Facciate viventi, autopulenti, biosensori per monitorare gli inquinamenti ambientali, nanomateriali innovativi e prospettive sulla bioluminescenza: benvenuti al Padiglione di Israele di Venezia!

Giovedì 26 maggio alla presenza dell’Ambasciatore Naor Gilon si è infatti inaugurato il padiglione che lo stato di Israele ha costruito ai Giardine della Biennale fin dal 1950, 2 anni dopo la sua nascita, a sottolineare l’importanza della cultura per Israele.

Il presidente di EDIPI, past. Ivan Basana, ha approfittato dell’occasione per sollecitare l’ Ambasciatore riguardo all’operazione “Costruire Israele” relativamente all’invio di centinaia di operai edili italiani in Israele. L’opportunità è stata propizia in quanto si è parlato di edilizia tradizionale inserita nel contesto della nuova architettura operante tra biologia, botanica e le loro ibridazioni. Quella offerta dal padiglione di Israele alla Biennale d’arte è stata una panoramica vorticosa. Dalla scala microscopica degli organismi unicellulari, alla resilienza di quello spicchio di Medio Oriente provato da conflitti e cambiamenti climatici di portata epocale, toccando le prospettive della biomimesi in archittetura.

Le intenzioni del padiglione sono da configurarsi come una piattaforma di ricerca, uno stadio in divenire a tutti gli effetti, variamente connesso al tema “LIFEOBJECT: MERGING ARCHITECTURE AND BIOLOGY”. Il gruppo di curatori per il padiglione israeliano dell’edizione 2016 comprende gli architetti Bnaja Bauer, Arielle Blonder, Noy Lazarovich e lo scienziato Ido Bachelet, coordinati da Yael Eylat Van-Essen. Da loro e partita l’idea di invitare un gruppo di 7 tra architetti e scienziati tra i quali figura il prof. Dan Stechtman, premio Nobel per la chimica nel 2011, grazie allo studio sui “cristalli quasiperiodici” e a cui è stata affidata la prolusione dell’inaugurazione dopo l’intervento introduttivo dell’Ambasciatore Naor Gilon. Presente anche il rabbino capo di Venezia Rav Scialom Bahbout, tra l’altro laureatosi in Fisica all’Università La Sapienza di Roma.

Particolarmente curato e vario il buffet offerto alla fine con scelta di vini veneti prestigiosi, un’originale bevanda fresca ed esotica a base di foglie di menta e tra l’altro un connubio tra la tradizione culinaria ebraica e quella veneziana: una specie di falafel con impanatura al sesamo e ripieno di baccalà mantecato. Solo questa prelibatezza meritava la visita!