Il Giornale, 13 novembre 2018

Dalla possibilità di un accordo a quella di una guerra con morti e feriti e Hamas che torna insieme alle altre milizie terroriste a tenere in ostaggio tutti i cittadini israeliani del sud. Ce l’ha messa tutta Netanyahu a evitare una guerra, ha persino consentito che il Qatar consegnasse a Hamas 15 milioni di dollari in contanti. Ha accettato come mallevadore il presidente Sisi, che ha parlato con gli israeliani e con Abu Mazen per creare le condizioni di un accordo dopo le aggressioni contro il confine israeliano. Ma lo scorpione sul dorso della rana la punge mortalmente mentre nuota portandolo in salvo. Perché? “Perché sono uno scorpione” risponde. Nonostante le tasche piene e la promessa di un porto, di zone di pesca, di apertura dei confini, in un’ora ieri fra le quattro e le cinque del pomeriggio una grandine di missili, circa cento, si è abbattuta sul sud di Israele. Ad Ashod un supermarket è stato distrutto, un ragazzo di 19 anni che viaggiava su un autobus colpito rischia di morire, a Netivot una casa è stata rasa al suolo. Le sirene suonano ovunque, la gente è chiusa o corre al soccorso, il fuoco divampa, gli aerei dell’aviazione israeliana bombardano Gaza. Là per ora si parla di tre morti e di 20 obiettivi militari colpiti. Netanayhu è tornato in gran fretta da Parigi, dove, alla riunione dei capi di Stato riuniti in memoria della fine della Prima Guerra Mondiale, aveva ripetuto l’intenzione di gestire lo scontro con Hamas con cautela. Una intenzione criticata fino nel Gabinetto di sicurezza. La gente della Striscia protesta che non può più vivere sotto la minaccia continua, il Primo ministro è accusato di debolezza. Hamas che con manifestazioni un po’ meno aggressive, si era trasformato per poco in un interlocutore possibile è tornato a essere se stesso, e Abu Mazen che avrebbe voluto piegarlo tagliandogli i fondi forse è soddisfatto.

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