Con grande rammarico, a causa dello sparuto numero di adesioni (solo 11 e 5 eravamo della mia famiglia), mi vedo costretto ad annullare il progetto del viaggio archeologico di fine anno.
Ho già avvisato il prof. Dan Bahat e Sharon Nizza che mi hanno fiancheggiato fin dall’inizio nel progetto. Anche a loro è dispiaciuto perchè, al di là del costo un pò più alto di altre proposte, quest’ultime non reggevano minimamente ad un serio confronto.
Con mia moglie Andie avevamo assaporato un anticipo della qualità del  programma con il viaggio primaverile con KKL e che poi proponemmo con entusiamo e dovizia di particolari: Il deserto del Neghev, tra malia e
miraggio.
Siti archeologici ancora non visitati, oasi naturali verdeggianti d’inverno, la scenografica depressione del Makhtesh Ramon con Canyon e  sorgenti nascoste tra i monti, per molti rimarranno proposte turistiche inascoltate.
Nel Sud di Israele ho trovato un vero itinerario onirico tra dune color cipria e avamposti della storia che solo la ricca esperienza di Dan Bahat riattualizza sapientemente.
La cittadina di Mitze Ramon, dimenticata nel deserto del Neghev, nel sud dello Stato di Israele, è un altrove senza riferimenti. A un primo, superficiale sguardo sembra (ma ci si accorge presto non esser così) costruita attorno alla piazza di un centro commerciale, con, in fila uno dopo l’altro, pizzeria al taglio, Kebab e fast food Kosher.
Invece, il paese è l’avamposto privilegiato per visitare il Makhetesh Ramon, che in ebraico significa “erosione circolare”: una scenografica depressione di oltre 40 Km di lunghezza che sembra il punto d’impatto di un meteorite. Dall’alto dell’osservatorio, scorrendone con lo sguardo i lembi frastagliati, vedendoli oscurarsi improvvisamenet al passaggio di una nube o tingersi di rosa e arancione all’ora del tramonto, si perde
quasi la cognizione del tempo. Il Makhtesh Ramon può esser affrontato a piedi, nei percorsi di trekking, oppure a bordo dei quad, in una sorta di saliscendi sulla terra arida, tra le dune dei sassi, rasente ai precipizi, si possono anche attraversare le zone più interne, punteggiate dalle tende dei beduini. A Mitzpe vivono diversi “esuli
volontari”. Come Stephan, il proprietario dei quad, che ha lasciato Parigi anni fa, sedotto dalla malia del deserto (un incantesimo non ancora spezzatosi), e ha aperto un bed & breakfast nella ex zona industriale, stipato di oggetti e memorabilia. E’invece israeliano il colonello in pensione che ha dato il via a una coltivazione di ulivi e
viti, dedicandovi all’ospitalità un paio di camere dell’azienda agricola. Una piccola realtà, che non ha nulla a che vedere con la capacità produttiva e ricettiva dei kibbutz, le comunità di lavoro che hanno trasformato il deserto, in oasi verdi, qui si trova infatti ad esempio il Mashabim (www.mashabim,co,il), situato lungo quella che un tempo era la via delle spezie. Da questi luoghi passavano le carovane che facevano spola tra Petra e Gaza, sostando ad Avdat, città nabatea inserita oggi nel patrimonio dell’Unesco e pure inserita come tappa del nostro viaggio programmato per fine anno e purtroppo annullato. In questa zona, ancora una volta, è la natura a stupire, con sorgenti, piscine e cascate nascoste tra le pareti di un canyon. Nell’ultimo tratto del quale una vertiginisa scala di ferro permette di accedere a una dei panorami più suggestivi del deserto, dove l’uomo sembra sparire
definitivamente tra le pieghe delle roccia color cipria.
E’dove, al termine del suo incarico politico, venne a vivere (e volle esserne sepolto) il primo ministro israeliano David Ben Gurion. Altro luogo simbolo è, poco più a nord, la fortezza di Masada, costruita da Erode il Grande su uno sperone di roccia. In questo “nido d’aquila”, nel 73 d.C. un migliaio di giudei sfuggiti alla distruzione di
Gerusalemme scelsero di suicidarsi piuttosto che arrendersi ai romani; dall’alto sono riconoscibili i resti degli accampamenti legionari e il terrapieno utilizzato dagli assedianti per assaltare la roccaforte.
Molti viaggi organizzati prevedono la visita di Masada, ma averla prevista, come nel nostro caso, con il famoso archeologo Dan Bahat assume senz’altro tuttaltro significato: infatti con Yigael Yadin fu colui che la scoprì.
Oltre il Mar Morto i suoi colori accompagnano la discesa in funivia verso le rive, selvagge in alcuni tratti, o forzate alle necessità dell’uomo nelle ristrette aree turistico/balneari. E’ il punto più basso della tera a 400 metri sotto il livello del mare: un bagno è d’obbligo per provare la decantata sensazione  di rimanere naturalmente a galla.
Dopo essersi lasciati alle spalle il Neghev, nell’ultimo tratto di strada del deserto di Giuda, rigenera una sosta tra il verde di EN Gedi (citata anche nella Bibbia), ricca di Palme e sorgenti naturali e
popolata di stambecchi. Pochi chilometri ancora ed ecco profilarsi all’orizzonte, simile a un
miraggio, la citta santa di Gerusalemme. Ma questo è un altro viaggio; ma proprio un altro!… soprattutto se il
tour prevede la visita a Betlemme, Nazareth e magari anche Ramallah: Il costo sarà senz’altro più economico ma sarà un viaggio altrettanto povero di sensazioni emozionanti e di rare bellezze.
Per quest’anno accontentiamoci della narrazione, per il prossimo…si vedrà.

Shalom

Ivan Basana