Commento di Diego Gabutti

Arrivai nel campo delle meraviglie il 15 maggio», scrive Eduard Limonov (scomparso un anno fa, a marzo) nel suo Trionfo della metafisica. Memorie d’uno scrittore in prigione. «Durante il viaggio, nel cellulare regnava una cupa tristezza. Il 13 non è famoso soltanto tra gli attivisti dei diritti umani presi in giro e i signori dell’OSCE, incantati dalla piantumazione di roseti nelle steppe del Volga, ma anche tra gli zek che di bocca in bocca raccontano la verità sul rovescio della medaglia di questo Inferno modello. L’Euro-Gulag». Accusato «d’aver creato una banda armata illegale allo scopo di strappare al Kazakistan la regione orientale», condannato (naturalmente senza prove, siamo nella Russia di Putin, dopotutto) per insurrezione armata, terrorismo e traffico d’armi, Limonov segue dietro il filo spinato, nell’eterna steppa dei lager e dei lavori forzati, le altre grandi firme della letteratura russa finite in catene prima di lui (magari anche qualche spanna sopra di lui). Continua a leggere su informazione corretta