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Israele viene in nostro aiuto mentre il terrorismo colpisce il cuore dell’Europa Brussels, Parigi – Nelle ultime due settimane abbiamo udito molto parlare di “guerre e rumori di guerra”. Per un’intera settimana Bruxelles è stata bloccata e in Europa si diceva di “essere in guerra”. In seguito agli attacchi terroristici del 13 novembre, a Parigi, il direttore europeo di ECI Perrine Dufoix ha inviato una lettera di condoglianze al presidente francese, scrivendo che UE ed Israele dovrebbero combattere insieme il terrorismo. Molti osservatori, inclusa ECI, hanno per anni avvertito sulle conseguenze derivanti dal non aver fatto fronte, a tempo debito, alla minaccia jihadista. Abbiamo sottolineato che Israele, per anni, è stata in prima linea in questa guerra internazionale, senza aver ricevuto sostegno e solidarietà dall’Europa. Avevamo anche predetto che un giorno lo stesso terrorismo avrebbe colpito l’Europa. Il terrorismo aveva già colpito a Madrid nel 2004 ed a Londra nel 2005, ma gli attacchi di Parigi del 7 gennaio e del 13 novembre di quest’anno hanno lasciato molte persone in uno stato di shock. Questa è un appello perché l’Europa ed i suoi leader si sveglino. Il ministro della giustizia belga Koen Geens ha evidenziato che “I bersagli dei terroristi non sono più solo le sinagoghe o i musei ebraici, ma i luoghi di raduno di massa ed i luoghi pubblici”. Come dice un vecchio adagio “Si comincia con gli ebrei ma non si finisce mai con gli ebrei”. Ora siamo tutti un bersaglio. Dovrebbe essere estremamente chiaro che Israele è il nostro miglior alleato nella guerra globale al terrorismo.

Una settimana dopo gli attacchi di Parigi si è Saputo che il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano (IDF) Gadi Eisenkot si era recato a Bruxelles per un incontro segreto con i responsabili dell’intelligence belga. Secondo la rivista tedesca “Stern” i servizi segreti israeliani avevano fornito delle informazioni tali da spingere le autorità tedesche a rinviare ad Hannover la partita di calcio tra Germania ed Olanda, il 17 novembre. Mentre Israele, per mesi, affrontava continui attacchi terroristici, l’Unione Europea rispondeva emettendo nuove direttive contro Israele (come l’etichettatura dei prodotti provenienti dai territori contesi) invece di offrire aiuto. E adesso sembra che l’Europa sia diventato un territorio conteso in questa sempre più ampia battaglia tra civiltà. Facendo mancare il sostegno ad Israele in Europa, dobbiamo ritenerci fortunati che lo stato ebraico sia ancora disposto a venire in nostro aiuto.

ECI contesta l’etichettatura voluta dalla UE di Bruxelles – ora la battaglia arriva nella vostra capitale Bruxelles – La Coalizione Europea per Israele contesta la legalità delle linee guida della UE riguardo ai prodotti israeliani provenienti dei territori contesi attraverso un documento scritto ed anche in incontri riservati a Bruxelles, nella settimana in cui queste vengono pubblicate. La decisione formale era stata presa dal Consiglio Europeo (formato dai ministri degli esteri degli stati membri della UE) già nel 2012, ma fu messa in uno scaffale per poter essere usata al momento giusto per esercitare una pressione politica su Israele. Questo “momento giusto” si è dimostrato l’11 novembre, un giorno dopo il 77° anniversario della “notte dei cristalli”, quando i nazisti distrussero migliaia di sinagoghe e di negozi ebraici in Germania. A Bruxelles i funzionari UE assicurano che si tratta di un provvedimento “tecnico”, ma discutendo con loro è apparso chiaro che l’Unione Europea stia mandando un segnale politico ad Israele. Questa decisione è un colpo terribile per i 30.000 palestinesi che lavorano nelle imprese israeliane che si trovano nei territori contesi. La decisione è stata presa a Bruxelles ed ora viene inviata ai governi nazionali perché la attuino. Però i governi possono rifiutarsi oppure mettere da parte questa direttiva. L’Ungheria e la Grecia hanno già dichiarato il loro disaccordo ed anche la Germania ha espresso la propria contrarietà. Nel Consiglio Europeo solo 16 su 28 ministri degli esteri stanno spingendo per l’attuazione di queste line guida. Speriamo che ci siano leader in Europa che seguano la loro coscienza invece di cedere all’intimidazione ed a decisioni irragionevoli che non promuovono la pace. ECI tra breve si metterà in contatto con i governi nazionali con un chiaro messaggio per sostenere Israele in questo tempo di crisi. Per farla semplice, l’UE dovrebbe etichettare i terroristi, non i pomodori israeliani.

