La domanda è semplice. Troppo semplice. Puerile, penserà qualcuno. “Non sappiamo neppure se Dio esiste – dirà l’incredulo – figuriamoci se possiamo indovinare che cosa ha in mente adesso che sta succedendo tutto questo disastro!”. Questo è comprensibile per chi dice di essere ateo o agnostico, ma per chi dice di credere in Dio la domanda si pone, perché che questo flagello sia voluto da Dio è indiscutibile. Qualcuno certamente dirà di saper dare la risposta esatta, ma non sono molti, e di solito sono poco considerati, se non del tutto irrisi e disprezzati. Perché non sembra serio porsi una domanda come questa. Altre sono le considerazioni che agli uomini ben disposti sembrano degne di rispetto: come trovare un equilibrio personale che non faccia uscire fuori di testa; come riscoprire l’importanza di relazioni familiari troppo poco coltivate; come prepararsi a ricostituire una nuova società che privilegi la solidarietà invece della concorrenza. E, per i religiosi di vario genere, come riuscire a mantenere in esercizio le proprie forme di culto nonostante i divieti imposti.
Anche per i cristiani evangelici le cose non sono diverse. Si cerca di salvare il salvabile ricorrendo, con impegno e fantasia, ai soli mezzi oggi a disposizione: quelli telematici. Resta tuttavia la domanda iniziale: ma Dio, che ne pensa? In fondo, è a Lui che si vuole rendere onore. Siamo sicuri che il Signore gradisca tutto questo zelo? Ci interessa soprattutto quello che pensa Lui o quello che vogliamo noi? Ciascuno potrà dare la sua risposta, ma la domanda non può essere evitata.
La Scrittura ci mette in guardia: al tempo di Isaia, le parole rivolte da Dio al suo popolo che continuava ad essere molto interessato al mantenimento delle sue tradizioni cultuali, sono particolarmente dure. Hanno qualcosa da dirci anche oggi?
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Notizie su Israele, 7 aprile 2020