Il Papa critica aspramente le decisioni del governo dello Stato ebraico. È il segnale di uno scontro di potere in atto in Vaticano sulla politica mediorientale. di Alessandro Meluzzi

Papa Bergoglio ha riservato parole molto severe verso la politica di Israele. In verità, lo Stato ebraico non è citato esplicitamente ma si parla di atteggiamenti e di occupazioni territoriali di popoli, che riteniamo essere palestinesi, che per il papa sembrerebbero sommamente ingiuste. Trattasi probabilmente di una tra le dichiarazioni più severe dai tempi di Monsignor Capucci e Paolo VI, dopo un lungo periodo in cui la politica dello Stato d’Israele e quella dello Stato Vaticano sono sempre apparse fortemente allineate. Che cosa sta accadendo? È in corso una nuova divaricazione con un taglio terzomondista sinistrese della linea neo-conciliare e progressista in stile bergogliano in riferimento alla teologia della liberazione? Oppure è qualcosa di più? Propenderei per la seconda ipotesi senza troppe dietrologie politiche. Certamente la partecipazione del Cardinale, segretario di Stato, Parolin al vertice di Bilderberg a Torino e anche un sostanziale allineamento della politica vaticana ad una strategia mondialista-globalista-migrazionista sembrerebbero presagire ad una rappresentazione geopolitica del mondo voluta da Soros, che effettivamente è il volto visibile di un mondo finanziario non lontano dall’ebraismo come quello di Rothshild e fino ad ora vicino alla tradizione sionista di Netanyahu. Ed è proprio qui che si apre una prima divaricazione all’interno del mondo politico dell’ebraismo che ha fatto considerare un ebreo rothschildiano come Soros un avversario conclamato dello Stato d’Israele. Effettivamente, gli interessi della lobby globalista-mondialista si sono intravisti anche negli anni recenti della storia israeliana. La vignetta, disegnata dal figlio di Netanyahu nei confronti della sopracitata lobby, fa pensare che tra Israeliani, che considerano Israele una terra con confini definiti e interessi geopolitici chiari, e una rappresentazione, invece, culturale-globalista in stile Bilderberg si sia aperta per la prima volta una faglia, in cui si inserisce certamente l’elezione di Trump negli Stati Uniti, determinata anche dalla presenza di Kushner, marito della figlia del Presidente, e i suoi amici ebrei super-ortodossi che tanta importanza hanno avuto nell’ascesa del magnate americano in chiave ovviamente opposta alle lobby sorosiane che appoggiavano Obama e il mondo Dem. In questa interessantissima divaricazione che apre spazi di libertà tra questi poteri fortissimi si inserisce probabilmente anche la frase di papa Bergoglio. È chiaro che si tratta di un’illazione ma ci dice qualcosa di più su uno scontro che sta avvenendo tra i poteri planetari. Insomma, tra una certa rappresentazione di quella dimensione psico-spirituale del mondo che vorrebbe un ecumene globalizzato, aperto ad una migrazione totale e indistinta, ed una visione più da realpolitik, come quella di Netanyahu pronto a trattare con la Turchia, l’Arabia Saudita e persino con la Russia di Putin per la propria sicurezza, anche in riferimento alla questione siriana, si inseriscono le dichiarazioni di Bergoglio che, forse, non ama l’idea di una stabilizzazione di questa natura, che premia soggetti a lui non vicini come Trump. La politica vaticana si allinea ancora una volta con il mondo dem, cui si deve probabilmente la deposizione di papa Benedetto e l’insorgere del potere del papa gesuita argentino. Anche lo straordinario mondo ebraico, che tanto ruolo ha avuto soprattutto negli ultimi cinque secoli di storia dell’Occidente, si avvia ad un’importante distinzione che può cambiare i destini del mondo: tra qualcuno che vede il mondo israelitico come un popolo una terra una nazione e un destino tra popoli e nazioni e qualcun altro – banchieri e finanzieri in testa – che si ostina a pensarlo come una sorta di loggia super-lobby illuminata al di sopra e al di sotto di ogni trama invisibile della storia. Superfluo indicare a quale delle due rappresentazioni il Vaticano bergogliano sia più vicino, soprattutto dopo l’inchino a Bilderberg.

(Notizie su Iraele del 8 luglio )