“A Gerusalemme è scoppiata la pace ma l’Onu non lo sa !”

primo convegno regionale Edipi del Veneto

28 febbbraio-1 marzo 2014

La cittadina veneta di Preganziol (Tv) ha conseguito un primato ospitando il primo convegno regionale Edipi del Veneto il 28 febbraio e primo marzo in cui è approdato, altro evento storico per Edipi, Ishmal Khaldi, il primo relatore arabo e mussulmano, diplomatico israeliano di origine beduina. Disponibile e piacevolmente sorpreso per il calore dimostrarto per Israele ha conquistato la numerosa e attenta platea di partecipanti al convegno. Compito non facile di questi tempi essere diplomatico di Israele e arabo al tempo stesso ma il primo relatore non ebreo e nemmeno cristiano nella storia dei Convegni Edipi non ha disatteso nessuno e con grande serenità ha dichiarato la sua fierezza di essere israeliano e di rappresentare Israele all’ estero.

Dopo una breve introduzione del pastore e presidente, socio fondatore Edipi, Ivan Basana, Ishmal Khaldi ci ha presentato un Israele moderno, all’avanguardia nell’ innovazione medica e tecnologica, impegnato sin dall’atto della sua nascita, 14 maggio 1948, in un costante lavoro d’integrazione sociale tra arabi ed ebrei (il 20 per cento dei cittadini israeliani sono arabi ). ”Questo dimostra”- ha precisato Khaldi che- “Israele non è uno stato di apartheid “ anzi ,”è una società molto aperta che mette a disposizione ogni conoscenza per aiutare quanto più è possibile: molti palestinesi sono curati in ospedali israeliani come ad Haifa, all’avanguardia per la cura dei tumori. Recentemente 300 siriani sono stati curati a Tiberiade perchè Israele crede nell’aiuto umanitario e accoglie chi ha bisogno di cure senza nessuna discriminazione (il 4 novembre 2013 è nato il primo bambino siriano in Israele), “la società israeliana stessa sostiene l’emancipazione e l’istruzione di tutti, sia ebrei che arabi, per un ‘integrazione civile e democratica completa. ”La forza d’Israele è la sua multiculturalità – continua Khaldi -200.000 drusi e molti beduini stanno cambiando i loro costumi diventando più sedentari ed inseriti nella vita sociale israeliana soprattutto le nuove generazioni: molti medici, tra cui il capo dell ‘ospedale di Nasria, avvocati, deputati (12 circa) sono arabi e persino un giudice della Corte suprema ! ”A ragione di ciò Khaldi respinge ogni accusa di apartheid contro Israele confermando che Israele, unica democrazia in Medioriente, ha bisogno di sostegno e ancora oggi, a 66 anni dalla sua costituzione, combatte per difendersi non solo dai paesi limitrofi (Siria ed Egitto sono in guerra civile e i diritti umani sono continuamente violati, il Libano sta vivendo dal lontano 1975 una situazione interna molto complessa) ma anche dal crescente antisemitismo (in Inghilterra persino la chiesa metodista sta mettendo in giro molte notizie ostili ad Israele ).

“Israele prospererà e fiorirà”- questa è l’affermazione “profetica” di Ishmal Khaldi detta con sicurezza e serena soddisfazione. La battaglia diplomatica è molto intensa e, in quanto arabo israeliano, è doppiamente attaccato da chi vuole screditare Israele ed invita tutti noi a combattere le false opinioni su Israele e finanche a “riprendere” Israele in caso di errore.

Khaldi ha risposto ad alcune domande dei partecipanti con diplomazia affermando che Israele accoglie coloro che fanno aliya, che l’odio insegnato nelle scuole islamiche è il prodotto di una cieca ideologia e noi credenti possiamo sostenere Israele con l’informazione corretta: Israele non è uno stato di apartheid. Standing ovation.

Il pastore Ivan Basana di seguito ha presentato la nuova pubblicazione Edipi di Cyndi Wallace ”Fatti e misfatti” (tradotta da Monica Tamagnini) che integra con una bella impostazione grafica e molti documenti originali, il precedente testo di Eli Ertz “Questa terra è la mia terra” pubblicazione Edipi che ha avuto una forte divulgazione anche in Israele.

La seconda giornata si è aperta con l’intervento del pastore Ebo Simons, ghanese,da anni residente a Treviso con la famiglia e leader della chiesa cristiana evangelica libera di Treviso.

Ebo Simons ha ricordato che Gesù è ebreo, nato da genitori giudei, frequentava la sinagoga e celebrava la Pasqua. La nostra Bibbia è ebraica, non possiamo parlare di Dio senza riferirci ad Israele. I primi padri della chiesa erano ebrei. Il primo Concilio si è svolto a Gerusalemme e l’argomento principale riguardava le norme di comportamento degli ebrei verso i gentili!

