della Bibbia Dio conferma l’atto di proprietà della terra di Canaan da parte del popolo d’Israele; in tre di questi versetti è esplicitamente affermato che la terra è stata data ad Israele con un patto eterno ed è sua proprietà per sempre (Ge.17:7-8; 1Cr.16:15-16; Sl.105:5). Dio stabilì il patto con Abrahamo, lo rinnovò con Isacco e Giacobbe e con tutti i loro discendenti. “Stabilirò il mio patto fra me e i tuoi discendenti: è un patto eterno” . In Genesi 15:8 è scritto che Dio “fece un patto con Abrahmo”. Il verbo “fece” traduce l’ebraico karat, che significa “tagliare”. Il Signore ordinò ad Abramo di uccidere e dividere a metà degli animali e fece disporre le due metà una di fronte all’altra, lasciando uno spazio nel mezzo. Nel simbolismo orientale i pezzi degli animali divisi rappresentano le persone che stanno facendo un patto tra di loro e l’atto del passare in mezzo ad essi significa stabilire il patto. Al tramonto, dopo aver fatto scendere un sonno profondo su Abrahamo, il Signore passò in mezzo agli animali divisi in una fornace ardente e in un fuoco fiammeggiante, che gli scritti ebraici definiscono shekinah. Dio firmò così il patto e ciò significa che il patto è unilaterale e incondizionato in quanto Abrahamo non è passato nel mezzo. Israele tornerà al Signore negli ultimi tempi e infatti l’apostolo Palo afferma che “Agli Israeliti appartengono l’adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro, le promesse (Ro 9:4). Quindi la terra non è negoziabile, infatti la terra ha anche un ruolo profetico per il futuro: perché se Israele non si converte, il Messia non torna e il nostro compito primario dovrebbe essere quello di invocare il suo ritorno avvicinandoci a tutto ciò che riguarda Israele e il suo popolo. In Geremia 31:7 Israele è definito “il capo delle nazioni”: “Infatti così parla il Signore: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, prorompete in grida, per il capo delle nazioni; fate udire le vostre lodi, e dite: “Signore, salva il tuo popolo, il residuo d’Israele!”. Agli occhi di Dio Israele è la più importante delle nazioni e nel futuro Regno Messianico è destinata ad avere un ruolo di preminenza su di esse. La nostra preghiera incessante dovrebbe essere quella indicata da Dio stesso in Geremia: SIGNORE SALVA IL TUO POPOLO, IL RESIDUO DI ISRAELE.

A conclusione del suo intervento il Past. Corrado Maggia ha brevemente ricordato che il ritorno di Israele nella sua terra è opera di Dio, anche se lo strumento umano è stato il Movimento Sionista. La restaurazione di Israele, secondo i Profeti Ezechiele, Geremia, Isaia è in due fasi:

1° Fase Restaurazione fisica, geografica e politica del popolo di Israele

2° Fase Restaurazione spirituale al Dio di Israele, conversione di Israele a Yeshua, il Messia

Per quanto riguarda poi il tempo in cui Israele rimarrà nella sua terra, la scrittura afferma: PER SEMPRE! Lo troviamo in Amos 9:14-15; in Isaia 60:21; in Geremia 24:6; e in Ezechiele 37:25.

Il Past. Corrado Maggia ha lasciato spazio alle domande che hanno riguardato la ricostruzione del Tempio a Gerusalemme e il ripristino dei sacrifici di animali, alle quali è stato spiegato che avranno funzione di “memoriale”, simile a quello che la Chiesa osserva con la Santa Cena. I sacrifici animali costituiranno il ricordo visibile dell’efficacia dell’opera di Cristo sulla croce, senza aggiungere né togliere nulla ad essa. Leone Tolstoj nel 1897 scrisse: che cos’è un Giudeo? “Il giudeo è eterno come l’eternità stessa” E noi possiamo dedurne che la domanda non è così strana come sembra perché se il giudeo è eterno anche Israele è eterna perché non può essere distrutta come nazione e anche Mark Twain scrisse “…… tutte le cose sono mortali, tranne i Giudei!” e il Profeta Isaia conferma le conclusioni dei due scrittori (Is. 66:21-22).

