Mancano ancora sei settimane a Yom Jerushalaim, ma i soliti noti hanno già lanciato l’attacco. A loro avviso, non c’è stata alcuna miracolosa vittoria nella Guerra dei Sei giorni; non bisogna festeggiare la possibilità per gli ebrei di tornare a vivere in Giudea e Samaria; non va celebrata la storica riunificazione di Gerusalemme; non è avvenuta nessuna liberazione dei luoghi sacri all’ebraismo; non c’è alcun riscatto nazionale, alcuna di cultura ebraica e di creatività popolare; proprio niente da festeggiare! C’è solo da lamentarsi per l’ “occupazione” radicata della Cisgiordania. L’autodeterminazione palestinese sarebbe stata soffocata da Israele e questo getta su tutto un luttuoso velo di tristezza. Peggio ancora, a loro avviso, “l’anima di Israele è stata sporcata”, a quanto pare, da questa “occupazione”. Il quotidiano britannico Guardian ha aperto le danze settimana scorsa, dando spazio (senza nessuna voce contraria) alle acide recriminazioni di due dirigenti in pensione dello Shin Bet, Amy Ayalon e Carmi Gillon, ospiti d’onore ad un evento gerosolimitano a sostegno della discussa organizzazione “Breaking the Silence “.

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