di Fiamma Nirenstein
Di nuovo e ancora di nuovo, quando Israele è costretta a combattere, la BBC, la CNN, Al Jazeera si affrettano a denunciare orribili stragi perpetrate contro cittadini innocenti dai pessimi soldati israeliani, per poi dovere, nel tempo, ammettere che invece si è trattato di una durissima battaglia su un terreno fitto di combattenti mescolati a cittadini nelle cui case sono state stipate le armi, le rampe di lancio, nelle cui cantine si trovano le imboccature delle gallerie che sono l’autostrada degli attentati terroristi. Proprio come a Jenin, nell’West Bank, nell’aprile 2002 (dal posto testimoniammo la battaglia) dopo lo scontro i palestinesi con l’aiuto dell’ONU gridarono a una strage di 500 persone, per poi arrivare alla conclusione che erano stati uccisi 52 palestinesi e 23 soldati israeliani. Si era nel pieno della Seconda Intifada, quando gli autobus e i caffè saltavano per aria, Ariel Sharon lanciò “Scudo di Difesa” e fermò i terroristi suicidi. Ieri a Sajaia, un’enorme quartiere di Gaza, circa 80mila abitanti, si è verificata una situazione analoga in una battaglia per liberare Israele dall’assedio dei missili. Durante la notte, dopo avere ripetutamente chiesto alla popolazione di sgomberare la zona (e molti se ne sono andati), l’esercito israeliano ha attaccato. Gli obiettivi sono molto precisi: si devono trovare i depositi di armi, distruggere le rampe di lancio dei missili e i missili stessi, verificare se sono nascosti nelle case, nelle cantine, nelle scuole, negli ospedali. Sajayie è una delle principali fortezze di Hamas, con almeno dieci imbocchi di grandi gallerie, nascondigli di armi, manifatture di missili, centri organizzativi del terrorismo. I soldati sono dentro Gaza anche, e forse soprattutto, per scovare gli imbocchi delle gallerie (centi naia) che servono da rifugio e da passaggio per l’ organizzazione integralista islamica che dall’interno di Gaza prepara attentati e rapimenti. Anche ieri ne è stata trovata una enorme sotto il kibbutz di Netiv Assarà. Anche nelle ultime ore i terroristi in Israele spuntano dalla terra presso il confine, anche se già una trentina di gallerie siano state eliminate. Se ieri il tentativo di prendere il kibbutz Ein ha Shlosha dalle gallerie fosse riuscito, ci sarebbe ora centinaia di morti e forse, questo valutano gli esperti, un rapimento di massa di bambini. Ieri a Sajayie è successo di nuovo quello che accade nelle guerre asimmetriche, dove i terroristi si mescolano con i cittadini, le case sono minate e saltano per aria se solo ci si entra, la gente diventa scudo umano. Dopo la battaglia si danno ora numeri fra i 60 e gli 80 morti palestinesi, purtroppo sembra siano numerosi, lo si vede nelle immagini TV, anche donne e bambini feriti. Ma Israele non ha compiuto una strage, come ieri tutto il mondo arabo ha ripetuto: ha combattuto una durissima battaglia di sopravvivenza, in una casbah di viuzze minate e agguati. Oltre aicinque morti militari e ai 55 feriti (tutti soldati) di venerdì, con variagguati Hamas riusciva a uccidere ieri, nella notte fra sabato e domenica,13 soldati dell’unità dei Golani, la più popolare d’Israele, e a ferirne 15 fra cui 8 molto gravi. Sette soldati sono stati colpiti dentro il loro mezzo corazzato, gli altri presso una galleria, altri dentro una casa e in altre situazioni. Il comandante sul campo reagisce alle accuse di avere ucciso civili innocenti spiegando che i soldati hanno fatto di tutto per evitare di colpire persone non implicate nella battaglia, mentre Hamas fa di tutto per colpire i cittadini, e usa i suoi come scudo. Mentre le televisioni nel mondo trasmettevano invocazioni e immagini terribili denunciando una strage “come quella di Sabra e Chatila” la tv di Hama s si vantava di aver ucciso i soldati israeliani. Ma va notato che a Sajayie si è notato un esercito di guerriglieri disordinati mescolati cinicamente alla gente, fonti locali raccontano che alcuni correvano carichi di armi fra i civili. La richiesta che Hamas accetti il cessate il fuoco si sente, secondo fonti, fra la sua gente. John Kerry come Ban Ki-moon che è già in zona, è in arrivo. Alla tv ha dichiarato che Israele, dato che bombardano le sue città, ha il diritto e il dovere di fermarli. Peccato, che nel suo stile da ragazzone disinvolto, si sia lasciato andare a microfono aperto a un commentoche diceva: “Altro che operazione di precisione, l’escalation è significativa, dobbiamo andare lì stasera stessa”. Poi però ha precisato di nuovo che Israele ha diritto a difendersi. Anche Laurent Fabius, qui nei giorni scorsi, ha detto lo stesso, come Angela Merkel, e gli inglesi sono d’accordo. Aspettiamo che il nostro governo prenda posizione: non basta dire “ce ssate il fuoco”. Ciò che è in giuoco è la guerra contro il terrorismo, e ci riguarda tutti. (art. tratto dal Il Giornale)