 

La sessione pomeridiana si è aperta con l’intervento del Past. Ivan Basana, Presidente di Evangelici d’Italia per Israele, che ha affrontato il tema “Implicazioni di carattere geopolitico al tema e loro lettura spirituale”, ovvero cercare di dare un significato spirituale a ciò che stiamo vivendo, soprattutto nell’ambito politico. Parlare di politica può sembrare ad alcuni “poco spirituale” ma serve per capire che tutto quello che succede – anche a livello politico – è sotto il controllo di Dio e non dobbiamo avere paura di fare analisi storiche. Il secolo nel quale viviamo è il più decisivo e dobbiamo considerare che tutto quello che succede ha un significato perché comporterà un coinvolgimento sempre più importante nei confronti della Chiesa e di Israele. Per esempio, la dichiarazione Balfour del 1917 (quindi solo 100 anni fa) ha rappresentato una scintilla che ha permesso il susseguirsi di alcuni eventi di vitale importanza per la nascita dello Stato di Israele. Un principio biblico molto forte è che se tu benedici Israele sei benedetto e infatti la Gran Bretagna è stata molto benedetta per la presenza di molti evangelici, ma sia Gran Bretagna che Francia hanno pagato successivamente un prezzo per il ruolo che hanno avuto nella cosiddetta “pace” in Medio Oriente. Infatti, Gioele 3:2 cita: “Io adunerò tutte le Nazioni, e le farò scendere nella valle di Giosafat. Là le chiamerò in giudizio a proposito della mia eredità, il popolo di Israele, che esse hanno disperso fra le nazioni, e del mio paese che hanno spartito fra di loro”.Tutti i Paesi che si sono mostrati a sfavore di Israele hanno perso credibilità e potere prima e dopo la guerra.

Un altro esempio di come “leggere” la politica è la nomina di Donald Trump, che può piacere o no, ma è un fatto che – come un moderno Ciro – è a favore di Israele; così come (probabilmente) il prossimo Presidente del Brasile sarò un nuovo Trump, perché il Brasile ha il 33% di pentecostali.

Ivan Basana ha anche citato il Burkina Faso, Paese che, da poverissimo perché desertico, è diventato uno dei Paesi più piovosi e fertili dell’Africa, avendo scambi con Israele ed avendo offerto in una particolare occasione un dono di 15.000 dollari a Israele. .Dobbiamo imparare a superare questo muro di gomma che c’è con il mondo messianico.

Edipi è l’unica Associazione Italiana a sostenere economicamente gli Ebrei Messianici che sono fortemente oppressi dagli ortodossi, motivo per il quale le offerte Edipi alle Congregazioni Messianiche aumenteranno sensibilmente dal prossimo anno.

La domanda d’obbligo è: come credenti quale atteggiamento dobbiamo avere sulla Terra Promessa?

Per rispondere dovremmo fare un passo indietro per capire gli equivoci con il mondo ebraico: i primi che hanno fatto degli insediamenti sono stati gli evangelici! A questo punto il Past. Basana si inoltra in un percorso storico molto affascinante, ma difficilissimo da rielaborare in sintesi ed anche in questo caso personalmente mi sorprende la sua capacità di analizzare, con una formidabile memoria, fatti storici molto complessi ed a volte anche inediti, come la vita della famiglia di Theodor Herzl con le sue tragedie umane.

Anche lo stesso Ben Gurion accarezzava l’idea di un progetto federalistico, cioè fuori dal piano di Dio e in una situazione di emergenza pensò addirittura di creare una terra per gli Ebrei in Australia o in Siberia o nella Guinea Olandese. Questo ci fa capire che mentre i Sionisti meditavano questo piano, Dio aveva in serbo nientemeno che la risoluzione ONU 181 che, contro ogni previsione, USA e URSS votarono a favore della Fondazione dello Stato di Israele. Un fatto emerge con evidenza: che se entriamo nel piano di Dio per Israele e poi tentiamo di “scantonare” il nemico si dà da fare contro di noi, perché rappresentiamo una leva fondamentale per Israele.

