Dal ritorno dell’Eni a Teheran alla chance di vendere auto a 80 milioni di iraniani. La visita del presidente iraniano Rohani a Roma è stata preceduta da un fiorire di rosee prospettive di business per l’Italia, come l’appalto per tirar su tre ospedali assegnato al costruttore Pessina. Roma è storicamente un partner importante, i contatti con la Repubblica islamica non si sono mai interrotti e non è un caso che sia il primo Paese europeo visitato da Rohani dopo la fine delle sanzioni. Ma la sosta romana, per una singolare concidenza, avviene proprio alla vigilia del Giorno della Memoria. E la visita, che prevede incontri con Renzi e Mattarella ma anche con il Papa, inquieta non poco l’alleato israeliano che vuole metterci sull’avviso: «Siamo pragmatici, capiamo perché il vostro governo valuti opportuno di riaprire i rapporti – dice l’ambasciatore a Roma, Naor Gilon – ma l’Italia, come tutto l’Occidente, non può fidarsi totalmente dell’Iran».

Ambasciatore, quale pensa che possa essere il rischio?……..

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