Dopo che tre elezioni consecutive non erano state in grado di esprimere una maggioranza stabile alla Knesset, la formazione di un governo di unità nazionale è apparsa inevitabile. Non si tratta quindi di mettere in discussione questo governo o tanto meno di negarne la legittimità quanto di riflettere sulle conseguenze di un governo di unità nazionale, utilizzando anche la comparazione su quanto avvenuto in altri Paesi.
In Israele è sempre esistita, qualunque fosse la maggiorana alla Knesset, la possibilità di un’alternanza di governo, elemento fondamentale per la tenuta di un’autentica democrazia. Anche quando, nei primi venti anni di vita dello Stato, un partito dominava la scena politica israeliana, il Mapai-Partito laburista, esprimendo una classe dirigente di altissimo livello – che ha prodotto figure come David Ben Gurion, Golda Meir, Shimon Peres ma anche come Levi Eshkol, Moshe Sharett, Yitzak Rabin – è bene ricordare che quel partito non ha mai avuto, nemmeno nei momenti di massimo successo, la maggioranza assoluta alla Knesset e quindi è stato obbligato a formare governi di coalizione; ma soprattutto va ricordato che nella Knesset e nel Paese, nel quasi ventennio di egemonia laburista, è sempre esistita un’opposizione che rappresentava la possibilità di un’alternativa di governo, con l’Herut, il partito di Menahem Begin, che infatti nel 1977 vinse le elezioni ed espresse una classe di governo alternativa a quella laburista. Continua a leggere su moked