Recensione di Diego Gabutti

Come fermare la mano del terrorista prima che prema il grilletto o tagli la gola del suo prigioniero? Trattando, naturalmente, anche se trattare non ha sempre funzionato, e nell’epoca del jihadismo, del terrorismo suicida e delle ideologie finalmente svelate trattare non funziona semplicemente più. Svelata e messa a nudo, l’ideologia si mostra per quel che è sempre stata, e che è tornata a essere senza stare più lì a indossare il costume da Arlecchino della ragion politica: religione, dogma metafisico, superstizione. Così, al suo turno, la religione: nuda e cruda, mentre agita nell’aria turiboli e scimitarre, anch’essa si mostra per quel che è, cioè come una forma della politica. Non c’è Allah dietro l’attentato religioso, ma c’è la tradizione del terrorismo moderno, un terrorismo «laico» (diciamo così) cresciuto a dimensione apocalittica. A monte del jihadismo ci sono gli attentati anarchici, Mazzini, la Banda Bonnot, i nichilisti russi; c’è Il catechismo del rivoluzionario di Michail Bakunin e Sergej Nečaev («conosciamo una sola scienza, la scienza della distruzione»); ci sono i campi di sterminio hitleriani, le miniere della Kolyma, quindi le bande armate nate sulle barricate sessantottesche; ci sono Che Guevara e Fídel Castro, Mao e Pol Pot. Continua  a leggere su informazione corretta