Come e dove potrebbe scoppiare una guerra al confine settentrionale di Israele

di Ugo Volli

Da qualche anno ormai il pericolo per Israele viene dal Nord. Dall’Iran, lontano mille chilometri a Nord Est, privo quindi di ogni pretesto territoriale, ma che ha fatto dell’odio per Israele il centro della sua propaganda e anche un obiettivo concreto del suo imperialismo: un paese di 80 milioni di abitanti (mentre Israele ne ha meno di 9), molto vasto, ricco di petrolio e altri minerali, internazionalmente ambito come cliente e fornitore di idrocarburi con una buona base scolastica e universitaria e un’industria sviluppata che gli ha consentito di sviluppare molte armi moderne e anche di portare avanti per decenni un programma atomico oggi sospeso ma assai vicino alla bomba nucleare, ancor più di quanto si credesse. Più vicino dell’Iran c’è la Siria, che dipende fortemente dagli ayatollah ma è da sempre un nemico giurato di Israele. Assad ha messo a disposizione delle armate iraniane il suo territorio e le sue infrastrutture, e Israele ha contrastato nel corso degli ultimi anni questa invasione silenziosa con bombardamenti mirati di depositi, strutture militari fabbriche e centri di ricerca, riuscendo a impedire che le capacità offensive dell’Iran arrivassero ai suoi confini. Ma questo sbarramento difensivo dell’aviazione non è più attivo dal 17 settembre, quando la contraerea siriana, reagendo nel panico a un precedente attacco israeliano ad un deposito di armi, ha abbattuto un aereo spia russo. La Russia ha incolpato Israele dell’incidente, con argomenti tecnicamente assai poco fondati, ma sostenuti dalla sua scelta politica di rompere a favore dell’Iran l’equilibrio che aveva mantenuto con Israele.

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