Fu un fulmine, ma non a ciel sereno. Nel 1956, quando il segretario generale del PCUS, erede (ed ex marionetta) del Padre dei popoli, denunciò i crimini di Stalin e annunciò il «disgelo», il cielo non aveva niente di sereno. C’era stata la guerra di Corea, vinta per un soffio dagli Stati Uniti, e il Vietnam del nord continuava a tentare d’annettersi il sud, abbandonato al suo destino (e alle cure della Casa Bianca) dai francesi. Pechino e Mosca, ancora per un po’, sarebbero andati d’amore e d’accordo. Un giorno (quasi ci siamo) del marxismo-leninismo – trasformato in uno scarno capitoletto nei manuali di storia, una paginetta veloce tra i capitoli sull’Islam e quelli sull’«islamismo» – resterà solo un vago ricordo.

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