È molto diffusa la critica al linguaggio usato da una buona parte degli utenti dei social media. È un linguaggio irresponsabile – questa è l’accusa – che molto spesso incita all’odio senza che sia
possibile esercitare su questi mezzi un controllo adeguato, senza che gli autori di veri e propri reati possano essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Si tratta di una critica ben fondata anche se finora non si è trovato il modo di far corrispondere all’ampia libertà che i social media offrono un adeguato uso del principio di responsabilità.
Ma bisogna anche chiedersi se questa vera e propria semina dell’odio venga esercitata soltanto attraverso i social media o se viceversa essi siano l’aspetto più visibile e clamoroso di una degenerazione del linguaggio politico che coinvolge anche attori che, al contrario dei “leoni da tastiera”, godono di un preciso status professionale e sono facilmente identificabili. Continua a leggere su moked