Il pastore Simons ha affrontato anche la questione profetica: per sapere cosa sta accadendo ad Israele dobbiamo conoscere le profezie. Le radici della Chiesa sono là e noi non possiamo separarcene.

Grande ritorno di Mark Surey da Londra, colonna storica di Edipi nei primi anni, insegnante ebreo messianico. Con il suo consueto tono pacato e gentile il professor Surey ha presentato ”Gesù l’israeliano “ precisando che, secondo un sondaggio, Gesù è il secondo giudeo più importante della storia ma per i cristiani è il primo. Nel vangelo di Giovanni è molto chiaro il messaggio di Gesù come Messia rispetto agli altri vangeli. Gesù compie nel vangelo di Giovanni ciò che Mosè ha profetizzato in Deuteronomio. Gesù guarì gli ammalati che gli portavano e Mosè faceva lo stesso nel deserto: spesso Gesù ci guarisce quando siamo nel deserto. Gesù fece il miracolo dei pani e dei pesci nel deserto e furono sfamate 5000 persone con rimanenza di dodici ceste, Gesù stava dichiarando di essere il profeta che Mosè aveva profetizzato. Le persone lo riconobbero dicendo “E’ lui il profeta”.

La preghiera di Mark Surey è che gli ebrei inizino a leggere il vangelo di Giovanni e scoprano che Gesù è il loro vero Messia, il loro vero profeta!

Mark ha raccontato della sua conversazione con il regista ebreo Steven Spielberg che ritiene che Gesù sia stato il più importante ebreo della storia ma che non può credere a lui come Messia a causa della Shoà e come lui la pensano molti giovani israeliani offuscati dalla nuvola di oscurità che la Shoà ha lasciato. La preghiera è che la lettura del vangelo di Giovanni porti luce nelle menti e nei cuori dei giovani israeliani spazzando via tutta l’oscurità che impedisce loro di vedere.

Dopo Mark Surey nuovo incisivo intervento di Ishmal Khaldi che ha commentato l’intervento di Surey ritenendolo molto informativo e ha ribadito la connessione tra Bibbia, popolo d’Israele e terra d’Israele. Nel Corano è scritto che la terra d’Israele appartiene al popolo ebraico e non viene mai menzionata la parola Palestina: non ci sono elementi per dire che la terra d’Israele non sia degli ebrei. Khaldi osserva che chiunque va contro Israele fallisce e ricorda “Io benedirò chi ti benedirà”: cita a questo proposito l’episodio della campagna di boicottaggio della Coop contro i prodotti israeliani che ha determinato il fallimento di una parte della società stessa. Il messaggio di Khaldi è rivolto anche a coloro che pensano di accusare Israele senza prima ripulire se stessi: in Germania un pastore protestante, leader di una chiesa e direttore di banca, è stato trovato colpevole di droga e corruzione.

Seconda stoccata alla chiesa metodista inglese che anzichè aiutare le persone si preoccupa di boicottare Israele. Secondo Khaldi il problema è l’oscura ideologia di odio contro Israele. I tentativi di boicottaggio contro i prodotti israeliani rivelano solo l’ignoranza delle persone: la maggior parte dei prodotti tecnologici in commercio sono israeliani ma tutti li comprano perchè sono necessari. Chi vuole veramente boicottare Israele non dovrebbe acquistare tecnologie.

Attualmente è cresciuta la preoccupazione sul futuro d’Israele: il governo israeliano sta negoziando con i palestinesi e vuole firmare accordi di pace con chi ha intenti di pace. Uno dei nodi è ancora lo status di Gerusalemme rivendicata anche dai palestinesi.

Un ‘altra preoccupazione di Khaldi è il crescente antisemitismo: nei campus universitari inglesi insegnano che Israele è uno stato di apartheid e pochi giorni fa un leader del Parlamento europeo ha pronunciato “ Heil Hitler”. A 70 anni dalla Shoà Israele combatte ancora contro l’odio anti ebraico!Questo è il vero problema d’Israele.

Khaldi ha ricordato le sue origini nel villaggio beduino in cui non c’era ne luce, ne acqua corrente ne scuole ma oggi è felice di essere diventato “un fiero rappresentante d’Israele”. Invita tutti noi a visitare i villaggi beduini in Israele ringraziandoci per il supporto e l’impegno per Israele che diamo. ”Ho ascoltato tutto e come diplomatico sono contento e provo affetto per voi. Insieme vinceremo. Grazie da parte d’Israele e della sua ambasciata.” Applausi.

Il professor Marcello Cicchese raccoglie il testimone dichiarando “Ishmal Khaldi può riferire alla sua ambasciata che ha fatto un ottimo lavoro” riferendosi alle verità esprimendo contenuti concreti.

