Commento di Micol Flammini

All’inizio il cancelliere austriaco non poteva dirsi un antisemita. Era appena finita la Prima guerra mondiale, l’Austria non era più un impero, era piccola, povera, non contava più nulla. Il cancelliere si rese conto che la popolazione covava dei forti sentimenti di odio contro la popolazione ebraica di Vienna. Girava voce che se gli austriaci si erano improvvisamente ritrovati poveri era colpa degli ebrei, se erano disoccupati, era colpa degli ebrei, se erano stati umiliati con i trattati di pace, era colpa degli ebrei. Sarebbe bastato cacciarli dalla capitale e, almeno per un po’, la popolazione si sarebbe tranquillizzata. Avrebbe pensato all’odio e si sarebbe sentita appagata.

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