 Dopo una breve pausa, durante la quale Magdi Cristiano Allam, ospite d’onore al Convegno, autografa senza risparmiarsi il suo ultimo libro, inizia il suo intervento leggendo una bellissima quanto toccante dedica a sua mamma Safeya, tratta dal libro “Il Corano senza veli”, ultima fatica dello Scrittore e Giornalista. Quasi un destino profetico quello di Magdi Cristiano Allam, musulmano di nascita, che fu affidato da mamma Safeya ad un Collegio Cristiano Salesiano e il piano di Dio per lui iniziò proprio quel giorno, attraverso lo scambio di sguardi con la mamma poco prima che morisse e che, nel silenzio più assoluto, gridava “l’essenza della vita è la vita stessa” e Magdi le rispondeva teneramente con gli occhi “Ciò che io sono me l’hai donato tu: l’amore assoluto alla causa della vita”.

Allam spiega che la sostanziale differenza fra Islam e Cristianesimo risiede nel fatto che l’Islam è il dio che si fa testo, mentre il cristianesimo è il Dio che si incarna in una persona: Gesù Cristo. Mentre nel cristianesimo Gesù fa sì che la dimensione trascendente della fede conviva in modo armonioso con la ragione, nel Corano manca la legittimazione dell’uso della ragione per entrare nei contenuti della fede islamica. L’insegnamento principale del Corano è la specificità del dio islamico Allah che, a differenza di quanto si pensa, NON corrisponde al Dio dell’Ebraismo, ma era un dio pagano che esisteva prima di Maometto. Allah era uno dei 360 idoli che venivano adorati in un pantheon arabo ed era custodito in una costruzione quadrata che oggi corrisponde alla Mecca. Quindi Maometto non ha creato una nuova religione ma ha imitato il culto al dio pagano Allah mantenendo invariata la preghiera, il pellegrinaggio alla Mecca e ha personalizzato Allah dicendo che soltanto a lui diceva cosa fare o non fare. Così Maometto creò un binomio indissolubile, il credo islamico: “credo che non vi sia altro dio al di fuori di Allah e credo che Maometto sia il servo di Allah”. A Medina c’erano 10 tribù ebraiche da secoli e Maometto costrinse 2 tribù ad andarsene e nel 627 sterminò la terza tribù e circa 900 ebrei furono decapitati uno ad uno; Maometto ne decapitò personalmente i capi. Mentre in Italia e in Europa possiamo dire di tutto e di più sul cristianesimo, solo nei confronti dell’Islam come religione ci siamo autoimposti di non entrare in conflitto con loro perché sappiamo che la reazione è la violenza. La paura di dire la verità nei confronti dell’Islam diventa il parametro della decadenza della nostra civiltà, il momento in cui ci priviamo del diritto di vivere la nostra libertà. Allah fa dell’arbitrio la sua prerogativa, quindi non vige il libero arbitrio.

Bisogna conoscere questi fatti perché, diversamente, siamo in balia di luoghi comuni e soprattutto è sbagliato confondere la persona con la religione, infatti non sono le religioni che convivono ma le persone. Noi dobbiamo avere la certezza di chi siamo, quali sono i nostri valori, la nostra identità, le nostre regole; il problema sussiste perché l’Italia e l’Europa si presentano come se fossero la terra di nessuno; ne consegue che chiunque può entrare e dettare le proprie condizioni perché siamo considerati la ”terra di conquista”. L’Europa è sempre più fragile, soprattutto per il tracollo demografico e questo è il nostro vero “tallone d’Achille”: in tutti i 28 Paesi membri dell’Unione Europea siamo destinati ad essere una minoranza. La storia ci insegna che Il cristianesimo ha saputo promuovere la cultura dell’umanesimo, basta pensare al Rinascimento e la nostra è l’unica cultura al mondo che sostanzia il valore della vita. Nel futuro di questa Europa ci sarà l’Islam e non è un caso se oggi in città come Londra, Bruxelles, Amsterdam, Oslo tra i nuovi nati il nome più diffuso sia Mohammed, Maometto!

 

Conclusione

I temi trattati dai tre relatori in modo così attento e profondo stimolano ciascuno di noi ad una profonda riflessione e a prendere una posizione ben precisa, sapendo chi siamo spiritualmente e a chi apparteniamo e il ruolo che dovremo ricoprire quando Gesù Cristo tornerà per regnare; il nostro indissolubile legame con il Popolo Ebraico di Eretz Israel e la responsabilità che abbiamo nei loro confronti; infine la consapevolezza che dobbiamo riappropriarci con coraggio, non solo in Italia ma in Europa, della nostra identità, ovvero le nostre radici ebraico-cristiane.