La questione ebraica è una questione di verità. Porre il problema non significa trovare la soluzione.” Pace e sicurezza sono possibili? Le statistiche dicono che il 60% degli israeliani vuole la pace. Il professor Cicchese paragona la questione della terra al problema della quadratura del cerchio, concetto matematico irrisolvibile dal punto di vista logico matematico, rompicapo sin dai tempi di Euclide, impiricamente irrisolvibile perchè le soluzioni sarebbero infinite.

Il professor Cicchese con estrema serenità afferma che la soluzione razionale di dividere la terra d’Israele in due stati non è possibile in termini biblici: la trascendenza che offre la Bibbia dà insolubilità al problema e ci prova che i tentativi umani non serviranno a trovare soluzione. Perchè ?Perchè Dio ha assegnato la terra ad Israele e questa è la Sua volontà. Prima delle questioni di comportamento c’è la verità biblica. Ma come stanno le cose? Secondo Il professor Cicchese è una questione di verità: il punto di partenza è la Bibbia e dalla verità biblica ha avuto il suo sviluppo storico il sionismo riconosciuto poi dal diritto internazionale.

Non possiamo pensare che basti dire “mettiamoci d’accordo” perchè Dio ha scelto Israele per il suo piano di salvezza e di amore che passa solo da Israele cosi come da Israele passa anche la sovranità di Dio. Attraverso la sovranità di Dio passa anche il Suo amore e il canale è Israele: tutto torna. La sorte finale è senza discussione: ci sarà l’illusione di aver trovato la soluzione con la pace e la sicurezza ma ciò porterà alla rovina quindi un travaglio ed una crisi. Si avvicinano le doglie di parto e un tempo di angoscia per Giacobbe. Il collegamento tra storia e Bibbia è continuo: le due guerre mondiali hanno cambiato la situazione politica e ciò ha permesso l’avverarsi di profezie bibliche. Dopo il primo conflitto è caduto l’impero ottomano e la risoluzione di Sanremo del 1920 ha posto le premessse per la costituzione “del focolare ebraico” in Medioriente e dopo il secondo conflitto mondiale è nato lo stato d’Israele. Le doglie non sono finite per il mondo perchè il Messia tornerà una seconda volta e ogni ginocchio si piegherà. Israele sarà ancora al centro del mondo. Oggi dobbiamo prendere la giusta posizione nei confronti d’Israele e del Dio d’Israele perchè ciascuno risponderà personalmente a Dio. Dobbiamo confessare il peccato di odiare Israele come peccato della carne e se siamo per la verità prima facciamo questo.

Per diritto biblico e per diritto internazionale Israele sta nella verità e nella sua posizione non dovrebbe accettare il compromesso pur di vivere in pace: fare accordi umani senza Dio è un errore come fece Abramo quando andò in Egitto e si “accordò” con il faraone. Ma Dio è intervenuto e ha messo le cose a posto. Dio non ha mai abbandonato Israele. Nella chiesa purtroppo l’amicizia verso il Suo popolo non è capita ma noi avremo forza perchè Dio ha in Israele il suo strumento obbligato e non ci resta altro che ammetterlo. Amen e standing ovation.

Successivamente l’architettetto e sorella Gabriella Morabito con il marito Clint Frye ha presentato il progetto chiamato “Village of hope and justice”: si tratta di un edificio – bunker a base quadrangolare su ispirazione del capitolo 61 di Isaia che può dare rifugio e poi formazione a donne vedove e bambini. Il progetto prevede spazi multifunzionali: refettorio, stanze da letto, scuola con corsi bilingue, giardino con coltivazione di rose. Il villaggio si configura come città – rifugio e può ospitare cica 40 persone, venti per piano su una superficie di 144 m2.

I costi di realizzazione si aggirano sui 6 milioni di euro compresa la parte agricola e l’antiterrorismo. La speranza è costruirne alcuni sul territorio israeliano ma anche in altre parti del mondo come in Italia ed in Cina. A L’Aquila è già stata avviata la trafila burocratica.

In conclusione il pastore Ivan Basana ha aggiornato la situazione del progetto carciofi nel Neghev che si configura come una vera e propria start -up biblica a carattere profetico: il tipo di carciofo è quello viola veneziano e tra poco ci sarà la raccolta. Continua anche il gemellaggio con l’associazione del pastore Angel Gerber “El vino nuevo”di Tel Aviv. Il pastore Ivan Basana precisa che è intenzione di Edipi offrire alle associazioni in modo mirato e non a pioggia in modo che i fondo non siano dispersi.

A fine convegno un gruppo di partecipanti ha condiviso un culto di lode ed un agape preparata a Treviso dalla chiesa del pastore Ebo Simons. Il 2 marzo visita al ghetto ebraico di Venezia .

L’impressione è che sia stato un convegno con una formula organizzativa efficientissima e di altissima qualità informativa: siamo certi che l’equipaggiamento ci pone nel centro della battaglia spirituale preparati e uniti nella verità “a favore di Israele come discepoli di Cristo” citando il testo del professor Cicchese. Shalom