L’ultimo libro di Luca Ricollfi, sociologo che insegna all’Università di Torino “Analisi dei Dati”, è un saggio che consiglio di leggere a tutti i nostri associati, per individuare la migliore scelta strategica nel processo di intercessione che stiamo ultimamente proponendo.
Attualmente si parla molto di inquinamenti: inquinamento dell’aria con il blocco della cicolazione delle auto in città, inquinamento delle acque con la denuncia dei rifiuti di plastica nei mari, inquinqmento dei terreni con i rifiuti tossici interrati; ma nessuno parla dell’inquinqmento spirituale che seduce i giovani con il subdolo uso della droga, considerando che se ci sono immigrati che spacciano droga è per via della copiosa domanda di quelle sostanze da parte dei nostri connazzionali, inoltre che dissolve la famiglia con proposte di unioni civili (talvolta molto…incivili) e contrasta qualsiasi tipo di autorità.
Assistiamo nuovo tipo di organizzazione sociale che si regge su tre pilastri: la distruzione della scuola, un’infrastruttura di stampo paraschiavistico e una dicotomia sociale tra la ricchezza accumulata dai
padri e lo sperpero o la povertà dei figli.
E’ un libro scevro di moralismi che critica la distruzione della scuola e difende il principio e lo stile dell’autorità che trasmette il sapere e il buon governo.
In senso lato e in ultima analisi ci suggerisce le buone ragioni
bibliche di pregare per le autorità (1 Tim. 2:1-2).

Pastore Ivan Basana

Vale la pena leggerlo!

Si tratta di un saggio di lettura veloce e agevole, che non soltanto offre alcuni dati molto significativi di cui non si parla (ad esempio che gli Italiani spendono 107 miliardi l’anno per i giochi d’azzardo, poco meno di quanto ne spendiamo per mangiare e più o meno tanto quanto costa la spesa pubblica annuale per l’intero sistema sanitario nazionale!), ma offre anche una stimolante cornice concettuale all’interno della quale leggere i dati economici dell’Italia di oggi.

Sostiene Ricolfi che oggi gli Italiani costituiscono una società signorile di massa perché:

–          il numero di cittadini italiani che non lavorano ha superato largamente il numero di cittadini che lavorano;

–          ma i cittadini che non lavorano non sono affatto poveri, perché almeno due terzi di essi hanno accesso a tipologie di consumi raffinate e opulente, tipiche delle classi signorili di un tempo (fra cui la droga e il gioco d’azzardo, non soltanto le vacanze ricorrenti o l’alimentazione bio);

–          come nelle società signorili tradizionali, c’è stagnazione economica, il PIL non cresce, la scala sociale è quasi bloccata, sia dall’eccessivo sfruttamento delle forze dei pochi che producono, sia dall’eccesso di norme e di burocrazia;

–          come in tutte le società signorili i ricchi consumi di chi non lavora sono sostenuti dai contributi non soltanto della minoranza di cittadini che lavorano, ma anche dallo sfruttamento del lavoro sottopagato di circa 5 milioni di immigrati che non sono cittadini, secondo un sistema che Ricolfi definisce semi-schiavile (dalle badanti ai fattorini in bici, dalle prostitute ai braccianti agricoli pagati meno di 1 euro l’ora). Continua a leggere su fondazionecdf.it