ECI invia una lettera al Consiglio di Sicurezza dell’ONU – La legislazione israeliana è la migliore garanzia per i diritti delle minoranze a Gerusalemme New York – Mentre Israele continua a fronteggiare gli attacchi terroristici all’interno dei propri confini, le istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e l’Unione Europea affrontano una guerra diversa, conosciuta come “Guerra Diplomatica Internazionale”. Sebbene si tratti di una guerra di parole le sue conseguenze possono essere altrettanto letali quanto un vero e proprio attentato terroristico. Dopo aver negato i diritti legali dello stato d’Israele per molti anni, recentemente il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha mostrato interesse nei documenti di fondazione che stanno dietro lo stato ebraico e nei vari precedenti storici di regimi che hanno fornito protezione per il territorio ed i suoi abitanti. ECI per anni ha promosso la consapevolezza sui diritti legali dello stato d’Israele, in relazione alla Risoluzione di San Remo del 1920. Nel 2012 ECI ha anche organizzato una lezione su questo argomento con il Dott. Jacques Gauthier per gli ambasciatori, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. In un documento sottoposto al segretario generale dell’ONU ed ai 15 membri del Consiglio di Sicurezza, datato 17 novembre 2015, ECI ha proposto un progetto per lo status di Gerusalemme e della “West Bank” secondo il diritto internazionale. La lettera fa appello al Consiglio di Sicurezza perché rispetti i diritti e gli obblighi con tutti gli strumenti esistenti, particolarmente in relazione col Mandato Britannico per la Palestina e con la Carta dei Principi delle Nazioni Unite, e conclude affermando che la legislazione israeliana possiede il più avanzato e sofisticato sistema per la protezione dei diritti delle minoranze, basato sulle regole vigenti nella regione. Nell’affermazione conclusiva, ECI chiede al Consiglio di Sicurezza di “rispettare Israele come stato sovrano e membro dell’ONU ed il suo diritto a negoziare una risoluzione del conflitto basata su diritti, obblighi e princìpi già presenti negli strumenti diplomatici esistenti”.

Le chiese locali fanno la differenza a favore di Israele – Sion Church a Vasa, Finlandia Sion Vasa, Vasa, Finlandia – ECI è forte perché sono forti i suoi sostenitori, costituiti dai cristiani in Europa ed in tutto il mondo, che sostengono Israele ed ECI in preghiera e finanziariamente. La settimana scorsa Tomas Sandell ha visitato la Sion Church a Vasa, in Finlandia per parlare del lavoro di ECI e per addestrare gli attivisti affinché diventino più efficaci nel loro sostegno ad Israele. In serata si è aggiunto l’ambasciatore israeliano in Finlandia, Dan Ashbel, che ha parlato delle attuali sfide che Israele sta affrontando. La Sion Church per molti anni ha sostenuto Israele ed oggi il suo ex presidente Fredrik Ekholm è diventato il primo Consigliere Onorario di Israele in Finlandia. Organizzando un intero fine settimana sul tema di Israele, il pastore Stefan Sigfrids vuole portare il messaggio biblico del sostegno ad Israele ad una nuova generazione di cristiani. La Sion Church è una delle tante chiese in Europa e nel mondo che ha deciso di essere solidale con Israele e col popolo ebraico. Siamo orgogliosi di averli come nostri amici!

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