Commento di Ugo Volli

 

Questo testo stato scritto per per un convegno del Dipartimento Educazione e Cultura dell’Ucei, tenuto a Livorno lo scorso  febbraio.

La storia dell’antisemitismo testimonia un dato che è ancora vero oggi e cioè che l’odio per gli ebrei non ha bisogno della presenza fisica del suo oggetto per manifestarsi e crescere.

Così è oggi in molti paesi dove da tempo gli ebrei non sono presenti se non in numero esiguo (Polonia, Spagna) o dove non sono mai stati (Giappone).

Così è stato anche in passato, quando alcuni dei teorici più noti dell’antigiudaismo cristiano, come Agostino di Ippona, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, molto probabilmente non hanno mai conosciuto degli ebrei se non in maniera del tutto superficiale.

La polemica antiebraica si è sviluppata con forza in seguito in Stati che avevano espulso gli ebrei: quando Shakespeare scritte “Il mercante di Venezia”, da tre secoli non vi erano ebrei in Inghilterra. Insomma, come mostra bene il grande studio recente di David Nirenberg (“Antijudaism” Norton, New York 2013), le persecuzioni hanno colpito gli ebrei reali, ma l’odio non aveva bisogno di loro, era acceso da un fantasma teologico e propagandistico, che spesso, oltre a essere applicato agli ebrei in carne ed ossa, se c’erano, veniva rimpallato come argomento velenoso fra polemisti cristiani contrapposti che si diffamavano a vicenda in quanto ebrei o giudeizzanti, come del resto avviene ancora oggi fra nemici nel mondo islamico, che si accusano a vicenda di essere ebrei.

Per almeno un millennio e mezzo dunque ci sono stati due popoli ebraici.

Da un lato c’era quello vero di cui conosciamo la storia, gli autori e attraverso di loro e altri documenti anche molti comportamenti concreti: un popolo disperso geograficamente ma dai forti legami trasversali, spesso ridotto in condizioni economiche e sociali misere ma capace di produrre grandi intellettuali e anche parecchi funzionari per gli Stati che lo ospitavano, attento a conservare la propria forma di vita e le proprie tradizioni, ridotto dalle limitazioni giuridiche in genere a fare poveri mestieri ma necessari, come il prestito di denaro e il commercio di abiti usati. Dall’altro c’era il fantasma del popolo deicida, “maledetto”, dell'”ebreo errante”, del suo materialismo e del suo formalismo, spesso dei suoi “delitti”: l’uccisione di bambini cristiani per trarne il sangue, l’avvelenamento dei pozzi, l’usura che “dissanguava i popoli”, la sovversione della fede, perfino l’ateismo…

Questa scissione dura almeno fino all’inizio dell’Ottocento. I giudizi violentissimi e sprezzanti di Voltaire, di Kant, di Hegel, per fare solo qualche nome, non hanno a che fare con gli ebrei reali che in qualche caso sappiamo essere stati in termini civili di relazione con loro, ma l’ “lEbreo metafisico” costruito nel corso dei secoli nelle carte di teologi, polemisti e giuristi cristiani

Lo stesso doppio destino degli ebrei nel corso dei secoli parte dalla fondazione dello Stato di Israele. Da un lato vi è uno Stato reale, con una storia, un’economia, una politica, una scienza, una cultura di cui non è difficile riconoscere i grandi successi. Un piccolo Stato, grande come un paio di regioni italiane, circondato da Stati nemici 400 volte più vasti e 50 volte più popolati, nato sessantadei anni fa, che ha assorbito milioni di esuli da mezzo mondo, superando immensi problemi sociali, che ha dissodato e resa fertile una terra difficilissima, superato indenne le aggressioni di quattro guerre e del terrorismo, sperimentato strutture sociali socialiste utopiche come i kibbutzim, ma ha costruito anche un’economia capitalistica di grande successo, fatto rivivere una lingua antica e non usata più da due millenni come idioma quotidiano realizzando in essa una grande letteratura, sviluppato scienza e tecnologia come pochissimi altri paesi al mondo… Un paese democratico, dove vige una libertà di parola, di stampa, di religione di organizzazione, di stili di vita paragonabile solo ai più avanzati stati occidentali, dove le minoranze nazionali, politiche e religiose sono libere di organizzarsi e hanno posti più che proporzionali in parlamento, nella giustizia, nell’esercito, nell’accademia.
Un paese certamente non esente da errori, da ingiustizie e anche da crimini come tutto ciò che è mortale, ma che costituisce uno dei più grandi successi politici e sociali dell’ultimo secolo.

Dall’altro vi è l’Israele della propaganda palestinista, del boicottaggio, dei deliri islamisti, neonazisti e neocomunisti. Un “cancro”, uno stato “coloniale”, “razzista”, che pratica l'”apartheid”, è “messianico”, “opprime gli arabi”, commette ogni sorta di “crimini”, andrebbe “spazzato via” perché questa è la condizione per assicurare la pace alla regione. E’ una propaganda incessante, del tutto incurante non solo della verità ma anche della più banale verosimiglianza (basta pensare al negazionismo palestinista per cui non vi sarebbe mai stato un Tempio a Gerusalemme, gli ebrei non avrebbero alcuna connessione con la terra di Israele, Abramo e Davide e anche Gesù sarebbero stati musulmani e in particolare Gesù anche palestinese: slogan deliranti, contrari a infinite testimonianze archeologiche, storiche, bibliche, allo stesso Corano.

In particolare a questo Israele della propaganda antisionista vengono lanciate accuse che sono la prosecuzione appena aggiornata delle calunnie di cui sono stati oggetto gli ebrei durante i molti secoli della loro persecuzione. Gli ebrei erano accusati di uccidere i bambini cristiani e islamici per impastare col loro sangue il pane azzimo e Israele è accusato di ammazzare i bambini palestinesi; gli ebrei avvelenavano i pozzi e Israele ruba l’acqua ai palestinesi; gli ebrei avevano un piano di dominio del mondo (I “Protocolli dei savi di Sion” e altri falsi del genere) e Israele lo domina attraverso la “lobby ebraica”; gli ebrei praticavano l’usura e affamavano il mondo, Israele domina l’economia mondiale e rovina quella dei paesi arabi; gli ebrei erano maghi maligni e Israele usa mezzi occulti per provocare la caduta della moschea di Al Aqsa e usare gli animali contro i musulmani; Israele era miscredente, non credendo né a Gesù né a Maometto e Israele diffonde l’ateismo e l’immoralità nei paesi arabi. Nulla è cambiato in queste calunnie. L’antisionismo non è altro che l’antisemitismo del nostro tempo. Non è possibile essere antisionisti senza essere antisemiti, anche se – disgraziatamente – chi coltiva queste calunnie possa vantare origini ebraiche. Come i convertiti ebrei dei tempi dell’inquisizione erano spesso i peggiori nemici degli ebrei del loro tempo, così i convertiti di oggi (non al cristianesimo ma all’ideologia comunista o multiculturalista) sono spesso i peggiori nemici di Israele. I due ebrei, quello reale e quello immaginato dagli antisemiti e i due Israele, quello reale e quello immaginato dagli antisionisti sono una sola e medesima coppia. Perché Israele oggi non è solo lo stato degli ebrei, ma l’ebreo degli stati.

 

(art. tratto da informazione corretta)